La chiesa della Madonna di Costantinopoli a Morciano
Il 7 ottobre 1571 , a Lepanto, a seguito di una funesta battaglia si pose fine a quello che per secoli era stato il sogno dei Pascià Ottomani: conquistare l’Italia, Roma e tutto l’Occidente.
I Turchi e tutte le forze cattoliche del Mediterraneo Occidentale si scontrarono in una tremenda battaglia navale che salvò per sempre la Cristianità dall’espansionismo Islamico. In un mondo in cui l’uomo credeva ancora che la propria anima fosse sotto la protezione delle forze divine, la vittoria contro i nemici Turchi fu interpretata come una miracolosa salvezza avvenuta per intercessione della Vergine di Costantinopoli.
I fedeli , in segno di riconoscimento e devozione nei confronti della Madonna venuta d’Oriente, per il suo atto protettivo e materno, iniziarono a edificarle edicole, cappelle, chiese e altari. Fu così che il suo culto si diffuse in tutta Europa, e in particolare, in Puglia e in Sicilia.
Minuta, raccolta e spoglia di qualsiasi oggetto ornamentale, esempio di vera Cristianità, la Chiesetta della Madonna di Costantinopoli, a Morciano di Leuca, cattura l’attenzione del passante che, arrivato ad un bivio, prima di decidere se volgere il suo cammino a destra o a manca, non può non ritardare un attimo l’arrivo alla sua meta per rivivere un frangente di storia e di passato…
La Chiesa fu costruita in ossequio alla volontà dell’Imperatore più cristiano che la nostra storia abbia conosciuto, Carlo Magno (800 d.C), per proteggere un affresco preesistente, risalente al periodo della seconda colonizzazione bizantina (891 – 1070 d.C.) che ritraeva la Madre e il Bambino Gesù dipinti secondo l’iconografia della Odigiatria.

San Luca che mostra un dipinto della Vergine. Questo dipinto del Guercino raffigura la creazione dell icona della Vergine Odigitria.
Il termine deriva dal greco antico e significa “colei che istruisce, che mostra la direzione”, è un tipo di iconografia cristiana diffusa in particolare nell’arte Bizantina e Russa del periodo medioevale. L’iconografia originale è costituita dalla Madonna a mezzo busto con in braccio il Bambino seduto in atto benedicente con in mano una pergamena arrotolata che la Vergine indica con la mano destra. Il suo culto è antichissimo. Secondo l’agiografia, infatti, questa reliquia sarebbe una delle icone mariane dipinte dall’ evangelista Luca, che Elia Eudocia, moglie dell’imperatore Teodosio II imperatore Romano d’Oriente , avrebbe ritrovato in Terra Santa e traslato a Bisanzio.
L’imperatore volle erigere nella capitale, tre piccole chiese dedicate alla Vergine in tre luoghi diversi della città: Blocherne, Chalcoprata e Odeghi.
L’icona originaria andò perduta quando Costantinopoli cadde in mano agli Ottomani nel 1453. E un secolo dopo, proprio in seguito alla battaglia di Lepanto, il culto iniziò a diffondersi anche in tutto l’Occidente.
E’ abbastanza frequente, dunque, trovare dipinti simili … eppure, quello nella Chiesa della Madonna di Costantinopoli di Morciano è un pezzo raro, introvabile… ciò che lo distingue e lo rende prezioso rispetto a tutte le altre raffigurazioni, è il fatto di essere stato realizzato su un monolite messapico, dell’altezza di circa 220cm, e non su una normale parete.

Menhir Madonna di Costantinopoli
Per lungo tempo inglobato nelle mura della Chiesa e nascosto sotto l’intonaco delle pareti della”Chiesa di San Donato” (così fu ribattezzata), questo monolite e l’affresco su di esso realizzato sono rinvenuti alla luce grazie ad un intervento conservativo da parte della Pro Loco Torre Vado. Durante i lavori, infatti, è stato scoperto che dietro l’altare e sotto l’intonaco era nascosta questa preziosa testimonianza storica. Ma la sorpresa non si fermò al ritrovamento di questo affresco: osservandolo da vicino con attenzione, è possibile notare che al di sotto dello stesso sono visibili tracce di colore risalente al periodo classico dell’arte Bizantina nel Salento (900 – 1000 d.C.).
I monaci Basiliani che, intorno alla prima metà del sec. VIII, fuggirono da Bisanzio in seguito alla lotta iconoclasta bandita dall’Imperatore d’Oriente Leone III Isaurico, si rifugiarono nelle zone del Sud Italia, nelle grotte e nelle caverne, dove nascosero le poche immagini sacre che riuscirono a salvare dalla distruzione degli iconoclasti. Altri monaci riprodussero tali raffigurazioni nei luoghi in cui trovarono rifugio.
Non contento di aver distrutto le immagini sacre all’interno del suo territorio, l’Imperatore inviò una flotta di guerrieri sulle tracce dei fuggiaschi. I Monaci Basiliani, scampati una prima volta alla distruzione, pensarono di proteggere i loro dipinti coprendoli con degli strati di intonaco, in modo tale da nasconderli. Fu probabilmente questa, la sorte del primo dipinto realizzato sul monolite.
Affreschi su affreschi…strati di colori di immagini che registrano il passare del tempo, l’evolversi della storia, del mondo che, come un palinsesto, silenzioso si racconta.
Sandra Sammali
BIBLIOGRAFIA:
– Giorgio Ravegnani, I Bizantini in Italia, Bologna, il Mulino, 2004
– Alberto De Bernardi, Scipione Guarracino, La Conoscenza Storica, Mondadori
SITOGRAFIA:
– Salento Proloco
– Japigia.com
– Torrevado.info
– Wikipedia: Battaglia di Lepanto, Odigitria