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San Giuseppe Da Copertino

Sono numerosi gli uomini e le donne che si sono distinti per la loro ferrea fede ed i loro prodigi nel Salento, per ricordarne alcuni possiamo citare i martiri di Otranto, i fratelli Alfo, Filadelfo e Cirino di Vaste, Suor Chiara di Seclì e Giuseppe Da Copertino. Quest’ultimo è nato in una stalletta  a Copertino da Felice Desa e Franceschina Panaca il 17 giugno 1603. La famiglia di Giuseppe non era povera, ma la troppa generosità del padre nel farsi garante di molti debiti altrui lo costrinse a fuggire con la moglie incinta, dopo aver perso casa e lavoro, da chiesa in chiesa in modo da poter trovar rifugio dai creditori. Si ritrovarono infine in una stalla povera, coi muri a secco anneriti, tetto spiovente fatto di canne e travi in legno, col pavimento in terra battuta, dove il bambino venne partorito. Oggi la stalletta presenta ancora il suo aspetto originario. Al posto dell’antica mangiatoia regna un altare, sul quale, incastonato in un tronco d’ulivo, vi è il cuore del Santo, donato ai copertinesi dagli osimani nel 1953.

La stalla di San Giuseppe - particolare con altare (Foto: Andrea Secco)

La stalla di San Giuseppe – particolare con altare (Foto: Andrea Secco)

La tradizione vuole che sia riconosciuto come il patrono degli Studenti, in quanto le sue condizioni di salute gli furono avverse tanto da costringerlo inizialmente ad abbandonare gli studi a causa di un’ulcera cancrenosa, che lo costrinse a letto per ben sei anni, guarita in seguito per intercessione della Madonna della Grazia di Galatone. Qui Giuseppe e la sua famiglia si recarono per implorare l’aiuto celeste. Dopo un massaggio con dell’olio di una lampada votiva, Giuseppe guarì miracolosamente.

Allevato con gran rigore dalla mamma Franceschina, per la quale proverà sempre tenerissimo affetto e commovente gratitudine, da giovinetto iniziò a lavorare come manovale presso il convento della Grottella. Proprio in queste occasioni lui iniziò ad avvertire la “chiamata” alla vita religiosa, per arrivare alla quale dovette affrontare numerosi ostacoli come le ricorrenti malattie, gli studi tralasciati, le difficoltà economiche, le incomprensioni dei religiosi che lo ritenevano non idoneo alla vita religiosa.

Con grande tenacia, immensi sacrifici e forza d’animo,  studiava a capofitto di notte, mentre di giorno cercava di cavarsela con qualche lavoro manuale. In realtà, si racconta che Giuseppe non sia mai stato uno studente modello, si dice anzi che fosse costantemente distratto (cosa che gli valse il titolo di Boccaperta), svogliato e con poca costanza. Ma superò con soddisfazione gli esami del “diaconato” e in seguito quelli difficoltosi per il sacerdozio: il severissimo Vescovo esaminatore, promossi tutti gli esaminandi ed essendo prossimo il turno di Giuseppe, decise di ammettere ugualmente i restanti aspiranti al sacerdozio ritenendoli tutti adeguatamente preparati. Giuseppe ricorderà sempre questo lieto avvenimento come un dono fattogli dalla sua “Mamma della Grottella“. Fu consacrato sacerdote francescano il 18 marzo 1628.

Corpo di San Giuseppe in occasione della visita a Copertino nel 2004 (Foto: Andrea Secco)

Corpo di San Giuseppe in occasione della visita a Copertino nel 2004 (Foto: Andrea Secco)

La sua vocazione era molto forte: lo dimostra il fatto che sia stata l’unica cosa a cui il Santo si sia dedicato totalmente, nonostante i precedenti fallimenti nell’apprendere nuovi mestieri, e i continui tentativi di scoraggiamento provenienti da chiunque lo circondasse, parenti compresi. Sono numerose le testimonianze dell’epoca che lo videro protagonista di levitazioni (oltre 70 in pubblico) che avvenivano ogni qualvolta il santo entrava in estasi, proprio come per suor Chiara di Seclì. Le ragioni dell’estasi erano varie: visioni angeliche, durante alcuni dialoghi con Dio, nell’ammirare un quadro raffigurante entità celesti o addirittura al semplice nominare il nome dei componenti della Sacra Famiglia. Le levitazioni non erano sempre della stessa entità, a volte era in grado di spiccare il volo e dirigersi da un altare all’altro, per queste ragioni è anche il patrono degli aviatori. Celebre la tela di Ludovico Mazzanti del 1754, oggi conservata nella basilica di Osimo, che lo ritrae in volo estatico. Giuseppe compì numerosi miracoli di varia natura quando era in vita: scrutava i cuori, leggeva le coscienze delle persone, guariva della patologie ed era in grado di sapere cose di cui nessun altro avrebbe potuto venirne a conoscenza, poteva esser presente nello stesso istante in due luoghi distanti (bilocazione), come avvenne in occasione della morte della sua amata mamma  Franceschina. Tutto questo però, invece di essere motivo di vanto per la Chiesa, fu utilizzato per indirizzare delle accuse di abuso delle credibilità popolare da parte di alcuni maldicenti che ritenevano tutto questo pura finzione. Nonostante le levitazioni avvennero anche in presenza di alte cariche del clero, Giuseppe fu costretto a trasferirsi in continuazione, da Copertino a Napoli e poi Roma, Assisi (città da cui ricevette la cittadinanza onoraria), Pietrarubbia, Fossombrone ed infine ad Osimo. Durante questi viaggi, nella maggior parte dei quali la destinazione era un isolato e sconosciuto convento che non avrebbe potuto attirare l’attenzione di fedeli e curiosi, Giuseppe fu sottoposto a diversi processi da parte dell’Inquisizione, che riuscì ad affrontare, malgrado la paura, grazie al conforto di Sant’Antonio da Padova che gli compariva in sogno. Fu scagionato da ogni processo in quanto gli stessi esaminatori poterono ammirare una delle famose levitazioni del Santo verificatasi a Napoli nella Chiesa di San Gregorio Armeno; ciò consentì di dimostrare le veridicità degli eventi e la bontà e sincerità del frate copertinese.

San Giuseppe da Copertino (Fonte: Wikipedia)

Dopo esser stato ricevuto da Urbano VIII, in presenza del quale compì un volo estatico, Giuseppe fu inviato in un convento di esatta osservanza religiosa, lontano dalla curiosità del mondo: quello di Assisi, quello di San Francesco: il Santo, che come lui, venne alla luce in una stalletta.

Questo però non bastò a ridare la libertà al Santo, che qui fu accolto freddamente e costretto  a vivere una vita in solitudine e isolamento. Gli fu proibito scrivere, leggere, incontrare gente e far sapere a qualcuno la sua posizione: una situazione che purtroppo lo ha accompagnato per tutta la vita, fin da giovane, quando doveva nascondersi dei creditori del padre, dopo la sua morte, o da altri francescani suo confratelli che non gradivano la sua presenza. Il suo sofferto peregrinare termina nel convento di Osimo, nel quale rimase fino alla morte che avvenne il 18 settembre 1663.

La gente accorse numerosa per vederlo, toccarlo e tagliare un pezzetto della sua santa tonaca, tanto da costringere i confratelli a nasconderne il corpo, che oggi riposa nella sua cripta in una teca di vetro. Fu beatificato da Benedetto XIV il 24 febbraio 1753, e canonizzato il 16 luglio 1767 da Clemente XIII: è il giusto riconoscimento per un uomo così comune, ma al contempo così unico e straordinario, per un uomo che era “un illetterato ma poeta”.

 

Nella cittadina di Poggiardo, dove venne consacrato sacerdote, viene venerato nella domenica in Albis (domenica successiva alla pasqua), con la processione in cui il simulacro viene vestito con i paramenti liturgici preconciliari, e il 18 settembre, giorno della memoria liturgica diocesana, come avviene nella città natale Copertino, e in quella di Osimo, in cui sono conservate le spoglie.

Marco Piccinni e Andrea Secco

SITOGRAFIA:

SMBassari.com

Comune di Copertino

Francescani conventuali di Puglia.com

Santi e beati.it

Wikipedia – Giuseppe da Copertino

BIBLIOGRAFIA:

P. Bonaventura Danza, San Giuseppe da Copertino, il Santo dei Voli, 2001

C. Galignano, Copertino e il suo Santo, 1993


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