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Il silenzioso linguaggio del barocco di provincia: il Santuario del SS. Crocifisso della Pietà a Galatone

a cura di Giuseppe Arnesano

Girovagando all’ombra di minacciose nuvole cariche di pioggia, il nostro itinerario domenicale giunge a sud del territorio neretino. Dopo aver percorso un tratto della strada provinciale 359 raggiungiamo Galatone, comune situato nella parte centro-occidentale della penisola salentina e prospiciente la costa ionica. Le origini di Galatone risalgono al periodo Neolitico, ma il primo sviluppo urbanistico e agricolo di rilievo, si deve all’età della dominazione bizantina.

I numerosi resti della cinta muraria medioevale testimoniano la fiorente attività edilizia che non ha impedito a Saraceni e Ungari ripetute occupazioni e scorrerie su buona parte del territorio.

Dal XV secolo in poi, il feudo galatonense ha vissuto l’avvicendarsi di numerose famiglie gentilizie, come i del Balzo Orsini e i Castriota.

Santuario del Crocefisso (Fonte: comune di Galatone)

Santuario del Crocefisso (Fonte: comune di Galatone)

Dal XVI secolo invece la famiglia degli Squarcifico assume il controllo del feudo e sempre nello stesso periodo fa edificare il primo nucleo del Palazzo Marchesale (attualmente Palazzo Belmonte-Pignatelli). Il Palazzo Marchesale presenta un elegante prospetto ingentilito da numerose decorazioni tardo cinquecentesche che dolcemente sostengono un silenzioso dialogo con la facciata dell’attigua Chiesa del Crocefisso.

Il 2 luglio del 1621 un evento inspiegabile fa gridare al miracolo gli abitanti di Galatone e, sul luogo dove era ubicata l’icona del Cristo, viene realizzato il primo nucleo dell’attuale Santuario del SS. Crocifisso della Pietà. Del 1623 sono i lavori d’inizio costruzione della chiesa commissionata da Monsignor De Franchis ad opera dei maestri scalpellini Sansone e Pietrantonio Pugliese di Nardò.

L’edificio venne riedificato dopo il crollo del 1683; i lavori dell’intero complesso durarono fino al 1696 e vedono il succedersi di numerose personalità artistiche del tempo, tra le quali emerge il nome dell’emerito architetto leccese Giuseppe Zimbalo (1620-1710).

La facciata, suddivisa in tre ordini e realizzata in carparo e in pietra leccese, presenta un prospetto “a gradoni” caratterizzato da una leggera bicromia. Il primo ordine è impaginato da una serie di cinque paraste corinzie che affiancano l’elaborato portale d’ingresso, sopra il quale vi è raffigurato il mezzobusto in pietra del Crocefisso, circondato da quattro cherubini; lateralmente quattro nicchie laterali ospitano le statue degli Evangelisti.

Il secondo ordine è decorato da una finestra fiancheggiata da due nicchie con le statue di San Giovanni Battista e di San Sebastiano, sulle volute esterne poggiano le state dei due principi della chiesa Pietro e Paolo, mentre nel fastigio del terzo e conclusivo ordine sono accolte le statue di San Michele Arcangelo e dell’Angelo custode.

L’impianto è a croce latina con quattro cappelle per lato, sul transetto non sporgente si innesta un tamburo ottagonale; la cupola è interamente affrescata con il tema del ritrovamento della Croce da parte di Sant’Elena imperatrice. Nel presbiterio, delimitato da una balaustra in marmo policromo, è custodita, al centro del fastoso altare in pietra leccese, l’icona del SS. Crocifisso della Pietà affiancata dalle statue di San Francesco Saverio e di San Francesco di Sales.

Stando al commento del Professore Mario Cazzato: «il principio barocco dell’arte come persuasione, è nel Crocefisso applicato come mai altrove»

Giuseppe Arnesano


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