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Squinzano: l’eterno confronto ad alta quota

a cura di Giuseppe Arnesano

In questa domenica di fine Luglio continuiamo a “peregrinare” lungo i territori centro-settentrionali della pianura salentina. Lasciando alle nostre spalle l’antica “Tripudium”, lungo l’infinito rettilineo che penetra nel verde ulivo di quell’immensa campagna, ci dirigiamo a circa tre chilometri più a nord e, per approfondire il nostro itinerario storico-artistico proseguiamo alla volta di Squinzano. Situata anticamente e attualmente tra Brindisium e Lycien su quella ancestrale catena collinare conosciuta come “Monte d’oro”, Squinzano viene fondata nel 190 a.C. dal console romano Tito Quinzio Flaminio, allorquando, dopo aver guerreggiato e vinto contro la vicina Taranto, suddivise i territori conquistati con il fratello Terenzio, al quale vennero assegnati: Taranto, Manduria, Oria, Brindisi, Valesio e Rudiae. Altri storici ritengono che la cittadina sia sorta come luogo di ritrovo degli scampati, dopo la distruzione della città messapico-romana di Valesio e degli altri casali limitrofi come Terenzano, Bagnara, Afra e Cisterni.

Il toponimo originario sembra riferirsi sia al nome di “ex Quintio” e sia a quello di “Terenzano” collegato a “ex Terentio” luogo dove attualmente è situata la zona denominata “Sant’Elia”. Altri ancora, affermano con maggiore autenticità che, il console Tito Quinzio Flaminio durante le guerre tarantine fece erigere, sul suolo dell’odierno territorio comunale, la sua“Villa Quintana” che divenne in un secondo momento il “casale Quintianum”e, successivamente assunse il toponimo di Quinziano ed infine di Squinzano. Giunti nel paese ci addentriamo nel vorticoso centro storico, ma d’improvviso, quando ci sembra d’esser di fronte all’ennesima e stretta curva a gomito, abbellita dalle variopinte cromie dei ristretti caseggiati urbani, s’apre d’innanzi a noi l’ampia piazza dove risiede poderosa la Chiesa Matrice. L’edificio religioso, a tre navate ed a pianta a croce latina sulla quale si innesta una cupola all’incrocio del transetto,viene edificato tra il 1590 e il 1612 e dedicato al patrono San Nicola di Bari, ma anticamente prima dell’attuale culto esisteva, nello stesso luogo, una cappella dedicata al vecchio patrono di Squinzano ossia San Vito. Dal prospetto apparentemente incompleto in pietra di carparo, la facciata risalente al 1590 presenta un’impronta tardo rinascimentale, solo i capitelli ed i quattro pilastri con ovuli intagliati si riferiscono al periodo dell’edificazione, mentre l’intera costruzione ha subìto gli opportuni rifacimenti durante il corso dei secoli. Il primo ordine è inquadrato da cinque pilastri che ingabbiano i fusti delle colonne, dai quali emergono sei ovuli che rimandano al segno trinitario, in quanto il sei è il doppio di tre oppure i cinque elementi ovali che potrebbero richiamare al numero delle meditazioni dei misteri del rosario.

Chiesa di San Nicola a Squinzano (Fonte: sannicola-materdomini.it)

Chiesa di San Nicola a Squinzano (Fonte: sannicola-materdomini.it)

La colonna ingabbiata per il Professore Fagiolo rinvia: «al simbolismo elementare dei volumi, alla forma pura del cilindro contenuta all’interno del pilastro;simbolismo da ricondurre alla dialettica neoplatonica tra forma e materia, anima e corpo e da rapportare, di conseguenza al procedimento michelangiolesco del non-finito». La facciata è completata con due piccoli rosoni in corrispondenza delle navatelle laterali in pietra leccese di Cursi, terminati nel 1612, ad opera di Ambrogio Martinelli da Copertino, mentre il grande portale centrale è finemente decorato dalle colonnine che sorreggono la trabeazione sopra la quale è collocata una piccola nicchia contenente la statua onoraria di San Nicola, infine sull’asse del portale centrale corrisponde al secondo ordine un’ ampia finestra. Alle spalle del corpo longitudinale si erge l’affascinante campanile dalla forma quadrangolare, costruito per volontà del sindaco Annicchio tra il 1620 e il 1668 e progettato dall’architetto Saverio Tommasi. Il sobrio campanile alto circa 35 metri è costituito da cinque piani sorretti da una doppia coppia di colonnine binate che salendo verso i piani superiori vanno restringendosi. In antichità era coperto da una cupola che successivamente venne rimossa e mai più ricostruita. Più si cerca di scoprire il vero più emerge l’immateriale; nei differenti piani sono collocate circa sedici medaglioni raffiguranti differenti personaggi del tempo, come ad esempio alcuni briganti, intrecciati al tempo delle leggende e delle storie per aver contribuito in maniera dignitosa a “finanziare” la costruzione del campanile.

A pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro si affrontano e si confrontano, silenziosamente ad alta quota le due torri campanarie degli antichi Comuni vicini ed eternamente rivali, dissimili nelle elaborate forme di quei linguaggi architettonici apparentemente distanti.


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