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Lecce: Disguidi barocchi

Oggi il nostro itinerario prosegue alla “scoperta” delle piccole e grandi meraviglie del centro storico di Lecce. Giunti nei pressi di Porta Rusce o Rudiae, conosciuta per il nome della strada che conduceva all’antica città messapica di Rudiae, la succitata venne edificata probabilmente da un progetto dell’architetto Giuseppe Cino intorno al 1703. Sul punto più alto del monumentale valico situato a sud-ovest del centro storico, svetta la statua di Sant’ Oronzo affiancata lateralmente dalle rocciose figure di Santa Irene e San Domenico entrambi precedenti protettori della città. Varcato l’enorme arco di trionfo si proietta sotto ai nostri piedi e fino a perdersi tra le decorate diramazioni urbanistiche del centro il “decumanus maximus” ossia Via Libertini.

Porta Rudiae

Lasciando alla spalle la porta e percorrendo la suddetta via abbiamo l’impressione che, gli accatastati edifici sacri e civili aggettanti sul lungo asse viario, si spalleggino silenziosamente cercando di fare bella mostra di se. Da un lato, l’insolente e fantasiosa facciata della Chiesa di San Giovanni Battista, comunemente detta del “Rosario”, sembra sopraffare il sobrio prospetto del vecchio convento domenicano di S. Giovanni D’Aymo (Accademia di Belle Arti) mentre, dal lato opposto si contrappone, con fare scorbutico, la poderosa e robusta costruzione bugnata dell’ex Ospedale dello Spirito Santo; situato poco più in fondo alla via, leggiadramente dall’alto dei suoi 68 metri, spicca il “restaurato” e slanciato campanile del Duomo che, non curante delle estetiche baruffe tra ingombranti e polemici edifici ubicati al di sotto della sua altitudine,osserva discretamente la scena.

Uno degli ingressi dello Spedale

Probabilmente il sito originario, sul quale attualmente sorge la cinquecentesca fabbrica dell’Ospedale, venne adibito a luogo per la cura dei poveri infermi già verso la fine del XIV secolo, allorquando Giovanni d’Aymo ricco commerciante fiorentino residente a Lecce, commissionò le costruzioni di una chiesa,di un convento e di un ospedale affidati interamente ai padri domenicani; ufficialmente l’ospedale venne fondato grazie all’emissione di una bolla pontificia del 1392 vergata dall’allora pontefice Bonifacio IX.

Ala dello Spedale dello Spirito Santo adibita a Cinema

Un centinaio di anni dopo invece, si decise di ampliare il progetto originario sui disegni realizzati dal mastro architetto Gian Giacomo dell’Acaya; secondo le fonti il nuovo Ospedale sarebbe stato edificato o ricostruito nel 1548. L’intero edificio presenta una linea severa scandita da coppie di paraste scanalate e da una marcata fasciatura bugnata (opera in muratura costituita da bugne,ossia pietre di forma e di aspetto diverso che sporgono uniformemente dalla superficie del muro a scopo decorativo). Il complesso si sviluppa su due piani quello inferiore che, oltre alla pesante fascia marcapiano, è completato da un solenne portale a tutto sesto bugnato sopra il quale è collocato uno dei cinque orologi ottocenteschi presenti in punti differenti della città; all’epoca tutti sincronizzati elettronicamente. Il piano superiore invece è arricchito da una serie di eleganti finestre decorate e racchiuse in morigerate cornici. Il duro decennio francese incentrato dal 1806 al 1815 impose la soppressione degli ordini religiosi ed il convento passo sotto la “legislazione” del Demanio Regio; nel 1898 l’ospedale ebbe una nuova sede ossia quella che attualmente conosciamo come “il vecchio” ospedale Vito Fazzi, successivamente il complesso divenne sede della Direzione compartimentale dei Tabacchi, inoltre una delle due “infermerie” ospita una sala cinematografica. Un’ennesima trasformazione è prevista per quell’ex opera pia e riguarda la futura sede della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le provincie di Lecce, Brindisi e Taranto.

Giuseppe Arnensano


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