Francesco Maggio, grande compositore salentino
Francesco Maggio è uno dei giovani compositori più sensibili all’aspetto comunicativo che a lui viene naturale, senza quelle polemiche ideologiche che avevano infastidito nei cosiddetti neo-romantici di qualche decennio fa, egli scrive ciò che scrivendo si profila, attento a ciò che gli suggerisce la mente, il cuore e la penna, senza dover render conto di piani preparatori che altro non sono che gabbie per chi vuole dar agio alla propria musicalità: in fondo chi è dotato di vero talento ha anche il dovere di esprimerlo, di non lasciarselo ingabbiare da un eccesso di intellettualismo, il talento è un dono, difficile da spiegare ma che si sente benissimo!
da “Uno splendido intreccio sonoro” di Renzo Cresti
Dov’è nato?
Sono nato a Poggiardo, in provincia di Lecce nel 1986.
I suoi genitori quale ruolo sociale svolgono nella sua città?
Mio padre – Andrea (elettrauto, ora in pensione), mia madre – Teresa (sarta e casalinga) – entrambi artigiani. Da sempre impegnati in attività di volontariato nella Parrocchia di Depressa (mamma e papà) e all’ ospedale di Tricase (la mamma).
Ricorda qualche episodio increscioso della sua infanzia?
Mi cadde una lastra di marmo sul piede sinistro all’età di 5 anni. Si sarebbe trattato dell’unico episodio increscioso della mia infanzia, ma rimasi illeso – dissi d’aver visto un angelo!
Durante la scuola dell’obbligo “sentiva” già la vocazione?
Ricordo ancora quando, all’età di tre anni, cercavo di suonare, senza alcuna competenza musicale, una vecchia pianola a ventola, regalatami dai miei genitori. Probabilmente quel gioco era già un segno di ciò che mi sarebbe accaduto da lì a qualche anno.
Ha fatto mai parte del coro della sua Parrocchia?
Ho fatto parte del coro della mia Parrocchia. Ma soprattutto ho suonato nella mia Parrocchia e nelle Parrocchie limitrofe per molti anni. È stata una grande esperienza umana!
Qualche episodio felice, soddisfacente, durante la sua infanzia?
Nella mia mente sono troppi i ricordi felici della mia fanciullezza, ma ce n’è uno che lo è particolarmente: il mio cavalluccio a dondolo… passavo molte ore a dondolarmi, e a pensare! Era per me un grande spasso!
Dove ha frequentato la scuola dell’obbligo?
A Depressa (il mio paese di residenza) ho frequentato la scuola elementare, a Tricase (il mio comune) la media e il liceo.
Conserva qualche episodio significativo degli otto anni di scuola dell’obbligo?
Simpaticamente ricordo: alla scuola elementare ero il primo della classe, alla scuola media il secondo, alla scuola superiore l’ultimo!
Cos’è accaduto durante la fase evolutiva dalla fanciullezza all’adolescenza?
Come per tutti, subito dopo la fanciullezza, appena ci si ritrova uomini… ci si innamora!
Si era innamorato durante la sua adolescenza?
Molto innamorato.
Che tipo di ragazza era?
Si trattava della ragazza più bella del mondo, quella che amavo e che avrei amato per tutta la vita.
Perché si innamorò proprio di quella?
Perché era la più affascinante, la più carismatica, la leader del gruppo, la più bella… e soprattutto perché…. non mi amava!
Perché poi ha abbandonato le ragazze dei primi innamoramenti?
Successivamente all’ amore non corrisposto, ho avuto il desiderio naturale di trovare quello che mi corrispondeva. A quel punto, si trattava di fidanzarsi, semplicemente con le ragazze che mi corteggiavano, (anche senza essere innamorati), soltanto per affermare d’aver provato l’amore e i baci rubati.
A 14 anni si è iscritto ad una scuola secondaria superiore? E’ stata una scelta dei suoi genitori?
A 14 anni, i miei genitori mi iscrissero al Liceo Scientifico Tecnologico, presso l’ Istituto “G. Comi” di Tricase. Ho scelto da solo di frequentare quella scuola, ma senza alcun serio motivo.
In quale anno frequentò la prima superiore?
Era il 1999.
Che tipo di classe si era formata?
Con i miei compagni eravamo alleati gli uni degli altri… in effetti si trattava di una classe molto unita! Gli scioperi, le assemblee, le occupazioni… concordavamo sempre tutto!
Lei recitava un ruolo da leader all’interno della classe o no?
Più che da leader… da mascotte! I leader erano altri… gli organizzatori delle manifestazioni, i cosiddetti sindacalisti!
I suoi genitori l’hanno sostenuta o ostacolata durante la sua formazione artistica?
Non è stato semplice per i miei genitori accettare questa mia condizione d’ artista, di diverso, nei confronti di coloro che svolgono un lavoro meno precario. Nonostante ciò, sin dall’inizio, la mia famiglia ha creduto nelle mie potenzialità, sostenendomi moralmente ed economicamente.
Come era il suo rapporto con la scuola superiore?
Durante la frequenza della scuola superiore non seguivo con interesse le lezioni, mi annoiavo, ero attratto da altro. Dalla musica, che componevo nelle stanze della mia mente, durante la lezione di fisica, e dalle armonizzazioni che dovevo realizzare per il mio corso di composizione presso il Conservatorio di Monopoli (Ba). E così, suonata la campanella dell’ultima ora, mi attendeva, all’uscita della scuola, mio padre con in auto e che mi avrebbe condotto a due ore lontano da lì, per frequentare le lezioni in Conservatorio. Allo stesso tempo rimanevo affascinato da alcune figure maschili che ricoprivano il ruolo di docente. La figura che più mi affascinava era quella del professore di italiano e storia, Rocco Margiotta, di Tiggiano che, con vena scherzosa, riusciva a raccontarci gli avvenimenti storici e laletteratura italiana. Ma per tutti noi allievi stare seduti ad ascoltarlo in silenzio era soltanto il pretesto per ammirare la tanta sapienza e capacità di comunicazione di quell’ uomo. Passavano i mesi e continuavo a non studiare. Ma leggevo molto, quello che mi suggeriva la mente, molta letteratura moderna e contemporanea. Quando si studia poco, i risultati non sono mai brillanti e, all’esame di stato finale, non ho potuto che totalizzare la valutazione più bassa. Devo dire che la cosa non provocò in me alcun sentimento negativo… sapevo quanto valevo, quanto ormai sapevo e avrei saputo, continuando a leggere con quella frequenza.
Come ha cominciato la sua carriera?
Molto giovane, su sollecitazione dei miei genitori, iniziai lo studio del pianoforte; io non amavo quello strumento, non studiavo, perdevo le mie giornate ad improvvisare, a dare agio alla mia vena creativa e compositiva. Sin da piccolo creavo nuova musica, ma non sapevo scriverla, non avevo i mezzi. Per questo, successivamente, ho deciso di studiare la musica in maniera più seria e, dopo gli studi di base, decisi di iniziare lo studio della composizione in Conservatorio. Successivamente frequentai il masterclass con i compositori più importanti del mondo e mi perfezionai all’ Accademia musicale pescarese, con il maggiore compositore italiano vivente.
Dove e quando è avvenuto il suo “esordio”?
Ogni concerto, nel quale viene eseguita la mia musica, lo considero un “esordio”. Il mio artigianato musicale si evolve dopo ogni opera, si perfeziona, si cesella…
Tiene delle tournèe in Italia e all’estero. Dove trova più gratificazioni?
Faccio delle tournèe in Italia e all’estero come compositore. Poi mi interesso anche di organizzazione musicale, lavoro in Finlandia come consulente artistico del Brinkhall Summer Concerts ed in Italia come direttore artistico del Germi Music Festival di Roma. Lavorare all’estero non solo è più gratificante, dal punto di vista economico, ma anche da quello artistico. Gli ascoltatori sono molto interessati alla nuova musica, soprattutto a quella italiana, epigona di un’antichissima tradizione.
Durante quest’anno quali sono i suoi impegni?
Tra i maggiori appuntamenti: un “Orfeo” per voce recitante e orchestra, il prossimo mese di maggio con I Piccoli de I Pomeriggi Musicali a Reggio Emilia; un lavoro sull’ Apocalisse, per voce recitante, coro e gruppo di fiati, presso la Cattedrale di Noto, con replica a L’ Aquila, sempre a maggio ed un Concerto per chitarra e orchestra a giugno e luglio prossimo, con l’ Orchestra Sinfonica “T.Schipa” di Lecce, con replica ad agosto al Turku Music Festival in Finlandia e in ottobre presso il Teatro dell’ Opera del Casinò di Sanremo, con l’ Orchestra dell’omonimo Festival.
Il corpo o l’animo di una donna?
L’ animo di una donna.
Di quali altri artisti si circonda per le sue composizioni?
Collaboro con molti artisti italiani ed esteri. In particolare con il chitarrista finlandese Patrik Kleemola, esperto esecutore della mia musica.
E’ innamorato? Se vuole, attualmente, chi è la sua “amica” più intima?
La mia compagna: Gunay Mirzayeva, compositrice anche lei, amante e amica!
Dalle risposte che l’artista ha dato e dalla definizione di un critico musicale qual è Renzo Cresti, non si può che affermare che, il maestro Francesco Maggio, è dotato di un animo fine e sensibile, giustamente e sempre in ascolto di ciò che accade nel mondo dell’arte. Il suo animo placido, è il risultato di una genetica favorevole e l’immenso amore dei suoi genitori, ne hanno perfezionato la sensibilità e l’armoniosità. Non prevale il non studio o il poco studio scolastico, se, come egli afferma, si è nutrito di tantissime letture che, ha realizzato secondo la sua inclinazione. La sua prima delusione d’amore, di una ragazza che lui inseguiva, ma che lei gli si rifiutava, ne ha tratto un aspetto ancor più pensoso ed ancor più rivolto, più che al corpo della donna, ma al suo spirito, alla ricchezza interiore che lei possiede.
Prova illustrata, egli è “amante” di un’artista, di una compositrice, di una donna, cioè, che deve adoperare lo spirito, l’intimità dell’animo per potersi esprimere. Gunay gli è anche amica, ciò significa che l’amore dei due, si può considerare valente e perfezionabile nel corso del loro tempo futuro, perchè se si è solo innamorati, a volte, non si intuiscono le pieghe più nascoste dell’animo; al contrario, essendole anche amico, ha le potenzialità psicologiche di indagare nel suo e nell’animo della sua amata.
Considero il maestro Francesco Maggio un giovane artisticamente, brillante, anche se non usa “la brillatina Linetti”; è un giovane carismatico e dotato di quella serena emotività che ne faranno di lui un personaggio di livello internazionale, senza che egli ricorra alle protezioni, alle scorciatoie che abbrutiscono l’arte. Sa essere se stesso sempre, non si inventa una “maschera”, non ne ha bisogno, in quanto la sua linearità è genuinamente autentica e la sua comunicazione artistica non risente di alcuno sforzo metodico o cattedratico, egli compone con il precipuo scopo di comunicare emozioni, quelle che prendono dal profondo. E’ perciò un autore fresco, semplice d’animo, ma profondo nell’arte che, coglie sempre nel segno, quando gli è data l’opportunità di farlo, ma anche quando le opportunità si nascondono dietro l’alibi della incertezza finanziaria, egli lancia la sua sfida e continua a far sognare con la sua musica nuova, una musica di note certo, ma dove si ascolta la genuina salentinità, elevata ad arte eccelsa; l’arte che perviene all’udito ma che penetra nelle cellule neuronali e da queste vanno dritte all’animo che, gode dei momenti paradisiaci anche quando egli non è predisposto ad esserlo.
Francesco non ama gli steccati, dice: quelli sono adatti per custodire i cavalli, altrimenti andrebbero lontano, egli è già lontano quando comincia a scrivere, la sua riflessione si proietta veloce verso l’infinito mondo delle note che, devono pervenire al cuore, senza mediatori, senza intermediari; già nella sua penna ci sono inglobate quelle sonorità che si proiettano verso traguardi che l’ascoltatore non immagina, ma egli ha già in mente le mete alle quali far giungere la sua arte e la sua melodia in particolare.
Sentivo un sogno che mi veniva mentre ascoltavo un brano della sua musica e mi sembrava di essermi catapultano in un giardino mitologico, dove decine di ninfe, con candide vesti, si atteggiano a dolcissime fanciulle che richiamano, nei pressi di un limpido ruscello. zampillante acqua detersa, i giovani fauni che ispirano l’avvicinarsi dolce, suadente, calmo, tranquillo e quando le loro fisicità par che si incontrino, si trasfondono gli uni nelle altre e la fusione rinvia ad una visione d’incanto, attraverso cui noi mortali prevediamo di voler vivere e di voler essere per allontanare da noi i dilemmi umani che ci inebriano di sostanzialità.
Francesco non può non esprimersi in questo modo, è innato in lui il senso dell’ appartenenza alla bellezza, all’incanto, anche quando lo si vede osservare il mare salentino, ti accorgi che egli attraverso le acque limpide e tranquille ed, anche attraverso quelle tempestose, irritate dallo scirocco e, quando la nebbiolina gli bagna gli occhi e la fronte di sapori salmastri, egli ha già pensato, ha già la penna in tasca, la penna ideale, quella del sogno, quella che gli permette di proporsi come l’espressione più autentica dell’essere salentino, ma con lo sguardo e il cuore teso verso il mondo intero, per il quale vorrebbe far smuovere quella patina di tedio e di noia che oggi avvolge l’ umanità, nel tempo in cui, la dimensione spirituale, va lasciando il posto alla dimensione triviale dell’inganno, della molestia, della superbia.
Francesco non è superbo, superbe sono le sue note che riesce ad intrecciare sul pentagramma come pochi oggi sanno fare. Non è detto che egli non possa lasciare ai posteri un’immagine e un documento, musico-spirituale, attraverso il quale si possa “leggere” la sua giovialità, la sua innata dolcezza, la sua tranquillità che non è sospensione dell’animo, al contrario, in quegli istanti, pochi, diradati, egli ha già prefigurato il “pezzo” che deve comporre per offrire un lieto incanto all’umanità smarrita.
Beata quella donna che riuscirà a starle a fianco, gusterà, anche nei gesti quotidiani, nelle mansioni di tutti i giorni, il fascino di un giovane che si va affacciando verso un’età più matura, ma che rimane terso, forbito, elegante, come elegante e tersa è la sua compagna d’arte e di vita, come terso è il mare e il cielo del Salento!!!
Rocco Margiotta
grande francesco, bella l’intervista, un po’ lungo l’articolo (rocco, ti devo sempre tirare le orecchie?).
ciao a tutti. auguri a salogentis, che non conoscevo.
alfredo de giuseppe
grazie Alfredo… ci sentiamo prestissimo!