Suono antico… l’Organo Olgiati-Mauro
“C’era una volta un galeone, con a bordo un magnifico organo fabbricato a Como dal maestro Olgiati. Era salpato dalla Liguria ed era probabilmente diretto ad Alessandria d’Egitto. La nave doveva aver quindi costeggiato l’Italia dalla Liguria e, attraversato lo stretto di Messina, aveva costeggiato il golfo di Taranto. Ma navigando lungo la costa ionica della penisola salentina, prima di giungere a Santa Maria di Leuca per la traversata del Canale d’Otranto fino in Grecia, la nave fu colta da una tremenda tempesta. La furia del mare trascinò la nave fin sopra le Secche di Ugento [..]Il mare in burrasca rovesciò il bastimento, ed i marinai annegarono.
[..]I pescatori di Torre Pali, la marina di Salve, osservavano impotenti dalla costa la tragedia che si stava consumando davanti ai loro occhi. Appena fu possibile, i pescatori accorsero sul posto nella speranza di trovare qualche superstite. Sul relitto incagliato del galeone non c’era nessuno, ma nella stiva, invasa dall’acqua penetrata da una grossa falla, c’erano ancora alcune casse. Quando le aprirono trovarono le canne di un organo, e poiché la chiesa del loro paese era priva di un organo, decisero di prenderle. Caricate le casse sulle loro barche, le portarono a riva e da qui in paese. Appresa la notizia, gli abitanti si affollarono sulle mura ad attendere il carico. Quando il carro attraversò Porta Terra e giunse nella piazza principale, l’accoglienza fu trionfale… e venne deciso che l’organo fosse immediatamente montato nella chiesa matrice”
C. Stasi, “Il naufragio”
Questa leggenda non fa altro che conferire mggior fascino all’organo più antico tra quelli funzionanti della Puglia: l’organo “Olgiati-Mauro”, in Salve.
Tuttavia, alcuni sostengono che in essa ci sia un fondo di verità. Pare, infatti, che l’Olgiati fosse in viaggio per l’Oriente e, in seguito ad un naufragio avvenuto sulle coste salentine, vi si trattenne per qualche anno..
E’ una tesi tutt’altro che dimostrabile, di vero, però, c’è che l’Olgiati visse a Galatone dal 1623 al 1628. Il fatto è testimoniato dalla frequente presenza del suo nome nei registri dei battezzati in quel periodo, ai quali lui fece da padrino.
Nel 1628, sotto l’arcipretura di Don Francesco Maria Alamanni, ci fu l’acquisto delle canne dell’organo fabbricate a Como dall’Olgiati “uno dei migliori organari di quell’epoca”. Mentre “la parte in legno (cassa, somieri, tastiera, mantici,pedaliera) fu probabilmente eseguita da Tommaso Mauro”.
Questo connubio tra la scuola organaria lombarda e quella salentina è riportato nell’incisione sullo stagno della canna centrale RE1
“1628 Giovane Batista
Olgiati di Como
Con Tommaso Mauro di Muro”
Secondo quanto riportato in un manoscritto anonimo del 1750, le portelle che chiudevano il frontespizio, oggi perdute, erano state, invece, dipinte nel 1630 in bianco e in oro da un certo Nicolaus Ricciardus di Lotaringia:
“Pingebat Nicolaus Ricciardus Lotaringis, anno 1630”
A distanza di quasi 4 secoli, quest’opera d’arte si è conservata quasi del tutto inalterato grazie alla maestria e alle tecniche di costruzione dei due artisti e alla qualità del materiale impiegato nella costruzione .
Tuttavia ha dovuto subire qualche intervento di restauro :
Nel 1918, vennero sostituite la tastiera e la pedaliera, fedelmente ricostruite secondo i modelli seicenteschi. E nel 1978, fu restaurato dalla ditta “La Frescobalda” di Varsi, (PR)
Sotto la consulenza tecnico-artistica del maestro Luigi Celeghin, titolare della Cattedra d’Organo al conservatorio “S. Cecilia” di Roma.
Su un totale di 393 canne, è stato necessario sostituirne solo 13, ricostruite e realizzate con lavorazione artigianale a mano.
SCHEDA TECNICA
Ubicazione:
L’organo è ubicato sulla cantoria laterale sinistra rispetto alla navata.
Descrizione:
Cassa indipendente in legno con facciata traforata inserita in lesene angolari e divisa in cinque campate da sei lesene interne terminanti con capitelli che reggono archetti. In ogni campata c’è un fascio di canne, ed organetti morti (canne superiori) nelle campate pari. Il fregio è sormontato da un timpano triangolare spezzato al cui centro troneggia un ovale raggiato con la sigla IHS. Decorazione in oro su fondo bianco.
Caratteristiche:
Canna maggiore di facciata: RE 1 (Principale 8′)
1 Tastiera di 45 tasti ( Do 1 -Do 5) con prima “ottava corta”.
Pedaliera a leggio di 8 tasti (Do 1 – Si 1).
Pressione mm 43 in colonna d’acqua.
Temperamento inequabile.
Registri:
Principale 8′
Ottava
Duodecima
Decimaquinta
Decimanona rit. Fa diesis 3
Vigesima Seconda rit. Do diesis 3
Vigesimasesta rit. Fa diesis 3-4
Voce umana (crescente) dal Do 3
Flauto in VIII
Contrabassi (registro senza comando proprio)
Accessori:
Tiratutti a pomello; unione costante Pedale-Manuale.
Usignolo, Tre mantici originali cuneiformi. Elettroventilatore.
Nel 2000, in occasione del Giubileo, l’Associazione “Ars Organi” di Lecce ha realizzato un CD musicale in cui sono presenti 2 brani eseguiti dal maestro ungherese Janos Sebestyen e registrati nella Chiesa Parrocchiale di San Nicola Magno.
Maestro di fama internazionale, Janos non è stato l’unico artista a sprigionare quel suono antico che sempre incanta chi lo ascolta.
Ogni anno, sin dal 1978, nella Chiesa di Salve vengono organizzati memorabili concerti d’organo, che hanno visto alternarsi organisti di fama nazionale e internazionale, ma anche violinisti, trombettisti, flauti e concertisti come Luigi Celeghin, Leonardo Salerno, Silvia Mandurino, Corale Taurisanese, Ennio Cominetti, Corine Guy Helene Aubert e Jean Marc Aubert, Francesco Scarcella, Mario Fabbri, Domenico Morgante, Antonio Musio, Doriano Longo, Murielle Guy, Francesca De Santis, Clemens Schnorr, Inge Shock, Elisabetta De Giorgi, Luigi Mengoli, Luca Antoniotti, Coro “Novum Gaudium”, Vittoria D’Annibale, John Dillisotne, Josè L. Gonzales Uriol, Antonella Ivanichm, Aya Toyoshima, Maurizio Chiri, Helmuth Deutsch e molti altri ancora.
Orgoglio dei salvesi, l’organo “Olgiati-Mauro” è un gioiello del passato, che tuttora risplende grazie ai tocchi di questi artisti che immancabilmente inebriano l’aria del paese con melodie e suoni antichi e rimandano i sensi verso tempi remoti.
Articolo precedentemente pubblicato su Progetto Salento – Aprile 2011
Sandra Sammali
BIBLIOGRAFIA
C. STASI, “Il Naufragio”, in “Salve, miti e leggende popolari”, Edizioni Vantaggio, p. 103-112
A. SIMONE, “Salve, storia e leggende”, IGIS, 1981, p. 101
piccolo grandi tesori poco conosciuti ai più