La settima stella (miscuglio di semi di sesamo e riso), poesie di Maria Pia Romano
Questa raccolta di poesie di Maria Pia Romano, beneventana di nascita ma salentina d’adozione e ora barese per ragioni di cuore, all’insegna della liquidità, dell’umore acqueo, più che al “Panta réi” (Tutto scorre) del filosofo greco Eraclito e alla “invida aetas” e al “carpe diem” oraziani (il tempo che tras/corre e la necessità di cogliere le occasioni che ci offre la vita), concetti rappresentati dal pittore Salvator Dalì negli orologi liquefatti, attinge la sua ispirazione dall’idea di amore liquido, un sentimento basato sulla fluidità, la fragilità e la transitorietà dei legami moderni.
Maria Pia ci affascina con un linguaggio figurato, dilatato fino alle estreme conseguenze per fissare sulla pagina amori vissuti, presi e lasciati, sentimenti profondi, stati d’animo, condizioni esistenziali che si stemperano nei silenzi della notte, nelle solitudini dei rapporti e nelle atmosfere mediterranee insolenti di un sud ricco di umori, in cui innamorarsi e perdersi è un tutt’uno.
A fronte delle vicissitudini della vita e delle sue disillusioni si afferma la funzione salvifica della scrittura, più volte ripresa sempre con un uso del linguaggio spericolato, ma che affascina e fa penetrare nei mille rivoli della esistenza. In “Testamento liquido”, poesia introduttiva della raccolta, che definisce in poche pennellate seducenti la condizione dell’autrice come estranea, folle e funambola – tre caratteristiche costitutive della sua cifra artistica – dichiara che si struggeva in lacrime d’inchiostro, mentre in “La carne delle mandorle” le ore “sfarinose” trascorrono “scrivendo voli nel rosso dell’anguria”, in “Un altro mare” c’è sempre un Sud “a raccontare storie di mare/ con le dita fra le reti/ e i pensieri impigliati/ tra scogli e carezze… In “La donna che apparteneva alle cento pietre”, ritratto potente di una donna fuori dal tempo eppure immanente, scrive “preghiere che sono lettere d’amore”. Mentre in “Giostra” restano del nostro vorticoso vagabondare “sputi d’inchiostro in transito”. Un’altra “Donna che non aveva mai avuto vent’anni”, perché non è mai, anzi sempre, esistita, incarnata in quelle figure di matronei femminili possenti, rappresentate in posa statica come chi dà e prende la vita, dichiara dopo aver passato in rassegna i suoi doni o desideri che “La Scrittura è pietra che ti salverà”, rivolta alla nostra interlocutrice che si appresta a farci dono di questo “libro spaginato”, senza ordine ma intenso per le emozioni che sa suscitare nel lettore. In una confessione intima, da innamorata, non può fare a meno di dedicare al suo amante “fogli per-versi” e arriva a rivelargli “che per i tuoi occhi scriverei libri di-versi”, per poi in un gioco di affermazioni/negazioni, che troveremo disseminate lungo le frementi confessioni d’amore e di adesione alla vita, dichiarare che solo “Chi appartiene alla non-appartenenza s’innamora del silenzio e delle distanze. E scrive storie di pelle e di mare”.
L’impulso alla scrittura rappresenta per l’autrice un punto fermo nel vorticare senza posa dei sentimenti, trovando comprensione nei lunghi e adorati silenzi che si caricano di significati profondi. Perciò trova mille espressioni per rappresentarne la carica emotiva: sono liquidi, spalmati sul tempo che si può ora arrestare, parlano alla storia come “silenzi del ventre”, urlano come presi da insania e follia come “silenzi delle macchie di sangue” e cantano “notti di luna in cui s’addensano le favole”. “L’uomo senza libri” non può capire il figlio che lo invita ad orecchiare “nel silenzio delle conchiglie la voce del mare”, ossi di seppia scarnificati ma che hanno saputo mantenere nel segreto della loro corazza il sapore e l’odore del mare, il suo andirivieni sugli scogli, la linea dell’orizzonte “che spaura”. Le immagini ci consegnano anche “silenzi incurvati” come rami di un mandorlo, che ri/assumono qui in “La casa delle mandorle” un mondo di affetti altrimenti disperso e, per contrasto, ci sgomenta quella sensazione di “rumore assordante della solitudine”.
Accanto ai silenzi e al buio delle notti “macchiate di luce” sul mare “spalmato di luna”, si affermano i meriggi desolati e irrorati dal biancore impenetrabile del sole, di un sole mediterraneo che qui, ora, provoca arsura ma dispensa anche tregua e refrigerio.
Su tutto, l’acqua attraversa con la sua morbidezza e fluidità le storie degli esseri umani e degli elementi nella sua valenza di vitalità ed elemento lustrale, liquido amniotico che pre/serva la vita. Le poesie di Maria Pia Romano sono espressione diretta delle sensazioni che fluiscono come un mare ininterrotto di immagini e ci trascinano lungo le inquietudini di una giovane donna, che è fatta di acqua, elemento informale e incontenibile come i suoi affascinanti pensieri, una donna che scrive storie di pelle e di mare e che non si cura del principio e della fine delle sue storie, ma fa della circolarità una condizione da cui sempre ripartire senza frapporre termini o confini.
Paolo Rausa
notturni di Sebastiano Vilella
“notturni” comprende sette racconti erotici di Sebastiano Vilella, già pubblicati negli anni ‘90 a puntate sulla rivista “Blue”. Le ambientazioni noir e lo stile dai neri densi e dalle luci intense di rimando, i volti che tendono al grottesco, trasfigurati nella tensione erotica, sono i tratti caratteristici delle strisce del celebre autore barese. L’erotismo, che si insinua pre/potentemente nei personaggi e che ad una prima lettura sembra travolgerli, in realtà rappresenta un appiglio di vitalità, l’estrema affermazione di una umanità derelitta e socialmente perduta. Sottolineare questo aspetto è importante perché essi sembrano vivere al limite della desolazione e popolare i bassifondi dell’ultimo scalino sociale e, invece, sono umanissimi ed esprimono, pur attraverso pratiche estreme di rapporti sessuali spesso violenti, proprio in questo modo i loro desideri, le passioni e in fondo il diritto alla felicità, quando tutto sembra congiurare contro. Così in “andante spiantato” il filo del racconto è affidato a Nazim, un giovane immigrato, o meglio al caso nella vita di Cecilia che è alla continua e deludente ricerca di un amore e di affetto. Trova appagamento nel sesso, ma questo non soddisfa la sua ansia di vitalismo. L’irrequieta Cecilia assume così la funzione di metafora della nostra società che cerca perenne e disperato soddisfacimento nell’esotico e nello straniero. Gli ambienti cupi sottolineano lo stato d’animo della giovane donna e il tratto marcato delle figure evidenzia lo scarto fra il desiderio e l’aspirazione all’appagamento, dolorosamente concluso. Mentre in “autunnale” una giovane coppia ricerca il piacere al di fuori del rapporto coniugale e sembra trovarlo in nuovi partner, ma il desiderio e la penetrazione dei corpi svelano poi il vuoto dei sentimenti, salvo la loro riconsiderazione dopo una cocente sconfitta. “hiver” è l’amore di coppia. E’ Luisa – il ruolo delle donne qui è sempre cruciale – a cercare fuori dal loro rapporto amori fugaci e prezzolati. A nulla valgono i tentativi di riappacificazione dell’ex-compagno, che non ottengono i risultati desiderati. Solo attraverso una prova squallida capiranno che è possibile riavviare su nuove basi il loro rapporto. In “mia madre non mi capisce” anche i rapporti generazionali subiscono il degrado morale, oltre il quale non resta che la fine violenta. Il sesso fa degenerare l’umanità in questo rapporto filiale, corrompe le anime e prelude inevitabilmente alla tragedia. Nell’“l’imbecille” al giovane padre non è consentito neppure gioire nell’attesa della nascitura, coccolata nella pancia dalla madre che alla fine lo abbandona, perché lo ritiene incapace di adattarsi alla nuova situazione. Mentre egli riflette sulla desolazione del loro rapporto, è reso ancor più estraniato perché si confessa ancora innamorato di lei. Nello strip “passaggi” l’uomo è alla mercé di due giovani donne che si amano sfacciatamente e che lo coinvolgono in un gioco di provocazioni erotiche, mentre l’oggetto del desiderio si defila in un’attesa senza tempo. “l’apparenza”: con “Buonanotte, amore.” si chiude il breve racconto. Il desiderio dei corpi trova sfogo nei rapporti fra amici. La migliore amica della moglie dopo un breve corteggiamento non si sottrae all’amplesso appagando il desiderio di lui – ma non c’è pace! – e al rientro fa appena in tempo a notare la moglie che scende dall’auto di sconosciuto. Gli sovviene allora il ricordo a cui segue il rammarico di una vita una volta felice. Sebastiano Vilella oltre all’attività trentennale di fumettista è famoso anche per quella di illustratore e pittore. La pubblicazione nel 2009 della graphic novel “Interno metafisico con biscotti”, ispirata alla vita del pittore Giorgio De Chirico, lo ha consacrato come uno dei maestri del fumetto d’autore italiano. “notturni” di Sebastiano Vilella, b/n € 12,90 Edizioni Voilier di Maglie (Le), Collana Idolo, settembre 2011. Info: www.edizionivoilier.com, info@edizionivoilier.com.
Poggiardo, 4 novembre 2011
PAOLO RAUSA
notturni di Sebastiano Vilella
“notturni” comprende sette racconti erotici di Sebastiano Vilella, già pubblicati negli anni ‘90 a puntate sulla rivista “Blue”. Le ambientazioni noir e lo stile dai neri densi e dalle luci intense di rimando, i volti che tendono al grottesco, trasfigurati nella tensione erotica, sono i tratti caratteristici delle strisce del celebre autore barese. L’erotismo, che si insinua pre/potentemente nei personaggi e che ad una prima lettura sembra travolgerli, in realtà rappresenta un appiglio di vitalità, l’estrema affermazione di una umanità derelitta e socialmente perduta. Sottolineare questo aspetto è importante perché essi sembrano vivere al limite della desolazione e popolare i bassifondi dell’ultimo scalino sociale e, invece, sono umanissimi ed esprimono, pur attraverso pratiche estreme di rapporti sessuali spesso violenti, proprio in questo modo i loro desideri, le passioni e in fondo il diritto alla felicità, quando tutto sembra congiurare contro. Così in “andante spiantato” il filo del racconto è affidato a Nazim, un giovane immigrato, o meglio al caso nella vita di Cecilia che è alla continua e deludente ricerca di un amore e di affetto. Trova appagamento nel sesso, ma questo non soddisfa la sua ansia di vitalismo. L’irrequieta Cecilia assume così la funzione di metafora della nostra società che cerca perenne e disperato soddisfacimento nell’esotico e nello straniero. Gli ambienti cupi sottolineano lo stato d’animo della giovane donna e il tratto marcato delle figure evidenzia lo scarto fra il desiderio e l’aspirazione all’appagamento, dolorosamente concluso. Mentre in “autunnale” una giovane coppia ricerca il piacere al di fuori del rapporto coniugale e sembra trovarlo in nuovi partner, ma il desiderio e la penetrazione dei corpi svelano poi il vuoto dei sentimenti, salvo la loro riconsiderazione dopo una cocente sconfitta. “hiver” è l’amore di coppia. E’ Luisa – il ruolo delle donne qui è sempre cruciale – a cercare fuori dal loro rapporto amori fugaci e prezzolati. A nulla valgono i tentativi di riappacificazione dell’ex-compagno, che non ottengono i risultati desiderati. Solo attraverso una prova squallida capiranno che è possibile riavviare su nuove basi il loro rapporto. In “mia madre non mi capisce” anche i rapporti generazionali subiscono il degrado morale, oltre il quale non resta che la fine violenta. Il sesso fa degenerare l’umanità in questo rapporto filiale, corrompe le anime e prelude inevitabilmente alla tragedia. Nell’“l’imbecille” al giovane padre non è consentito neppure gioire nell’attesa della nascitura, coccolata nella pancia dalla madre che alla fine lo abbandona, perché lo ritiene incapace di adattarsi alla nuova situazione. Mentre egli riflette sulla desolazione del loro rapporto, è reso ancor più estraniato perché si confessa ancora innamorato di lei. Nello strip “passaggi” l’uomo è alla mercé di due giovani donne che si amano sfacciatamente e che lo coinvolgono in un gioco di provocazioni erotiche, mentre l’oggetto del desiderio si defila in un’attesa senza tempo. “l’apparenza”: con “Buonanotte, amore.” si chiude il breve racconto. Il desiderio dei corpi trova sfogo nei rapporti fra amici. La migliore amica della moglie dopo un breve corteggiamento non si sottrae all’amplesso appagando il desiderio di lui – ma non c’è pace! – e al rientro fa appena in tempo a notare la moglie che scende dall’auto di sconosciuto. Gli sovviene allora il ricordo a cui segue il rammarico di una vita una volta felice. Sebastiano Vilella oltre all’attività trentennale di fumettista è famoso anche per quella di illustratore e pittore. La pubblicazione nel 2009 della graphic novel “Interno metafisico con biscotti”, ispirata alla vita del pittore Giorgio De Chirico, lo ha consacrato come uno dei maestri del fumetto d’autore italiano. “notturni” di Sebastiano Vilella, b/n € 12,90 Edizioni Voilier di Maglie (Le), Collana Idolo, settembre 2011. Info: www.edizionivoilier.com, info@edizionivoilier.com.
Poggiardo, 4 novembre 2011
PAOLO RAUSA