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Le autostrade del Salento fra ansia di modernità e rischi di scempi ambientali

Sulle grandi opere viarie che sono in progetto o in fase di realizzazione in tutto il nostro paese sorgono da più parti comitati di associazioni ambientaliste e di cittadini, preoccupati per il loro impatto ambientale. E’ il caso delle statali 275 (nel tratto Maglie-Leuca) e 16 (nel tratto Maglie-Otranto), che interessano la porzione sud-orientale del Salento, l’estremo lembo della Provincia di Lecce. Un territorio significativo per la presenza del Santuario della Madonna De Finibus Terrae, laddove si erge il Faro che irradia con la sua luce le acque dell’Adriatico e dello Ionio che qui si separano e si ricongiungono in un moto perenne. Proprio questo Santuario ha rappresentato nella cultura contadina la fine del mondo, dell’ecumene conosciuto, il termine oltre il quale cominciava il regno dell’Ade e per questo – dice il poeta Vittorio Bodini – “è qui che i salentini dopo morti / fanno ritorno / con il cappello in testa”. Certo, altre suggestioni…

''STRADA PARCO'' in un Territorio ''PARCO NATURALE''

Ora dobbiamo guardare avanti, allo sviluppo di una terra arretrata… – sostengono i promotori di queste nuove arterie super o auto/stradali, che attraverseranno come cicatrici la terra già lungamente provata del Salento. Non è pensabile una grande opera senza prima aver avviato una lunga e approfondita valutazione di impatto ambientale e – aggiungerei – culturale! La conoscenza della storia, della cultura di un popolo, che costituisce un tutt’uno con i luoghi abitati, è la fase preliminare di ogni progetto. Una fase importante, perché presuppone il riconoscimento del suo “Genius loci” e il suo rispetto, non lo stravolgimento, nelle opere che si propone di realizzare. Se non si fa questo, se le Autorità che decidono non ne tengono conto, ci sarà sicuramente una perdita di identità dei luoghi. Lo si vede già nelle mille operazioni irrispettose dell’ambiente e del paesaggio, che arrivano a ricoprire campagne intere di pannelli solari e di pale eoliche e dove non bastano queste si progettano strade che si pensa devono superare la terra e arrivare direttamente in mare. Per fare cosa poi? Otranto è l’estremo punto  a oriente, dove la figura bronzea di Idrusa sfida arcigna e armata della croce la minaccia turco-mussulmana. Ma che una sapiente e lungimirante politica culturale ha trasformato nell’Alba dei popoli, che si danno convegno per affrontare insieme le sfide che attendono le comunità mediterranee. Ancora una volta la premessa (e la sfida) è che noi dobbiamo essere portatori di un nuovo e diverso modello di sviluppo, dove alle grandi strade e alle imponenti opere che feriscono il territorio opponiamo una diversa modalità di vivere e per questo sappiamo essere ricettori di un turismo responsabile, che sia consapevole dei limiti delle risorse. Ecco perché tutti gli ammodernamenti devono tenere conto della fragilità del territorio e della sua ricchezza ambientale e culturale, rivedendo anche le modalità di spostamento compatibile per es. – questa sì che sarebbe una vera innovazione! – realizzando delle piste ciclabili di fianco alle strade statali che attraversano il Salento e rivedendo i tracciati della linea ferroviaria che risalgono alla fine ‘800/inizi ‘900, raddoppiando i binari, ammodernando le vetture, trasformandola in metropolita leggera che parta dall’aeroporto di Brindisi e arrivi a Otranto da una parte e a Santa Maria di Leuca dall’altra. Questi sono gli investimenti compatibili, cari Amministratori Pubblici. Cominciamo allora a scrivere una pagina nuova per il Salento, convocando gli Stati Generali – si sarebbe detto una volta – delle Amministrazioni Pubbliche, delle Associazioni e dei Cittadini e insieme, per una buona volta, scegliere le modalità di piani di sviluppo eco-compatibili che portino vero “progresso” – come diceva il caro e mai troppo compianto Pier Paolo Pasolini –  ad una terra e ai suoi abitanti che per molti, lunghissimi anni hanno subito le ingiustizie della storia e le angherie del potere.

Paolo Rausa


2 commenti su “Le autostrade del Salento fra ansia di modernità e rischi di scempi ambientali

  1. Blognotesalento ha detto:

    Il Salento non è una terra arretrata ha tanto da fare,questo si,ma certo non è da meno alle altre regioni d’Italia

  2. Alessandro ha detto:

    sottoscrivo anche i due punti… e me ne vado per parole chiavi: sud-est in rotaia, magari elettrificazione? piste ciclabili, marciapiedi, miglioramento asfalto strade già esistenti, loges in luoghi pubblici per minorati della vista, trasporto pubblico con alimentazioni miste, potenziamento rete metano, miglioramento parco autobus. E cessà… gli elmenti non mancano… speriamo solo che qualcuno si svegli e inizi un confronto veramente democratico ed innovativo. Altrimenti alimenteremo qualche altra lobby del bitume…

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