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Sant’Antonio: 13 miracoli al giorno, sipario a Tricase

Tredici grazie al giorno. Non male come performance. I Santi di oggi stentano a farne una, se la prendono comoda… Apposta Sant’Antonio resta il più popolare, e la sua Basilica, a Padova, una delle mète preferite dai pellegrini di tutto il mondo, che ogni anno accorrono a milioni per pregare davanti alla teca di cristallo (nella Cappella delle Reliquie) che contiene le sue ossa (un  cranio che fa indovinare un viso affilato, le lunghe tibie che svelano un uomo che ha camminato tantissimo, e pregato ancora di più, le mani dalle dita lunghe e sottili) e poi la lingua e il mento, prelevati nella ricognizione del 1263.

San Bonaventura si meravigliò di una lingua ancora intatta, “bella e rubiconda come di una persona appena morta”: ed erano passati 30 anni. Ha resistito anche al rapimento della Mala del Brenta: nell’ottobre del 1991, da un’idea perversa del boss Felice Maniero, i suoi scagnozzi fecero irruzione nella Basilica, mandarono in mille pezzi la teca e scapparono col Mento del Santo. Da guinness dei primati. Il delinquente cercò di usarla nella trattativa con lo Stato per un regime carcerario meno rigido. Due mesi dopo, scortata dai Carabinieri che la recuperarono, la reliquia fece il ritorno in Basilica.   

Padova - Basilica di San Antonio

Del Santo l’immaginario collettivo assicura che non nega mai una grazia a chi devotamente gli si rivolge, in special modo i bambini. Nacque a Lisbona nel 1195, da una famiglia nobile, e morì a Padova il 13 giugno 1231, quindi giovanissimo. Era così popolare e amato già nel tempo che gli toccò vivere che le folle europee lo considerarono Santo e lo acclamarono come tale. Spese la sua breve parabola predicando. In vita gli si riconobbe un solo miracolo: graziò una ragazza affetta da epilessia, che strisciava come una serpe e che prese a vivere un’esistenza normale. Si chiamava in realtà Fernando di Buglione, a soli 15 anni entro nell’Ordine degli Agostiniani, a 24 fu ordinato sacerdote.

Non concepì la fede e il cattolicesimo in senso pantofolaio. Ma l’episodio che gli cambia la vita avviene nel 1220, quando a Coimbra giungono i corpi straziati di cinque francescani uccisi in Marocco dove si erano recati a predicare su invito di Francesco d’Assisi. Per il giovane novizio uno choc, tanto che decide di entrare nel romitorio dei Frati Minori, e a significare la svolta esistenziale si cambia il nome in Antonio. Francesco lo asseconda, e lo manda a predicare in Italia (la Romagna e l’Italia settentrionale) e all’estero, in Francia. Antonio si inventa un suo format dialettico: contamina la responsabilità nell’esistenza con la dolcezza delle parole e gli intenti. Così conquista sempre più folle.

Il 13 giugno è Camposanpiero per una pausa di riflessione. Leggenda vuole che qui ci fu la predica del Noce e la visione del Bambin Gesù. Fatto è che si sente male, chiede e ottiene di tornare a Padova, dove muore nel convento dell’Arcella il 13 giugno 1231. “Santo subito”, dissero le folle. Passò appena un anno e Papa Gregorio IX lo canonizzò.

Quei giorni intensi di pathos saranno rivissuti a Tricase, con la commedia “Antonio da Padova, il Santo dei miracoli”, proposta dalla locale Compagnia teatrale “La Vallonea” (in collaborazione del Comitato-Feste, patrocinio del Comune di Tricase). Sipario il 3 e 11 giugno, ore 20.30 al Teatro Parrocchiale della Chiesa intitolata al Santo. Personaggi e interpreti: Fernando (poi Antonio), il Santo: Alessandro Minerva; Martino (padre di Antonio): Antonio Piccinni; Maria (madre di Antonio): Irene Scarascia; Teresa (promessa sposa di Fernando): Giorgia Buccarella; Oliviero (amico di Fernando): Davide Ruberto; Frate Graziano (padre spirituale dei Francescani): Mario De Giorgi; Mastro Giovanni (Agostiniano): Antonio Ficocelli; Nestor (amico di Fernando): Riccardo Buffelli; Ezzelino (tiranno di Verona): Riccardo Buffelli; narratrice 1: Maurilia Raone; narratrice 2: Assunta Nuzzello; narratrice 3: Mirella Raganato; narratrice 4: Emanuela Remigi; Satana (demonio tentatore): Emanuela Remigi; Pedro (Cataro): Alessandro De Carlo; Ruffo (servitore di Ezzelino): Alessandro De Carlo; contadina: Maria Stella Ficocelli; giardiniera: Elisa Ficocelli; popolana: Alessandra Colizzi; giullare 1: Giorgia Buccarella; giullare 2: Alessandra Colizzi; madre della bambina annegata: Irene Scarascia; bambina annegata: Roberta Branca; Gesù Cristo: Carlo Panico; colonna sonora: Giorgia Buccarella, Alessandro Minerva; addetti alle musiche: Marco Errico, Giorgia Buccarella, Alessandro Minerva; costumi: Lucia Russo, Carmela De Vincentis, Elena Vantaggiato, Stella Stivala, Maurilia Raone, Anna Maria Occhilupo. Regia di Alessandro Minerva.           

  Francesco Greco


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