Bonifacio IX, il papa venuto da Casaranello
8 Aprile 1378: un nuovo conclave elegge al soglio pontificio, come successore di Pietro, il napoletano Bartolomeo Prignano che prenderà il nome di Urbano VI. La sede papale ha di nuovo un pontefice dopo la morte di Gregorio XI, colui che riportò il papato a Roma dopo oltre 70 anni di residenza avignonese. L’elezione di un papa italiano, esasperatamente desiderata dai romani, è stata come un sospiro di sollievo per quanti temevano che il configurarsi di un papa francese avesse automaticamente riportato la corte papale oltre i confini italiani. Ma, se il clero romano poteva ritenersi soddisfatto, lo stesso non poteva dirsi di quello francese che allontanatosi da Roma elesse un nuovo papa disconoscendo quello appena nominato. Il nuovo pontefice, l’antipapa, Clemente VII, ristabilì, come prevedibile, la sua sede ad Avignone. La chiesa si scinde in due parti, ognuna delle quali avrà i propri sostenitori e fedeli: è il grande scisma d’occidente.
Da nessuna delle due fazioni trapelarono mai segni di cedimento; tutti e due i pontefici continuarono imperterriti lungo il proprio cammino di “guida della chiesa”. Lo stesso fecero i cardinali che li sostenevano. Alla morte di un papa seguiva una nuova elezione da ambo le parti. E così il ramo romano elesse in successione Bonifacio IX, Innocenzo VII e Gregorio XII; quello avignonese si limitò a Benedetto XIII.
Conclave dopo conclave lo scisma della chiesa si aggravava sempre più, fino a ché un concilio convocato a Pisa nel 1409 non cercò di trovare una soluzione al problema. Una rappresentanza dei cardinali delle due fazioni elesse un nuovo papa, Alessandro V, dichiarando deposti gli altri due. Sulla carta la situazione sembrava risolta se non fosse per un piccolo dettaglio: nessuno dei due papi in carica riconobbe l’autorità del concilio né tantomeno di colui che avrebbe dovuto destituirli. Ad Alessandro V succedette Giovanni XXIII, il quale venne considerato anch’egli antipapa da un nuovo concilio, quello di Costanza (1414-1417) che, dopo aver argomentato su tutti i problemi che minacciavano la stabilità della chiesa ed essere stato riconosciuto da tutte le parti in causa, si prese la briga di nominare un ulteriore papa, Martino V. Dei tre filoni papali venne riconosciuto ufficialmente solo quello romano mentre tutti gli altri vennero ritenuti antipapa. Lo scisma potè considerarsi concluso e il buon nome della chiesa ripristinato a pieni voti.
L’elezione dei papi romani durante il periodo delle scisma privilegiò quelle personalità che dimostravano di avere la tempra necessaria a guidare la chiesa nella guerra che la lacerava dall’interno. La scelta di Bonifacio IX, al secolo Pietro Tomacelli, fu determinante per tentare di risanare le fondamenta della chiesa. Tomacelli veniva da lontano, da un piccolo borgo che ora non esiste più, se non nel nome popolare di una chiesa, Santa Maria della Croce conosciuta anche come la chiesa di Casaranello.
Secondo tradizione, non supportata da documentazioni certe, a Casaranello, nel 1354, Pietro apre gli occhi al mondo per la prima volta tra le braccia amorevoli di Niccolò Tomacelli e Gratimola Filomarini. La sua astuzia e tenacia gli consentirono di scalare rapidamente i ranghi della gerarchia ecclesiastica fino al giorno in cui indossò il triregno, a soli 35 anni. La sua supremazia accettata inizialmente da Germania, Inghilterra, Ungheria, Polonia e gran parte dell’Italia, gli consentirono di adottare alcuni provvedimenti che non fecero altro che peggiorare gli odi in seno ai cardinali delle due fazioni in carica, provocando aspre vendette, tentativi di congiure e violente battaglie.
Ladislao di Napoli fu il primo a giurare la sua obbedienza, favore che venne ricambiato da Tomacelli che lo nominò re di Napoli, scomunicando e deponendo il suo predecessore, Luigi II d’Angiò, nominato re, neanche a dirlo, proprio dall’antipapa Clemente VII. Lo sostenne con armi e denaro che si procurò impegnando i beni delle chiese romane, vendendo regalie e privilegi, esigendo la metà delle annate per la collazione dei benefici, indicendo ben due giubilei durante il suo mandato e sollevando i pellegrini dal consueto viaggio penitenziale per l’indulgenza plenaria previo il versamento nelle casse della chiesa dell’intero ammontare delle spese per sostenere il mancato pellegrinaggio. Ma la famiglia d’Angiò, che Bonifacio aveva spodestato dal trono del regno di Napoli, non smise di mettere i bastoni tra le ruote dell’orgoglioso pontefice salentino che si vide costretto a ricorrere ad un crociata. Esperienza che ripeterà anche contro il sultano turco Ansuratte.
Fortificò Castel Sant’Angelo e i ponti sul Tevere per poi revocare l’autonomia del comune di Roma, che tanto avevo voluto il tribuno Cola di Rienzo per ridare dignità alla città straziata dai conflitti tra papi e baroni. Ciò provocò il disdegno dei romani al punto da indurre Bonifacio IX a lasciare la città eterna, dove ritornerà solo dopo la morte di Clemente VII, per stabilirsi a Perugia. Da qui, rafforzò la propria autorità ottenendo i consensi di Ancora, terreno dell’antipapa; corruppe coi privilegi e con i favori Bologna; concesse la libertà di molte città della Marca d’Ancona previo il pagamento di un tributo annuale e ottenne la signoria di Viterbo, Camerino, Sesi e Fabriano.
Gli espedienti politici, le guerre e le tentate congiure ordite nei suoi confronti distolsero il pontefice dal cammino di fede e grazia che dovrebbero contraddistinguere ogni papato. L’attaccamento per il denaro, che lo stesso papa utilizzava, oltre che per sostenere economicamente genitori, fratelli e nipoti, per accaparrarsi i favori dei regnanti Europei, si rivelò un convincente strumento di corruzione. La curia aveva ormai perso ogni forma di dignità e moralità e quando i monaci francescani tentarono con l’esempio e con la parola di richiamare la chiesa ai dettami del Vangelo, egli prestò orecchio all’istigazione interessata dei seguaci di San Domenico e perseguitò con ogni arma e ferocia gli umili fraticelli, che si videro costretti a rifugiarsi sui monti e nelle spelonche.
Bonifacio fu più guerriero che sacerdote. Dopo aver assoggettata Roma alla sua podestà, durante un pontificato di 15 anni, la tenne in freno col supplizio di quanti avevano tentato di scuotere il suo gioco. Appena morto il 29 settembre 1404, il popolo festante si levò in armi al grido di libertà, imprecando alla memoria del pontefice turbolente ed inesorabile.
In ricordo di questo controverso successore di Pietro, il 203°, oggi ci rimangono solo poche testimonianze, come la lapide fatta apporre nel 1717 all’interno della chiesa di Casaranello, luogo dove venne battezzato.
Marco Piccinni
Bibliografia e Sitografia
– Il Bibliofilo pagg.46,47 – Un pontefice salentino: Bonifacio IX – Fede : rivista quindicinale d’Arte e di Cultura. – a. II, n. 3 (1 gennaio 1924).
– wikipedia – scisma d’occidente
una sua statua in marmo si trova presso San Paolo Fuori le Mura, quale reperto archeologico insieme a sarcofaghi iscrizioni ed altro.
IL MIO ANTENATO….AVRA’ PECCATO DI SIMONIA, MA BISOGNA TENERE CONTO CHE HA SAPUTO RICONSOLIDARE LO stato della chiesa in italia….durante lo Scisma Avignonese……Grazie a Santa Caterina Benincasa…detta Da Siena.