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“A San Nicola preferisco Santa Claus” al Festival del Cinema Europeo

Dieci minuti d’intensa poesia. Innocenza e magia. Negli occhi di un bambino si riflette un mondo a parte, il Sud, fatto con i colori del sogno, affresco di struggente dolcezza.

E’ la password del “corto” del regista salentino (di Corigliano d’Otranto nel Leccese) Dario Melissano, dal titolo “A San Nicola preferisco Santa Claus”. Una favola commuovente che sarà presentata alla 14ma edizione del Festival del Cinema Europeo, “Il cinema anima gli occhi”, in programma a Lecce (Multisala Massimo) dall’8 al 13 aprile.

Due le proiezioni in calendario: il 9 aprile alle ore 20 e l’11 alle ore 18.  “Il Festival del Cinema Europeo – afferma Marco Laggetta, ufficio-stampa del regista pugliese – si conferma una manifestazione mirata a creare un dialogo fra gli artisti emergenti e i grandi del cinema internazionale”.

L’opera prima di Melissano (un’autoproduzione) è girata con mano ferma e sicura, non  ha sbavature né cedimenti. Catturano i movimenti della macchina da presa morbidi, sensuali. Il respiro è quello del bel cinema d’autore, un po’ pasoliniano, un pò rosselliniano: sicuramente impregna la sua estetica negli archetipi del Neorealismo le cui opere immortali (da “Sciuscià” a “Umberto D.”, passando per “Roma città aperta” e “Paisà”) all’estero i grandi cineasti continuano a studiare fotogramma per fotogramma.

Grande professionalità, dunque, padronanza tecnica: montaggio e luci sono firmate da Pasquale Maranò (avevamo già ammirato il suo video sull’inaugurazione del Museo della Stampa Martano, il 6 gennaio, a Lecce). E la luce ha un ruolo di primo piano nello svelare lo stato d’animo del bambino che ne è protagonista, Luigi Lolli, e del contesto in cui si muove: il paese abbagliato dalle luminarie per la festa del Santo Patrono, invaso da bancarelle colorate aperte da cinesi, neri, nordafricani.

Il bambino vaga curioso fra i dolciumi, i cappelli esotici, gioca al tira a segno atterrando con ottima mira un po’ di “bovoloni” e vincendo così un orsacchiotto, sale sulla cassa armonica con un sax giocattolo e si improvvisa direttore di banda. La madre, un’intensa Annarita Vizzi, presenza rassicurante, gli cambia la maglietta e lui, ormai è sera, riprende a vagabondare libero come un gabbiano per i topoi della festa, una sorta di zona franca in cui tutto è possibile e puoi fare ogni tipo di incontro. Il tutto mentre la banda vera suona per le vie del paese (le musiche sono firmate da Cesare Dell’Anna, tratte dal cd “Girodibanda”) e poi, mangiando un gelato, alla processione per le vie del paese (si intravede il Castello Dè Monti).

E’ un viaggio che, a volerlo leggere e decodificare nel sua vasto affollamento semantico, ha la pregnanza dell’iniziazione: dopo la festa (è quella di San Nicola, a Corigliano d’Otranto), i giochi, le scoperte, forse il bambino sarà un altro, sarà un piccolo uomo. Intanto, rapito, guarda i fuochi d’artificio nel cielo di un Sud che racchiude i colori di tutti i Sud del mondo, fotografato in tutta la sua purezza che, pensiamo noi spettatori, a nostra volta col naso all’insù, occhi spalancati, i politici insudiciano di parole consunte, morte e che vorrebbero violentare nell’anima, sottomettere, formattare.

Un fotogramma del film

Melissano cattura in pochi minuti l’anima profonda e antica di questo universo polisemico, trasfigura la sua religiosità pagana, il suo voler esistere e resistere disperatamente nonostante tutto e tutti.  Il “corto” ha vinto il primo premio alla rassegna “Salento creativo 2012”, con questa motivazione: “Con un linguaggio spontaneo, rigato di sporcature percepite come del tutto naturali, ascolta il tempo della giornata di un bambino e ci lascia 9 minuti col fiato sospeso, attraverso un andare semplice e onirico. Il luogo della festa non è più solo un luogo, ma diventa viaggio dentro se stessi con i tempi dell’immaginazione”. Aggiunge il cinefilo Roberto Russo: “Come non vedersi negli occhi indagatori e trasparenti di quel bambino? La festa del Patrono, per noi piccoli salentini, era il giorno più atteso dell’anno: la grande banda, le baracche di giocattoli, le noccioline, i ‘mustazzoli’, le luminarie ad accendere tutto di colori elettrici e il naso all’insù per il rito finale dei fuochi d’artificio. Come non risentirsi addosso la sicumera che dove accadeva tutto era la piazza e come non riassaporare l’orgoglio per il fatto che avevi in tasca 200 lire e una cioccolata? Te le aveva date tuo padre e odoravano di Svizzera. Le avresti risentite solo a Natale quelle fragranze. Come non rivedersi nella maglietta pulita di quel bambino?”.

Dario Melissano è docente di Estetica, Cinema e Filosofia nelle sedi di Firenze della Michigan University e Richmond University, scrive di cinema su testate giornalistiche (Eventi, L’Arca, Connect), è aiuto-regista per E-motion, casa di produzione leccese. Ha inoltre firmato reportage di grande respiro e impegno sociale: “Le coste del Salento” (per la casa editrice “Voilier” di Maglie), “Morte bianca e soldi in nero” (foto esposte al Palazzo della Cultura di Galatina, Lecce), “Mafia bianca e grigio Salento” (sulle energie rinnovabili, il folle consumo di suolo e l’inquinamento del paesaggio da Lecce a Brindisi).

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Francesco Greco


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