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Pozzo Seccato, la masseria fortificata dei Messapi

Un gran muro di fortificazione largo all’incirca 4 metri, con un ripieno di pietre a secco e “foderato” da grandi blocchi di calcare squadrati; un edificio residenziale con una sala per il ricevimento degli ospiti, una cucina, una dispensa; piccole officine artigianali; una grande torre di due piani dalla quale poter arrivare con lo sguardo fino al mare; un grande granaio; una strada lasticata. Sembra quasi la descrizione di una moderna masseria fortificata. Di fatto lo è, ma datata al IV secolo a.C.

Località pozzo seccato, Acquarica di Lecce (Vernole), ancora immersa in un paesaggio in cui domina la componente agreste, caratterizzata da ulivi, pajare, muretti a secco, non poi molto dissimile da quello designato dai Messapi come insediamento per una masseria fortificata. Le possenti mura di cinta e la torre di vedetta erano degli indicatori di un’esistenza già tormentata dalla minaccia nemica. Vicino ad altri centri di fondamentale importanza, come quello di Cavallino e di Roca Vecchia, il piccolo complesso di Pozzo Seccato sembra vivesse di sola agricoltura, i cui proventi venivano conservanti all’interno del grande granaio di 16 metri per 8.

Lo studio di questo insediamento è stato molto proficuo al fine della conoscenza della tecniche costruttive adottate da questo popolo. Si estende per circa 5000 metri quadrati ed è stato indagato archeologicamente nel 2006 dall’università del Salento, con un equipe guidata dal professor Francesco d’Andria, ed inaugurato come Ecomuseo dei paesaggi di Pietra l’11 Dicembre del 2010. Alcuni pannelli illustrativi, in parte danneggiati da un piccolo incendio, assolvono al compito di ciceroni,  ed una parziale ricostruzione delle mura di cinta, crollate nel corso dei secoli, contribuisce a delineare, anche per  occhi inesperti, il tracciato dell’antica struttura.

Resti dell’insediamento di pozzo seccato

Non ci sono più gli uomini intenti a stipare il raccolto nel granaio, quelli che lavorano nei piccoli laboratori artigianali, né tantomeno coloro che riposano nelle proprie stanze o i predestinati a vegliare sulla sicurezza altrui dall’alto della torre. Tutto intorno è deserto ma cosparso da una piccola aura di misticismo.

I committenti della masseria sono i membri di una ricca famiglia messapica, grandi proprietari terrieri, che la manterranno per circa un secolo, per poi essere abbandonata sul finire del III secolo a.C. Inizia un breve periodo di decadenza, di spoliazioni, fino a ché l’area non torna nuovamente a suscitare l’interesse dell’uomo. Le terre tornano ad essere coltivate, l’edificio ristrutturato, i pavimenti abbassati, gli ambienti ricevono nuove destinazioni d’uso. Torna la vita per circa due secoli, alimentata dalla macchina agricola e pastorale, per poi essere definitivamente abbandonata agli inizi del I secolo d.C.

Impianto di pozzo seccato, da un pannello all’interno dell’area dell’ecomuseo

Marco Piccinni


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