Tricase, San Valentino “illuminato” dalla letteratura
TRICASE (Le) – Piazza Pisanelli è il cuore antico della città. Dai Templari alle lotte antifasciste e delle tabacchine, la Storia è passata da qui. Al buio è uno spettacolo struggente, emozionante, unico: illuminata solo dalle stelle e dalla luna piena. Così il Comune di Tricase ha deciso di festeggiare la giornata contro lo spreco dell’energia, “M’illumino di meno”, che la trasmissione di Radio2Rai “Caterpillar” inventò 10 anni fa.
La città di Giuseppe Pisanelli (padre della patria unitaria) l’ha festeggiata illuminando le menti con la proposta, nella Sala della Consulta (nell’adiacente Piazza don Tonino Bello, più raccolta), del libro “Nero Notte”, di Paolo Vincenti (edizioni “Libellula”, Tricase), scrittore quarantenne emergente, con una sua identità ben precisa nel panorama della nuova letteratura meridionale.
Una serata condotta con straordinaria disinvoltura dall’attrice e regista Giustina De Jaco, a suoi agio nei salotti intellettuali grazie anche agli studi classici e alle vaste letture, come al teatro con la “t” maiuscola che frequenta da sempre pur essendo giovanissima (24 anni).
Ha aperto la serata il sindaco della città Antonio Coppola, uno dei pochi che legge i libri (peraltro scrive benissimo), con un’opinione sul romanzo, che è anche una riflessione sulla morte, sul tormento interiore, sul disagio di vivere nella modernità, con citazioni del “Siddartha” e del “Lupo della steppa” di Herman Hesse, ma anche di Zeno dal celebre romanzo di Italo Svevo.
Sono seguite le opinioni di Mario Serafini, avvocato in veste di critico letterario: pubblicista, anche lui una buona penna. Ermanno è un border-line che non riesce a riafferrare i fili della sua vita, dei suoi sentimenti: è incapace di amare, fra amori superficiali e autostima debole. Lo stesso Vincenti ha preso le distanze dal suo personaggio, a tratti detestato, e comunque in rapporto conflittuale con Ermanno, ammantato di una semantica decadente che al critico Maria Bondanese ha suggerito l’Andrea Sperelli di D’Annunzio.
Deliziosi gli intermezzi musicali della violoncellista Elisabetta Alfarano. L’attrice-intellettuale, amatissima nel Salento per il suo talento naturale, ha letto i brani tratti dal romanzo comunicando con grande intensità la sofferenza del protagonista incapace di uscire dal labirinto della sua notte. Spente le luci della piazza, la letteratura ha illuminato le menti e scaldato la vita del pubblico in una serata di grande pathos in cui l’afflato della bella scrittura ha sfiorato le esistenze di tanti Ermanno perduti nel nero della notte del XXI secolo: lupi della steppa che non riescono ad ancorarsi in un porto sicuro, condannati a soffrire, come canne al vento o, come direbbe Cioran “per il fatto d’essere nati”.
Francesco Greco