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Grotta Febbraro a Salve

Identificata in origine come Specululizzi III, rinominata poi in Grotta Febbraro, dal nome del proprietario del fondo in cui è situata, a 72 metri sul livello del mare che si può scorgere in lontananza, e da cui è stata violentata durante il periodo interglaciale di Riss/Wurm (da 130.000 a 80.000 anni fa). Siamo a Salve, a contatto diretto con una delle numerose grotte che costellano il territorio, nascoste tra macchia mediterranea e alberi di ulivo.

Grotta Febbraro

Ciò che avvalora la tesi di un suo contatto ravvicinato con il mare in un lontano passato si compone di una serie di testimonianze rinvenibili all’interno, come ad esempio un solco di battente alla base delle due pareti laterali, eroso dall’impatto delle onde contro la roccia, oppure numerosi fori scavati da molluschi litofagi, come il dattero di mare. L’indizio chiave risiede però nella cosiddetta spiaggia tirreniana, alcuni metri quadrati di depositi cementatisi a seguito della formazione di concrezioni calcaree ( che si ritrovano anche in alcune stalattiti e altre concrezioni cristalline), costituito da ciottoli arrotondati di diverse dimensioni e sabbie fossilifere. Numerose anche le conchiglie fossili rinvenute, tra cui alcuni esemplari di Columbella Rustica.

Spiaggia tirreniana

E’ costituita da un unico corridoio provvisto di avangrotta, per  una lunghezza complessiva di circa 15 metri, una larghezza di 3 ed un altezza di 2. L’attuale apertura si trova leggermente internata rispetto la sua collocazione originaria, all’interno di una paleo falesia formatasi durante il Cretaceo Superiore, circa 66 milioni di anni fa. Alcuni fenomeni di crollo hanno interessato la parte iniziale del cunicolo, così come la porzione centrale del corridoio, dove si possono rinvenire anche depositi di terra e argilla. Intorno ad essa sono stati realizzati nel tempo dei muretti a secco che ne hanno ostruito in parte l’ingresso.

Nonostante, a dispetto di altre grotte del territorio, grotta Febbraro non abbia restituito nessuna testimonianza di frequentazione umana, resta, senza ombra di dubbio, un tassello importante per la cronistoria salentina.

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA:

Nicola Febbraro, Archeologia del Salento – Il territorio di Salve dai primi abitanti alla romanizzazione. Edizioni Libellula (2011)


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