Le grotte di San Giovanni a Otranto
Le grotte di san Giovanni, nell’omonima contrada nella periferia di Otranto lungo l’antico tracciato che conduceva agli Alimini, rappresentano un vasto e complesso sistema ipogeico un tempo destinato all’uso di frantoio, oggi barbaramente deturpato e mutilato dalla speculazione edilizia e della realizzazione di alcune piccole arterie stradali che lo dividono di netto in due metà.
Il processo di urbanizzazione ha cancellato irrimediabilmente una cospicua percentuale del complesso che manifesta caratteristiche e peculiarità distintive di una natura laica, non legata a nessuna forma cultuale come invece è possibile riscontrare negli altri complessi rupestri idruntini di San Nicola e Sant’Angelo, rispettivamente nella valle delle memorie e nella valle dell’idro.
I vani principali della struttura sono stati recentemente recuperati e messi in sicurezza da una cancellata. L’ambiente più ampio è sorretto da una sola colonna. Da qui si accede ad una dipendenza circolare che termina in un’aula quadrangolare, e ad un lungo dromos, all’interno del quale si affacciano numerosi piccoli ambienti rettangolari e semicircolari, provvisti di cellette, chiusi da parapetti in pietra fino ad un altezza di circa un metro.
Numerosissimi i graffiti di stampo cristiano e appartenenti ad epoche diverse, come il Chrismon, croci greche, latine stellate ma nessuna traccia di affreschi e dediche devozionali. Numerosi sono invece nomi di persone scritti in greco, in buona parte ormai illeggibile mai dei quali si riescono a distinguere nitidamente solo alcune lettere.
Dall’altra parte della strada altre cellette e corridoi della stessa tipologia di quelli già incontrati nel gruppo principale. In questo caso l’assenza di una grata di protezione ha trasformato alcuni degli ambienti più ampi in rifugi di fortuna per senza tetto.
La destinazione originale dell’intero complesso doveva essere, presumibilmente, quella di deposito-magazzino di età tardo romana per le merci che giungevano nel vicino porto, in attesa di mettersi in cammino sul tratto terminale della via traiana-calabra. Riutilizzato probabilmente dai bizantini nel periodo d’oro per Otranto, sarebbe stato poi trasformato in frantoio intorno al ‘700 prima di essere definitivamente abbandonato e poi parzialmente distrutto.
La tesi laicista, sostenuta dal Fonseca, si contrappone ad una religiosa, secondo al quale il complesso delle grotte di San Giovanni sarebbe stato utilizzato dalle prima comunità ebraiche stanziatesi in Terra d’Otranto, ereditato poi da una successiva comunità paleocristiana, prima di divenire di fatto un complesso cenobitico con tanto di cappella, celle per il riposo dei monaci (secondo una descrizione fornita da Mario Bernardini nel 1966), al quale si andò associandosi con il tempo anche l’aspetto della vita civile oltre a quello religioso delle comunità otrantine.
Marco Piccinni
BIBLIOGRAFIA:
Fonseca, Bruno, Ingrosso, Marotta – Gli insediamenti rupestri medioevali nel Basso Salento – Congedo Editore (1979)
Chiara De Luca – San Nicola in Otranto, la cripta dimenticata e altri insediamenti nella “Valle delle Memorie”