Grotta Montani a Salve
Anni ’70 del secolo scorso, i fratelli Piccinno scoprono una serie di grotte con depositi preistorici in località Montani, Salve. 70 sono i metri sul livello del mare del costone roccioso in cui si diramano questi cunicoli. 70.000 sono gli anni di storia riportati alla luce con una sola scoperta.
Sei cunicoli di cui solo due esplorabili al momento della scoperta, tutti con ingresso all’interno di una depressione semicircolare, perfettamente mimetizzata tra pajare e alberi di ulivo, probabilmente ciò che rimane della cavità di un’ampia caverna soggetta a fenomeni di crollo della volta e le cui pareti delimitavano gli attuali margini con un gradino di roccia che si apre proprio verso le cavità.
Da un’indagine di scavo condotta nel 1973 da parte dell’allora Università degli studi di Lecce sono emersi scenari nuovi, del tutto inediti per un pubblico di inesperti, secondo i quali vedrebbero in queste antiche vallate branchi di maestosi elefanti camminare placidi sotto il sole facendo tremare la terra ad ogni passo; grossi rinoceronti e cinghiali muoversi tra gli alberi mentre decine di conigli corrono al riparo dai grossi mammiferi, nelle loro tane; bovini, cavalli e cervi che si abbeverano ad un piccolo rigagnolo di acqua dolce mentre un gruppo di iene aspetta il momento giusto per poter rubare la cacciagione a predatori esperti e potenti. Ma dietro quegli alberi, tra i cespugli e sulle alture ci sono anche altri temibili predatori in attesa di gustare un lauto pasto. I più temibili. Coloro che hanno potuto e saputo utilizzare le risorse della natura a proprio vantaggio fino ad arrivare a trasformarla. Uomini. Neanderthal.
Con strumenti decisamente piccoli, dovuti alla difficoltà di rinvenire materie prime di ottima qualità in un periodo di arcaica “crisi” definito come micromusteriano salentino, gli uomini di Neanderthal attendavano con pazienza il momento giusto per attaccare, mentre all’interno delle cavità di quella grande grotta in cui si riparavano il fuoco era già acceso in attesa di ricevere la preda. Sempre lì, 70.000 anni più tardi, avremmo ritrovato i resti fossili dei loro pasti, dei loro strumenti, della loro presenza.
Marco Piccinni
Bibliografia:
Nicola Febbraro, Archeologia del Salento – Il territorio di Salve dai primi abitanti alla romanizzazione. Libella Edizioni (2011)