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Grotta delle croci, Cerfignano

Una lunga carraia che a tratti diventa più incisiva, a volte leggera quasi come fosse solo accennata, si interrompe per lasciare spazio a terra e colture e ipotizzare il tracciato mancante. Si estende per decine di metri, attraversa piccole vasche scavate nella roccia all’interno delle quali confluiscono le acque pluviali grazie ad un sapiente sistema di canalizzazione che sfrutta gli alti e bassi dell’andamento del suolo.

Le vasche sono delimitate da una recinzione in pietra. In una è stato piantato un piccolo canneto. Una soluzione molto efficiente, utilizzata anche dall’ente parco costa Otranto Santa Maria di Leuca per l’approvvigionamento idrico dei suoi “abitanti” animali. Acqua in questo caso utilizzata per le colture in una terra che sembra apparentemente inospitale all’agricoltura, ricchissima di roccia affiorante e satura di pietrisco a grana grossa. Un particolare che non ha intimorito generazioni di contadini e coloni che da questa terra così ostica hanno saputo, probabilmente, tirar fuori il meglio, come dimostra una grande aia posta al margine della carrereccia.

Carraia e fosse di raccolta dell'acqua

Carraia e fosse di raccolta dell’acqua

Una strada non distante da Torre Minervino, sulla quale si sono avvicendati carri di umili e nobili diretti verso le decine di masserie che un tempo costellavano tutta l’area e di cui oggi rimangono solo poche briciole. Una strada che ha visto il passaggio di uomini di fede, uomini di potere, creduloni e lavoratori indefessi che hanno percorso quel lungo tratto senza lasciarne segno. Ma è veramente cosi?

Lasciamo la strada in direzione ovest, tra bozze di muretti a secco e folti sottoboschi di macchia mediterranea, lì dove una fenditura nella roccia invita il viandante a penetrare in un antro sotterraneo, un inghiottitoio fossile, usufruendo di una scala improvvisata che pian piano degrada verso il fondo della cavità, lì dove si accede in un piccolo ambiente parzialmente ostruito da materiale di risulta gettato dai pastori. Stratificazioni di roccia a pelle di elefante rivelano il passato evolutivo del pianeta che ci ospita mentre strani graffiti sulle pareti inducono ad una profonda riflessione.

Piccole, minute, delicate, quasi impercettibili sono alcune croci che si confondono con le fratture nella roccia. Qualcuna contrassegnata dal semicerchio del Golgota, un’altra inscritta in uno scudo, un’altra che sovrasta un lungo graffito che ricorda una nave a remi con  alti alberi dai quali discendono dedali di corde e si gonfiano le vele. Vicino a queste una strana figura antropomorfa che regge una croce nella mano sinistra. Occhi prominenti, spalle larghe, un collo lungo alla Modigliani e abito corto da lasciar scoperte le gambe magre, sottili e tra loro distanziate. Una testa sproporzionata, forse circondata da un’aureola. Probabilmente un Santo Martire, inserito in un contesto ad egli estraneo ed arricchito da caratteri e particolari che non gli appartengono, partoriti dalla mente e dalla mano di colui che ha inciso con uno strumento appuntito le linee guida per tracciare una storia i cui capitoli si perdono tra l’erba alta di questa campagne e la consunta carraia che l’attraversa, la roccia screpolata in questa grotta e l’acqua che scorre nelle pozze di raccolta.

Croce e Santo Martire nella grotta delle croci

Croce e Santo Martire(?) nella grotta delle croci

Graffito di una nave nella grotta delle Croci

Graffito di una nave nella grotta delle Croci

Lasciate alle spalle il nostro apparentemente bizzarro personaggio la grotta prosegue in un secondo ambiente superando un minuto e breve budello attraverso cui anche la luce fa fatica ad entrare. Una stanza molto ampia che raccoglie numerosi cocci di vaso di recente fattura, e che esibisce lo scempio di una mattanza di stalagmiti barbaramente recise e scalpellate, mentre un piccolo pipistrello osserva da lontano gli sconosciuti che sono venuti a disturbare nella sua casa. Poche le concrezioni che pendono dall’alto che attestano una scarsa permeabilità del terreno. I pochi speleotemi visibili appaiono “morti” ormai da tempo. Un paio di camminamenti da disostruire potrebbero rivelare nuovi  scenari ancora del tutto inediti in quella che è stata battezzata al catasto delle grotte e cavità artificiali di Puglia come la grotta delle croci.

Ambiente più interno della grotta con un pipistrello

Ambiente più interno della grotta con un pipistrello

Riprendiamo l’uscita della grotta, torniamo alla luce di un angolo di Salento che per quanto comune potrebbe essere rimasto quasi immutato per secoli. Sono cambiati i personaggi e le comparse, ma la scenografia è sempre la stessa.

Marco Piccinni

Nota: Ringrazio Stefano Cortese per i preziosi suggerimenti sulle possibili interpretazioni dei graffiti rinvenuti all’interno di questa grotta.


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