Un “Favoloso viaggio nel tempo”
Scontato. Unico aggettivo utilizzato da tempo ormai per qualificare le singole azioni che compongono ogni giornata. Si possono vivere nuove esperienze, acquisire nuovi oggetti e competenze, conoscere nuove persone. Tutto però apparirà come di già vissuto, un eterno déja vu di azioni catalogate per immagini in un cervello “globalizzato” bombardato quotidianamente dalla “condivisione”. Scontata è ormai tutta la realtà che circonda il genere umano. Si finge di conoscere già tutto e non si cercano più risposte. Non si pongono più interrogativi, non si sollevano dubbi e quesiti. Nessun bambino a scuola solleva più la mano timida per chiedere alla sua maestra ciò che l’uomo si è chiesto per generazioni intere: “Da dove veniamo?”
Difficile rispondere a questa domanda. Il processo evolutivo che ha contribuito alla biodiversità sulla Terra è stato lungo e ricco di insidie. Per giungere allo stato di esseri intelligenti, così come crediamo di vederci oggi allo specchio, tutto avrebbe dovuto svolgersi così come è già stato scritto. Una sola, anche impercettibile, variazione in questo grande disegno evolutivo ci avrebbe condotto verso altre strade e altre mete.
In 3 miliardi e 800 milioni di anni è stimato il periodo medio in cui la vita si è sviluppata e diffusa sul nostro pianeta. In questo lunghissimo lasso di tempo, dai primi organismi unicellulari a forme biologiche molto complesse, una lunga, selezionata e perchè no, fortuita combinazione di eventi ci ha condotto fino a qui.
Un viaggio nel tempo, un favoloso viaggio nel tempo, parrebbe a conti fatti una strepitosa via di fuga dalla ricerca affannosa della quotidianeità di quanti ci hanno preceduto nella nostra diretta linea di discendenza, pur limitandoci al genere Homo. Per farlo basta abbandonarsi alla piacevole lettura delle parole in prosa di Nicola Febbraro, che dopo un intensa e fruttuosa ricerca nel suo territorio di origine, Salve, durata oltre un decennio e culminata con la pubblicazione di “Archeologia del Salento. Il territorio di Salve dai primi abitanti alla romanizzazione” (Libellula Edizioni) giunto alla sua prima ristampa, ci accompagna alla scoperta dell’archeologia salentina attraverso 7 macro tappe cronologiche per conoscere i Neanderthal nel Paleolitico Medio e i Sapiens nel Paleolitico Superiore, il primo approccio “geometrico” della realtà nel Mesolitico, la sperimentazione e lo sviluppo dell’allevamento e dell’agricoltura nel Neolitico, l’utilizzo dei metalli nell’omonima età, l’introduzione della scrittura nella lunga parentesi Iapigio-messapica e la conquista dell’invasore dell’Urbe una manciata di secoli prima dell’avvento di una nuova religione che si radicherà ben salda in quello che sarà ricordato ai posteri come Impero Romano.
Un viaggio benedetto da tre figure femminili, una venere di Parabita, la dea Minerva e una bambina del XXI sec., rispettivamente simbolo di fecondità, di forza e intelletto, di collettore per il futuro. Tre donne che reggono i due estremi della linea del tempo esplorata in questo intenso viaggio, inaugurando una galleria di disegni di Marco Piccinni a corredo della voce narrante di Nicola che, come navigato cantastorie, affronta l’archeologia con un approccio divulgativo del tutto nuovo, un linguaggio accessibile a tutti, una forma elegante ma leggera senza per questo ledere l’accuratezza dei contenuti e la rigorosità dell’approccio scientifico.
Rituali funerari, uscite di caccia, tesori nascosti, incisioni rupestri e cavernicoli artisti si manifesteranno agli occhi del lettore come se osservati furtivamente da dietro un cespuglio. Scene che si avrà l’impressione di rivivere attingendo da un ricordo lontano di difficile collocazione in quel favoloso viaggio nel tempo che abbiamo già effettuato. Ciò che occorre è sedersi comodi e sfogliare questo libro come l’album di fotografie scattate in occasione di quel viaggio. I ricordi torneranno alla mente piano piano, e saranno freschi come appena vissuti.
Marco Piccinni