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La cripta interrata di Santa Eufemia, Tricase

Alle luci dell’alba di ieri riaffora a Sant’Eufemia, popolare quartiere di Tricase, un pezzo della storia basiliana di cui questa contrada è testimone da secoli”. Comincia così l’articolo di Antonio Andrea Ciardo sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 1 agosto 2004, con il quale si ufficializza la scoperta di un vano ipogeo sullo spiazziate dell’attuale chiesa di San Nicola, adiacente un vecchio pozzo, di cui nessuno degli storici dell’antica provincia di Terra d’Otranto, sembra, abbia mai fatto menzione.

Una scoperta definita “eccezionale” poche ore dopo il fortuito ritrovamento, avvenuto per una compartecipazione di fattori che hanno visto la zona interessata dapprima da un lavoro di scavo per l’impianto di condutture per la fornitura di gas metano e da un violento temporale poi. Le copiose acque hanno allargato lo squarcio nell’asfalto aperto dai mezzi meccanici permettendo così di riesumare dalle pietre e dal fango un ambiente affrescato, abbastanza ampio, alto all’incirca 1.5 metri, intriso di una fortissima umidità.

Interno dell'invaso della cripta di Santa Eufemia

Interno dell’invaso della cripta di Santa Eufemia

«Ci troviamo, in effetti, davanti ad un rinvenimento di importanza unica sia dal punto di vista della storia sociale ed economica della nostra città, sia dal punto di vista più squisitamente culturale e della storia dell’arte del nostro territorio», sono le parole dell’allora sindaco di Tricase, Antonio Coppola, riportate nell’articolo della Gazzetta all’indomani della scoperta. Parole alle quali ha fatto seguito, due settimane più tardi, un convegno tenuto dall’associazione Janue e Madonna del Gonfalone, insieme all’amministrazione di Tricase per discorrere sul futuro del patrimonio socio-culturale del territorio di Sant’Eufemia.

Un’importanza tanto decantata di un bene sconosciuto, caduto quasi come manna dal cielo, che non ha avuto, di fatto, possibilità alcuna di essere valorizzato e opportunamente documentato. Lo dimostrano l’approssimazione delle notizie divulgate sugli articoli dei giornali nei giorni successivi alla scoperta che attribuiscono il vano a monaci basiliani, a riti di culto greco, ad insediamenti monastici di ogni tipo adducendo descrizioni sommarie e poco pertinenti allo stato di fatto.

Una lucerna e numerosi cocci ceramici sono stati riportati alla luce durante un primo e rapido lavoro di pulizia del vano, prima che fosse messo in sicurezza con dei puntelli in ferro e legno (distrutti in poco tempo dall’umidità che ha letteralmente trasformato il legno in una tenera spugna) e richiuso con una pesante lastra in ferro. Il materiale accumulatosi nell’ipogeo dopo l’originale interramento e i lavori di scavo hanno irrimediabilmente compromesso la lettura della struttura nella quale non sembra possibile identificare ulteriori corridoi o stanze accessibili.

A dieci anni dalla scoperta è stato collocato un pannello informativo al margine della cripta contenente una foto dell’unica parete affrescata documentabile ed una descrizione sommaria dell’invaso artificiale. Nel dicembre del 2015 invece il Gruppo Speleologico Tricase ha chiesto ed ottenuto il permesso di visionare l’ambiente alla ricerca di ulteriori testimonianze della presenza di strutture sotterranee citate dal De Giorgi nei suoi Bozzetti di Viaggio, il quale scrive, in relazione al borgo di Sant’Eufemia:

un cunicolo sotterraneo tagliato ad arte nella roccia tufacea, alla profondità di circa 6 metri dalla superficie del terreno,con volta ad arco acuto e col pavimento imbrecciato. Questo cunicolo è alto 1.70 metri e largo 1.1 m. Corre da est a ovest nei dintorni di Sant’Eufemia ed è stato rinvenuto scavando alcuni pozzi, allineati fra loro e che forse in origine servivano da sfiatatoi. Che cosa sia, che rappresenti, donde parta,  dove vada a far capo, tuttociò si ignora e le indagini future porranno in chiaro.

Nessuna citazione sulla cripta adiacente il pozzo, segno che nella seconda metà dell’800 era già stata interrata.

Affresco nella cripta di Santa Eufemia, Tricase

Affresco nella cripta di Santa Eufemia, Tricase

Degli affreschi superstiti abbiamo un’accurata descrizione di Giovanni Giangreco, responsabile incaricato dalla sovraintendenza per i B.A.A.P dell’Ufficio di Lecce, riportata nel libro di Francesco Accogli “La cappella del Gonfalone e il casale di Sant’Eufemia in Tricase” (pagg: 317-319):

[…] I dipinti murali, riquadrati da fasce brune secondo il più diffuso schema compositivo delle chiese rupestri di Terra d’Otranto, versano in cattivo stato di conservazione per la presenza di umidità diffusa che, verosimilmente, non dipende dalle recenti infiltrazioni verificatesi durante i lavori di canalizzazione ma risale ad epoca ben più antica; le tracce residue di colore esistenti sulle superfici murarie presentano numerose lacune che impediscono una lettura completa delle immagini dipinte soprattutto nelle campiture dei colori chiari come il bianco, l’aranciato, il rosso e l’azzurro. All’azione di degrado dell’umidità hanno resistito meglio i bruni che, in un riquadro, hanno consentito di riconoscere i contorni di un’Annunciazione con la relativa epigrafe votiva e un nome, parzialmente mutilo, che potrebbe essere riconosciuto come quello del pittore. […] si presenta come un disegno monocromo dal tratto molto largo ed accentuato che raffigura, a sinistra, la Vergine Annunziata, a destra, l’Angelo Gabriele in volo. La Madonna, col capo coperto dal velo e le mani incrociate sul petto in segno di umiltà, indossa un mantello su una tunica ed è rivolta verso sinistra dove si trova l’Angelo. Quest’ultimo, risolto i proporzioni più ridotte e librato nell’aria in posizione genuflessa, è raffigurato mentre regge con la sinistra il giglio e con la destra alzata proferisce l’annunzio; indossa una tunica corta ed è rivolto verso la Madonna. In alto, a sinistra della scena, vi è un’epigrafe votiva dipinta a colori bruni recante il nome del committente e la data di esecuzione in caratteri maiuscoli latini: “PRO SVA D[EVOTIONE] / DONATO P.[?]o / BAGLIVO A[NNO] D[OMINI] 17[5]7”. Sempre sullo stesso lato, più in basso, all’altezza dell’omero destro della Vergine, un altro nome parzialmente mutilo: “GIOSEPPE MA[R]CI[NO ?]” compare in caratteri misti, maiuscoli e corsivi, eseguito con una grafia piuttosto incerta, tipica di chi non ha eccessiva pratica con la scrittura. […]

Dedica del committente dell'affresco

Dedica del committente dell’affresco

Altri nomi affrescati sulla pareti della cripta di Santa Eufemia

Altri nomi affrescati sulla pareti della cripta di Santa Eufemia

Un artista dal nome sconosciuto e al quale, sembra, non sia stata attribuita nessun’altra opera o commissione in Salento. Sconosciuto come la reale destinazione d’uso dell’invaso: una chiesa latina sotterranea? Una cappella privata? Un vano sepolcrale di una precedente chiesa?

Marco Piccinni


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