Istantanee dal Salento: “Annu Novu, Salve Vecchiu”
SALVE (Le) – Diciamolo senza se e senza ma: se “Annu Novu Salve Vecchiu” (numero unico di storia e cultura salvese) non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Da 19 anni – un tempo infinito per la caduca editoria periodica e non del Mezzogiorno – a fine anno assembla il meglio di quanto il Salento può scannerizzare in termini di ricerca storica, artistica, culturale, spirituale, impegnando intellettuali, accademici, free-lance, eruditi.
Quest’anno poi l’offerta è eccezionalmente sontuosa, di qualità; l’esplorazione intensa e di spessore. Il nuovo numero è stato presentato in una serata-evento nel delizioso Palazzo Ramirez). Ricca di proposte, spunti, riflessioni, di analisi ben articolate, di postulati culturali spesso inediti e anche provocatori (su tutti l’appassionato e scandalizzato “No sacciu comu la terra ne mantene”, del grande artista Vito Russo (“strati di immondizia testimonieranno di una civiltà impazzita diventata metastasi del pianeta”), tra i fondatori della rivista, con Antonio Vantaggio e l’imprenditore Americo Pepe, che la sostiene in solido col Comune di Salve e “Maldive del Salento”) o comunque “out” in un’editoria quotidiana e periodica sempre più omologata e al valium.
Vantaggio, col suo logo “Cultura e Turismo”, lo pensa e lo organizza aiutato nello sviluppo del concept dalla redazione di cui fanno parte Giuseppina Marzo, Rosanna Schina e Giovanni Spano. Che riescono a trasfigurare il microcosmo della loro comunità in un qualcosa di più semanticamente ricco, nella metafora del contesto meridionale, nel topos mediterraneo nel cuore barocco nel XXI secolo.
Letta in controluce, “Annu Novu…” (pp. 256, s.i.p., ampio e suggestivo corredo fotografico) fa intravedere gli equilibri politici, sociali, economici, culturali del nostro universo meridiano. Ma anche ansie di futuro, istanze di modernità. Di una community cosciente e responsabile, che rispetto ai padri ha acquisito più strumenti di conoscenza e di analisi sui propri destini.
Questa edizione, come si accennava, è qualitativamente preziosa e tenta di decodificare una società liquida, intercettandone umori e amori, protagonismi, l’ansia di influire sui propri destini in un tempo complesso e compresso, dove, come osserva nella presentazione il sindaco Vincenzo Passaseo “l’evoluzione rapida della società determina la dispersione della memoria collettiva”.
I contributi contengono i “germi” di una riflessione acuta quanto articolata. Il saggio “Belisario Balduino, un vescovo meridionale pioniere della riforma tridentina”, dello storico Francesco Danieli, si legge d’un fiato. Getta un fascio di nuova luce su un personaggio della storia della Chiesa Universale poco indagato, un genius loci del suo tempo che intervenne con determinazione al Concilio di Trento. Che nacque in Terra di Montesardo (Lecce) nel 1518 e morì a Larino (Campobasso) nel 1591, dove fu vescovo per 32 anni. Apprendiamo che la lasciato scritti negli archivi della Parrocchia di San Michele Arcangelo a Noha e in quelli del Vescovado di Nardò. Testimone coltissimo di un tempo in cui “non mancavano i preti che avevano abbracciato il ministero solo per interesse, molti vivevano nel concubinato, in pubblico stato di peccato, procurando non poco scandalo fra i fedeli; altri erano in debito con la giustizia, essendosi macchiati dei crimini più disparati; altri ancora perseveravano in un’ignoranza crassa, tanto da celebrare messa senza saper né leggere né scrivere…”.
Altri interventi appassionati tutti da leggere: “Le dinamiche insediative del Salento meridionale in età romana” (Marco Cavalera, Nicola Febbraro); il toccante ricordo dello storico ed editore Francesco Accogli di Sergio Torsello, direttore artistico della “Notte della Taranta”, morto nell’aprile scorso; “Il giallo della porpora” (Mario Albrizzi, un Cardinale nato a Salve… per sbaglio!)”, di Carlo Stasi; “Frantoi Ipogei in Salve” (Uno screening dal Catasto Onciario del 1744), di Gianluca Tonti; “Le monete che spendeva Liborio Romano” (indagine storica e numismatica sulla monetazione in uso nel Regno di Napoli durante il periodo di vita di Liborio Romano), di Stefano Conti; “Giuseppe Romano da Patù” (patriota e difensore degli interessi del Mezzogiorno nel Parlamento italiano), di Salvatore Coppola; “Ai Fani negli Anni Settanta” (Le Summer School), di Antonio Lupo; “Norman Mommens, lo scultore” (Breve storia della nascita di un archivio), di Ada Martella. Altri collaboratori: Biagio Raone, Teresa Bennardi, don Lorenzo Profico (parroco), Nicolas e Maggie Gray, Antonio Stendardo, Antonio Pellico, Antonio Piscopello, Direzione Biblioteca Comunale di Salve, Direzione Archivio di Stato di Lecce.
E contributors: Andrea Carlo Marasco, Anna Maria Russo, Alessandro Martella, Nicola De Paulis, Raimondo Massaro, Nicola Passaseo, Stefano Cortese, Gilberto Spagnolo, Nicola De Lecce, Piergiuseppe De Matteis, Francesco De Paola, Vittorio Zacchino, Maurizio Nocera, Stefano Tanisi, Filippo Giacomo Cerfeda, Francesco Fersini, Alessandro Laporta, Francesco Greco e le poesie di Angela Galasso, potentina di nascita e, avendo sposato l’emigrante Cosimo Siciliano, salvese d’adozione.
Francesco Greco
Articolo già pubblicato su Giornale di Puglia