Le spunnulate di Torre Castiglione
Quello più tecnico le chiamerebbe sprofondamenti frammentari; quello più pratico invece le chiamerebbe doline da crollo; il saputello le indicherebbe come piccole voragini; i turisti di passaggio forse non le noterebbe neppure ma, per Torre Castiglione hanno solo un nome, spunnulate.
Spunnulate, ossia sprofondate, nella tenera scogliera misto spiaggia che le vede inserite in un contesto paesaggistico incorniciato tra lo sguardo sempre vigile sul mare di Torre Lapillo e i ruderi di quella che un tempo era Torre Castiglione. Interessanti cavità sparse lungo la costa fino a quasi a un chilometro nell’entroterra (diffuse anche a Porto Cesareo, Sant’Isidoro e Serra Cicora su una fascia costiera lunga 25km), tutte in diretta connessione con il mare (che ha contribuito alla genesi) attraverso piccoli reticoli in parte ostruiti, presentano caratteristiche botaniche e zoologiche degne di nota.
Sono quasi tutte allineate in direzione nord-est/sud-est, lungo una direttrice che va dalla scarpata delle Murge fino al mare. La geomorfologia di molte è stata alterata nel corso dei secoli dall’intervento umano e si presentano oggi come semplici avvallamenti della pianura oppure come cavità e inghiottitoi di dimensioni considerevoli, originatesi in calcareniti plioceniche a pecten jacobeau, cardium, ecc… molto friabili ed erodibili, caratteristiche che le porterebbero, anche a distanza di pochi mesi a modificarne, anche pesantemente, profilo e topografia.
Uno studio approfondito da parte di Curti e Lorenzoni nel 1969 ne ha rivelato alcuni segreti fino ad allora sconosciuti o non adeguatamente apprezzati da precedenti studi, principalmente di tipo geologico, richiamando così l’attenzione sull’importanza che assume la vegetazione della zona e dell’evoluzione di quella strettamente costiera del Salento occidentale.
Nelle doline vegetano, a strati, 252 diverse specie differenti. Oltre a quelle autoctone anche diverse piante nitrofile, ruderali e numerosi elementi tipici della “macchia alta”, come Quercus ilex. All’interno della cavità si è instaurato un ambiente particolare, riparato dalla salsedine trasportata dai venti che soffiano dal mare, maggiore umidità, assenza di colture e pascoli, oltre a frequenti specchi permanenti d’acqua dolce, sorgiva, a tratti mista ad acqua salata, sul fondo delle doline. Questi ultimi, di dimensioni e livelli variabili, sono piuttosto conosciuti in quanto alcuni ospitano piccole comunità di anguille. L’acqua marina che qui vi penetra è conduttrice inoltre di alghe, spesso con particolari adattamenti morfologici e fisiologici. Acqua che inoltre dona un particolare dinamismo alla geomorfologia di questi ambienti, con la sua forza erosiva, favorendo crolli, corrosioni, escavazioni e attraverso il mescolamento con le acque sorgive dolci dona particolari peculiarità al carsismo costiero di torre Castiglione.
Le spunnulate sono oggetto di tutela idrogeologica, una misura necessaria in relazione allo stato di degrado in cui molte versano a causa del contatto antropico che le vede utilizzate come discariche di rifiuti.
Uno studio del 2006 basato su indagini e foto aeree scattate nel 1955, 1985 e nel 1997, ha tracciato una descrizione della distribuzione spaziale e temporale delle spunnulate in un periodo compreso negli ultimi 50 anni, valutandone lo stato di conservazione. Lo studio ha individuato tra i comuni di Porto Cesareo e Nardò, ben 95 elementi carsici differenti, mettendo in evidenza che, solo nel periodo considerato, il rapporto tra il numero della spunnulate di nuova formazione rispetto a quelle distrutte è di 1 a 15. Sono 66 le spunnulate tuttora esistenti e 16 quelle distrutte, principalmente per riempimento, spesso per far posto a fabbricati.
Marco Piccinni
BIBLIOGRAFIA:
Beccarisi, Delle Rose, Ernandes, Napoletano, Zuccarello – Distribuzione geografica e stato di conservazione delle doline di crollo della costa ionica salentina (Puglia Meridionale) – Atti del Secondo Workshop Sinkhole 2010.
Pietro Parenzan – Speleologia Pugliese, Ed. Comune di Taranto (1979)