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Grotta della Monaca, Otranto

Puglia, terra di pipistrelli. 20 specie censite negli ultimi 50 anni di questi strani “uccelli”, che poi uccelli non sono, da sempre identificati nei vari dialetti come “topi con le ali”. E si, sono dei mammiferi come i nostri amici roditori ai quali, secondo alcuni, somigliano anche un po’.

Demonizzati e divinizzati: ogni epoca ha guardato in maniera differente, rispetto a quella che l’ha preceduta, queste strane creature della notte che hanno ispirato poeti, scrittori e sedicenti masciari accompagnando loro a pindariche connessioni con questo o quell’altro evento paranormale.

Ovidio ne narra la genesi come metamorfosi delle tre figlie di Minia, re di Orcomeno, le quali si rifiutarono sempre di venerare Dioniso, in occasione delle sue festività, preferendo rimanere in casa a filare e ricamare. Il dio però decise di vendicarsi e di tentare in vari modi le fanciulle a rendergli i dovuti onori fino a quando, spossato dai continui rifiuti, le indusse a dilaniare l’imberbe figlio di Leucippo. Fu a questo punto che corsero per unirsi alle altre Menadi che si era aggregate per celebrare i dovuti onori all’ebbra divinità. Queste le respinsero disgustate dalla loro empietà, reato che costò loro la trasformazione in “vespertille”, in pipistrelli.

E mentre cercano rifugio,

una membrana per i rimpiccioliti arti

si stende imprigionando le braccia in tenue velo.

Come abbiano perduto la vecchia figura

Le tenebre celano.

Non su penne si librano,

ma su trasparenti ali;

e quando tentano di parlare

emettono un voce sottile

sproporzionata al corpo,

lamentandosi con sommessi squittii.

In luoghi coperti, non nei boschi abitano;

e detestando la luce di notte volano,

il nome prendendo dall’ora verspetina.

 

Il parco nazionale del Gargano, in agro di Manfredonia, ospita il complesso ipogeo denominato “Cave di Santa Lucia”, un sistema artificiale che vanta la più alta varietà e concentrazione di pipistrelli in tutta Europa, con oltre 6000 individui ripartiti tra otto specie diverse. Una rarità, se si considera il fatto che la maggior parte dei chirotteri formano colonie mono-specie. Seguono due grandi nursery nel Salento nelle grotte di Martina Franca (Nove Caseddhe) e di Otranto, in località Cerra: qui una delle più grandi d’Europa è ospitata all’interno di grotta della Monaca, la quale è arrivata a ospitare, secondo un censimento del 2001, anche 1500 esemplari di Miniopterus schreibersi.

Grotta della Monaca, Otranto

Grotta della Monaca, Otranto

È difficile accertare con accurata precisione il numero di elementi che compongono le colonie. Spesso risulta estremamente complesso anche identificarne la specie di appartenenza data la necessità di dover effettuare ripetuti censimenti in momenti particolari del ciclo biologico di questi mammiferi, come quello del letargo o della riproduzione.

La ricetta per un buona nursery richiede severe condizioni climatiche e valori di umidità e temperatura non proibitivi alla sopravvivenza dei piccoli chirotteri che vengono coccolati e  stretti intorno alle loro mamme, in un abbraccio collettivo di tutta la comunità. Vengono spesso privilegiate grotte con un sviluppo che procede verso l’alto rispetto all’ingresso, in quanto, nei periodi caldi, durante i quali si verificano le nascite, garantiscono una miglior tenuta del calore che, una volta penetrato nella cavità, raggiunge la volta, riscaldandola.  Queste condizioni rendono grotta della Monaca un perfetto e importante sito riproduttivo.

Si accede a nuoto in una vasta sala circolare completamente occupata dal mare e racchiusa da una volta che non supera i 4 metri e mezzo di altezza. Un secondo ingresso, stretto,  artificiale ed attualmente chiuso da un cancello, è scavato quasi trasversalmente al lato nord del sala, e consente di raggiungerne l’interno direttamente dalla scogliera. Le radici di varie piante calano dall’alto della volta, fornendo la materia prima per la formazione di particolari concrezioni all’interno delle quali sono state inglobate.

La grotta si apre alla base di una estesa, bassa falesia del pliocene medio ed è una piena dimostrazione di come gli aspetti carsici della costa salentina e la conseguente presenza di un’innumerevole serie di cavità marine abbiano contributo alla presenza stabile di chirotteri. Per questo motivo è importante preservare la tranquillità dei luoghi per evitare che si verifichino fenomeni di emigrazioni di questi mammiferi come è già avvenuto per grotta Zinzulusa che, negli anni, ha visto fortemente ridursi la popolazione di pipistrelli.

Marco Piccinni

Bibliografia

Michele Bux, Giovanni Scillitani, Lidia Scalera Liaci – I Chirotteri, in Le grotte e il carsismo in Puglia, a cura di Salvatore Inguscio, Domenico Lorusso, Vincenzo Pascali, Gioanni Ragone, Giuseppe Savino.

Dipartimento di Zoologia Università degli studi di Bari – Censimento delle popolazioni di chirotteri nelle grotte pugliesi e valutazione delle condizioni e grado di vulnerabilità.

Mauro Mucedda, Marcello Vadacca, Nini Ciccarese – Osservazioni sui chirotteri di alcune grotte costiere del salento sud orientale (Lecce), in Thalassia Salentina, volume 26 suppl. (2003).

Alfredo Cattabiani – Volario. Simboli, miti e misteri degli esseri alati: uccelli, insetti, creature fantastiche. Mondadori (2000)


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