Home » Approfondimenti » “Siamo tartassati”. Il lamento degli emigranti

“Siamo tartassati”. Il lamento degli emigranti

Lo sguardo dell’emigrante sulle cose, la realtà, è ontologicamente doppio, bifronte, come il dio Giano. Ai format della cultura di nascita e di formazione, sovrappone i topoi del paese di accoglienza, dove vive e lavora

Il confronto è inevitabile. E quasi sempre siamo noi a perderci. Nel senso del degrado del paesaggio, della cattiva educazione civica dei residenti, della scadente qualità dei servizi, del turista spesso trattato come un pollo da spennare. 

Così, sotto l’ombrellone, Nietta e Roberto, salentini emigrati in Germania, si fanno portavoce del pensiero dei tanti nostri connazionali costretti a cercare pane e fortuna all’estero. Alcuni dei quali erano pure rientrati per far cominciare le scuole al paese natio, ma a fronte di una “ripresa” economica che solo la propaganda di politici alla frutta vede, sono stati costretti a ritornare precipitosamente col primo treno.

Fonte dalla rete

Ecco dunque aperto il quaderno delle criticità, e delle lagnanze. Si comincia con i Comuni che hanno spiagge, perché ormai le hanno quasi tutte date in gestione agli stabilimenti privati, per cui non c’è più un pezzo di arenile libero. Tutte le strade intorno sono parcheggi a pagamento. Lo sfruttamento del personale nel settore turistico non fa più notizia: è “norma”: camerieri e cuochi sottopagati. Scorretta poi viene considerata dagli emigranti la concorrenza delle tante sagre, ritenute forme di ristorazione a cielo aperto, con pressi da trattoria: “Anni fa chiedevano un’offerta, oggi una pìttala può costare anche un euro!”, dice una turista.

Si passa poi al decoro urbano e alla viabilità. Le vie, dicono gli emigranti abituati a Zurigo, Berlino, Londra, Barcellona, ecc., sono piene di buche, erbacce, rifiuti e c’è anche chi non viene con la sua auto per non incidentarla. Le strisce pedonali sono un’opzione: spesso invisibili e se ci sono a volte non sono segnalate.

E poi c’è il capitolo-tributi, il più doloroso. Ci sono emigranti che all’estero vivono in affitto e l’abitazione che hanno al paese natale risulta “seconda casa”, con tasse molto pesanti. Il canone Rai è ritenuto eccessivo rispetto all’uso dell’apparecchio tv per due settimane all’anno, e “salata” la tassa sulla spazzatura.

Si potrebbe continuare, ma “meglio non rovinarsi questi ultimi giorni di ferie”.

“Noi volevamo dare il nostro contributo alla crescita della patria, siamo stati costretti a emigrare e anche i nostri figli vivono all’estero e invece di rispettarci ci trattano come italiani di serie B…”. Ogni commento è superfluo.

Francesco Greco  

 


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.