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CULTURA. L’ICS ha un anno, è tempo di bilanci

TERRA D’OTRANTO – Un anno vissuto intensamente, senza risparmio di energie, su scala mondiale. Perché volere è potere.

L’ICS (Istituto di Cultura Salentina) nacque esattamente un anno fa, l’8 settembre 2016. E da allora tutto è stato virale: non si è più fermato.

Per dare “voce” e visibilità alla creatività diffusa di Terra d’Otranto, la terra di Ennio e Archita, Columella e Belisario Balduino, il Galateo e Cosimo De Giorgi, e poi Schipa e Carmelo Bene. Fra i tantissimi.

Il Direttivo ICS con Agostino Picicco nell'ultimo evento del 9 agosto a Santa Cesarea Terme

Il Direttivo ICS con Agostino Picicco nell’ultimo evento del 9 agosto a Santa Cesarea Terme

Per smuovere la acque della stagnazione in una terra sonnacchiosa, dove il tempo scorre troppo lento, bypassare la devastante burocrazia degli assessorati alla “Non c’è problema!”, contro gli sprechi di denaro pubblico (erogato con discrezionalità politica) che non cambiano lo status quo, non producono nulla, quando non sono regalie per clientele elettorali.

In questo anno l’ICS si è mosso a livello planetario, ha coinvolto numerosissimi artisti e intellettuali, li ha proposti, inseriti in una rete virtuosa e fatti conoscere oltre confine, ha valorizzato aziende e loghi di brand d’eccellenza del territorio, ha dialogato con istituzioni d’ogni tipo, tutti interessati alla bellezza, all’arte, alla diffusione della cultura anche lontano dai suoi “santuari” editoriali: ha promosso il meglio della creatività.

L’idea è partorita dalla genialità della scrittrice euro-mediterranea Annalaura Giannelli (“Di terra e d’anima”, Adda 2013, “La figlia del destino”, Adda 2015), presidente dell’ICS, che in questi 12 mesi ha affiancato l’attività di consulente aziendale e si è dannata l’anima organizzando – con i suoi infaticabili collaboratori – eventi di grande riscontro mediatico e culturale.
Assieme a lei spiccano i nomi di un direttivo d’eccellenza: Luciano Barbetta, vice presidente, Antonio Soleti, responsabile dei rapporti e della comunicazione, Valentino Tarsilla, responsabile export culturale, Emanuela Rucco, segretaria dell’Istituto.

DOMANDA: Che bilancio presentate?
RISPOSTA: Un bilancio attivo, ma non è certo il momento di cullarsi sugli allori. E’ stato un anno estremamente impegnativo per tutti noi componenti del direttivo, concentrato a dar prova che se si vuole, si può fare. Abbiamo lavorato per costruire una rete virtuosa di collegamenti locali, nazionali e internazionali, consapevoli che “coltivare il proprio orticello” non serve a nulla. Per crescere e dare lustro al territorio bisogna saper fare squadra e per fare squadra ci vuole umiltà.

D. Come le venne l’idea?
R. Ero a Tirana per ragioni legate al mio ultimo romanzo in compagnia dell’attuale responsabile ICS per l’export culturale, Valentino Tarsilla, quando siamo stati accolti dalla Direttrice dell’Istituto di Cultura Italiana in Albania. Ne sono rimasta profondamente colpita e ho subito pensato che sarebbe stato meraviglioso per il Salento avere un Istituto di Cultura sempre acceso come un faro per tutti, capace di aggregare e valorizzare le nostre risorse suddividendole per grandi categorie: storia, arte e spettacolo, agricoltura, musica, letteratura e così via, che fosse un punto di riferimento per tutti. E’ questo che stiamo cercando di fare, ma non è facile. Le istituzioni ci lasciano soli. Non siamo ancora riusciti ad avere una sede adeguata, ma non per questo ci fermiamo.

D. Qual’è esattamente la sua mission?
R. Operiamo su due fronti, in estrema sintesi, quello della valorizzazione dell’identità culturale e quello legato ai “ponti” interculturali che vengono avviati attraverso protocolli di intesa con enti e/o associazioni culturali estere. Costruita la rete, diamo avvio a dei progetti, ultimo, ad esempio, quello che ci lega al Centro di Cultura Italiana di Siviglia.
A maggio scorso abbiamo accolto nel Salento quaranta amici sivigliani venuti per conoscere la nostra cultura e la nostra storia, non solo attratti dal mare.
In autunno saremo noi ad andare in Andalusia portando le nostre eccellenze letterarie, musicali, enogastronomiche, imprenditoriali ecc.
Tutto questo consente di raggiungere due risultati: sviluppare amore e orgoglio consapevoli per la propria Terra, una sorta di difesa immunitaria da quanto quotidianamente siamo costretti a subìre e promuovere il Salento in campo internazionale, senza sostituirci a chi dovrebbe farlo di mestiere. Per noi resta solo una passione.

D. Quali, dove, con chi le iniziative più significative di questo anno?
R. L’ultimo progetto si è concluso con la riapertura ad hoc della bellissima chiesa di San Francesco della Scarpa a Lecce (con il patrocinio della Provincia di Lecce), che ha ospitato la mostra pittorica del maestro andaluso Josè Maria Pena, “Uno sguardo particolare” dedicata al grande cinema italiano, ma in campo c’è moltissimo. Stiamo lavorando in partnership con l’associazione Apulian Way di Shanghai dove siamo stati lo scorso novembre, ad agosto abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con l’ARP (Associazione regionale Pugliesi di Milano) e a ottobre organizzeremo con questi meravigliosi amici un evento all’insegna della cultura salentina proprio nella grande capitale industriale italiana. Abbiamo di recente sottoscritto un protocollo di intesa anche con Confindustria Lecce che ci metterà in condizione di pilotare il secondo Master di Storia e Cultura Salentina 2018 su tematiche più attuali legate alla realtà industriale ed economica del Salento, già reduci dal grande successo del primo.

D. C’è altro in cantiere per il futuro?
R. C’è davvero tanto da fare, a iniziare dal prossimo Master. L’attenzione, come ho già detto, è rivolta, però, alla costruzione della rete piuttosto che ai singoli eventi, che pure servono, danno lustro e visibilità e che spessissimo patrociniamo.
Se si cresce, si cresce insieme, questo è il senso dell’ICS.

Francesco Greco


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