TEATRO. Le immortali “Metamorfosi” dentro di noi
POGGIARDO (Le) – All’ora del sipario, gli dei dispettosi hanno mandato sulla terra un violento acquazzone. Ma i mortali della compagnia teatrale “Ora in scena!” (Associazione Culturale Orizzonte) non si sono fatti spaventare: li hanno ringraziati perché la terra finalmente è stata dissetata, poi hanno atteso che la nuvola fantozziana passasse e pazientemente, resistendo all’umana tentazione di cantarne quattro a quelli dell’Olimpo, hanno asciugato la pioggia sul palcoscenico, la scenografia, la strumentazione elettronica, ecc.
Così uomini e dei hanno potuto riprendere la loro disputa secolare: Aracne a sfidare la dea Pallade Atena nell’arte del ricamo, Icaro a innalzarsi nel cielo verso l’empireo con le sue misere ali di cera, peraltro indebolite anche dalla pioggia, franando sulle rocce, e così via.
Insomma, quaggiù gli uomini impicciati nelle loro vicissitudini quotidiane, lassù gli dei che pretenderebbero di governare i loro destini, sempre in bilico in un atteggiamento fra benevolenza e rigore, concedendosi comunque frequenti libertà per procurarsi il piacere, talvolta ipocritamente, sotto mentite spoglie e vendicandosi dei mortali troppo arditi mutandoli in flora o fauna.
Duemila anni dopo, le “Metamorfosi” conservano ancora tutta la loro potenza dialettica e carica destrutturante, che costrinsero Ovidio Nasone all’esilio dalla patria nell’8 d. C. Infatti finì i suoi giorni a Tomi, in Romania, sul Mar Nero.
Massimo Cotta, amico e sodale, va a trovarlo, visita i luoghi che ha frequentato, finché una sua frase (“Nessuno conserva la sua immagine!”) lo mette sulla pista giusta. L’occasione è propizia per far rivivere tutti i suoi personaggi, che nelle loro ambizioni e fragilità, illusioni e seduzioni, sono di una sorprendente attualità: come se il poeta li avesse inventati ieri.
Nel delizioso Largo Chiesa, un tripudio al barocco nel cuore antico di Poggiardo, l’estate è stata salutata con uno spettacolo di grande pathos e forza filologica, nel solco di tutto il teatro del maestro Paolo Rausa, un salentino che vive a metà fra Milano e Terra d’Otranto, “padrone” del mondo classico, che ormai da anni regala sia alla Lombardia che a noi il meglio delle opere di quel periodo storico.
Le “Metamorfosi” (patrocinio del Comune, dell’Arp, associazione Regionale Pugliesi) sono state salutate da una calda standing-ovation, con gli interpreti chiamati in scena e applauditi per la loro capacità di aderire alla “pelle” dei personaggi.
Credits: Michele Bovino (Aurelio Massimo Cotta, amico di Ovidio), Armando Pisanello (Deucalione, Licaone, Pandione), Tina Rizzo De Giovanni (Pirra, pubblico ozioso), Ornella Bongiorni (Fama, Alcione, Pallade Atena), Florinda Caroppo (Aracne, Eco, Filomèla), Vito Rubano (Tereo, Ceice), Salvatore Brigante (Pitagora, Marsia), Tonio Rizzo (Atteone, Mida, Dedalo), Alberto Bene (Narciso, Icaro). Coreografie di Kalimba Studio Dance di Carmen Quaranta, che ha danzato con Giusy Pede e Samia El Zein.
Ideazione e regia Paolo Rausa, aiuto e montaggio audio-video di Ornella Bongiorni.
Francesco Greco