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Quello scrigno di “Annu Novu, Salve Vecchiu” che contiene la nostra memoria

Diciamolo: noi che in Terra d’Otranto siamo stanziali, attaccati alla sua terra esigua “come un albero di ulivo secolare” (Giancarlo Colella). Che mai ce ne andremmo, perché avvinti da una strana, misteriosa energia. Che per quel poco che possiamo, contribuiamo alla crescita umana e culturale di una terra che ogni giorno ci sorprende e che noi stessi poco conosciamo.
Noi “lucertole dalla faccia di dado”, attendiamo “Annu Novu, Salve Vecchiu” (numero unico di storia e cultura salvese) curiosi di sapere cosa troveremo in fondo allo scrigno della nostra memoria, identità, epos, etos, vissuto sedimentato in secoli e millenni.

In 30 anni (nacque nel 1986 da un’idea di Antonio Vantaggio, lo scultore Vito Russo, l’imprenditore Americo Pepe) e nelle 20 edizioni sin qui edite, non siamo mai stati delusi, anzi, ogni numero è un fatto a sé, sempre più ricco e pregno di spunti, riflessioni, notizie, analisi, quelle tessere che compongono il barocco mosaico del nostro dna.

Al “mantra” non sfugge il nuovissimo numero (Serafino Arti Grafiche, Tricase 2017, pp. 296, s.i.p., col contributo del Comune di Salve, l’Impresa Pepe, “Cultura e Turismo”) presentato nella deliziosa location di Palazzo Ramirez alla presenza di S. E. Monsignor Vito Angiuli, Vescovo della Diocesi Ugento-S. Maria di Leuca, il regista Edoardo Winspeare (giunto in zona-Cesarini), il sindaco Nicola Passaseo, la prof. Manuela De Giorgi (Università del Salento) e realizzato con la solita abnegazione da Vantaggio e la sua benemerita associazione, che coordina un gruppo di volontari (Giuseppina Marzo, Rosanna Schina, Giovanni Spano e altri), con collaboratori di prestigio: don Lorenzo Profico, don Giorgio Margiotta, il pittore Biagio Raone, Alfredina Minonne, Nicola Pepe, Vito Ferraro, Franco Vantaggio, Nicola Negro.

Sospesa fra ieri e oggi, questa nuova edizione si colloca nel solco della tradizione in quanto a qualità dei testi e originalità dello sguardo analitico sulla storia di Salve e dintorni in tutta la sua ricchezza, seduzione, fascino.

annu novu salve vecchio - 20

Dall’intervista alla prof. Elettra Ingravallo (docente di Paletnologia all’Università del Salento, allieva del prof. Giuliano Cremonesi) sui 90 tumuli della necropoli a incinerazione sulla Serra di Salve (IV-III Millennio a. C., età del rame), che fra l’altro chiede fondi per continuare a indagare un sito che “non ha l’eguale in nessuna parte dì’Italia”. Al bel saggio di Marco Cavalera e Nicola Febbraro, studiosi di valore ormai affermati anche grazie a pubblicazioni di pregio, sulla mitica città di Cassandra che, secondo lo storico Aldo Simone sarebbe “ubicata a metà strada far gli importanti abitati messapici di Ugento e Vereto”.

Commuove il “tribute” dello storico Francesco Fersini a Giovanni Cosi (1919-2016) che ha speso una vita per abbozzare la storia di Arigliano, e alla fine ne ha fatto dono alle nuove generazioni affinché rafforzi la loro identità, ma anche il carteggio proposto dallo storico Francesco Accogli (nel 1982 segretario del Pci di Tricase, sezione “Antonio Gramsci”) con don Tonino Bello che da parroco della Chiesa Matrice sta per diventare Vescovo di Molfetta (“Io penso che potremmo cantare nello stesso coro…”).

Curiosa poi la disputa attorno alle offerte a Santa Marina di cui Filippo Giacomo Cerfeda ha trovato traccia negli archivi della Curia di Otranto e poetico il contributo di Nicolas Gray “Fasting and Feasting a Spigolizzi” (tradotto dall’inglese da Aldo Magagnino) sulla madre Patience Gray (“Honey from a Weed”, best-sellers in Gran Bretagna) che di recente la rivista “Paris Review” ha definito “la più importante scrittrice di cucina di cui non avete mai sentito parlare”.

Deliziosa la ricostruzione del ricercatore Rocco Martella di un viaggio da Tricase a Polignano e ritorno nel 1694 per chiedere la grazia a San Vito: il figlio del contadino “Zappalanotte” era stato morsicato da un cane e “il parroco donno Angelo Micetti aveva dato la carità di grana uno ad Antonio Scolozzi…”.

Tutti da leggere: “I muretti di Lido Marini” (Anna Maria Russo), “I cicli pittorici nell’abside della Chiesa di Santu Lasi a Salve” (Stefano Cortese), “L’arciprete di Salve e un’epigrafe tricasina del 1685” (Ercole Morciano), “Argenti ecclesiastici tra XVI e XVII nelle diocesi di Nardò-Gallipoli e Ugento-S. M. di Leuca. Gli argenti nella Chiesa di San Nicola a Salve” (Francesco Cazzato), “Storia della Stampa Leccese dalle origini (1631) al periodo postunitario, e un’erede salvese” (Mario Cazzato-Gilberto Spagnolo), ”Gli alterni destini della landed gentry di Terra d’Otranto in età moderna: i Montano di Salve” (Francesco De Paola), “Gli scempi novecenteschi nella Collegiata di Galatone e il mito dell’Organo Olgiati (1624)” (Francesco Danieli), “Un libro della biblioteca di Liborio Romano” (Alessandro Laporta), “Dalla terra alla terra: Arte e Natura alla Masseria Santu Lasi” (Vincenzo Cazzato e Luigi Nicolardi), “L’importanza del terreno a vite nel feudo de Li Fani e una strana costruzione: il Palmento” (Marta Passaseo), “Alcune Deliberazioni Decurionali del Comune di Salve” (Vincenzo Sammali), “Un disegno della Torre dei Pali vecchio di due secoli” (Mauro Ciardo), “Grotte, chiese rupestri, frantoi ipogei, neviere. Riesumiamo la nostra storia” (Vito Russo), “La controversia tra il Comune di Gallipoli e l’Amministrazione Generale della Real Casa di ammortizzazione e demanio pubblico nel secolo XIX per il possesso dell’isola di Sant’Andrea ” (Federico Natali), “Un martire a Pechino. Il presiccese padre Pasquale D’Addosio” (don Francesco Cazzato), “La Grande Guerra dei Salvesi” (Mino Lezzi), “Una pagina di storia politica salvese: ascesa e caduta del podestà Aldo Simone, 1929-1932” (Salvatore Coppola), “Torre Pali e Pescoluse 25 anni dopo: ricordi e cambiamenti” (Carlo Stasi), “Appunti di vita scolastica a Salve” (Antonio Lupo), “Piccole mutazioni del paesaggio” (Francesco Greco, che citando a memoria, attribuisce erroneamente a Vanini un pensiero di Giordano Bruno, “immaginava altri mondi ma uno stesso Dio”).

Addolora, infine, sapere che la prestigiosa rivista – che ha visto collaboratori di rango e proposto temi originali e foto inedite che spesso giacevano in archivi privati – rischi la chiusura. Il territorio, le istituzioni, le imprese dovrebbero assumersi delle responsabilità affinché continui a vivere.

E siamo certi che risponderanno positivamente e fra un anno sfoglieremo col consueto interesse misto a meraviglia l’edizione del 2018.

Francesco Greco


Un commento su “Quello scrigno di “Annu Novu, Salve Vecchiu” che contiene la nostra memoria

  1. Francesco Lopez y Royo ha detto:

    interessantissimi articoli, già ho avuto modo di leggere i primi numeri della rivista,molto ben fatta ed articolata.

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