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CONTAMINAZIONI. Se la pizzica incontra la capoeira

ZOLLINO (Le) – “Cristu du celu teni l’acqua/ no me la fare du celu cadire…”.

Se nella vita si vive di intuizioni, di folgorazioni, la ricercatrice, musicista e cantante Anna Cinzia Villani fu la prima, tanti anni fa, a capire che era necessario fermare la deriva della memoria che in nome della globalizzazione culturale stava omologando Terra d’Otranto ad altri angoli del pianeta, derubandola della sua anima più antica, nobile, ricca di pathos.

Così la studiosa (è nata a Tricase ma vive a Zollino, nel cuore della Grecìa Salentina) diede inizio a un processo di recupero, valorizzazione e diffusione, una ricognizione sui territori del patrimonio e le ultime fonti orali e testimonianze dirette rimaste – prima che si disperdessero – della musica del mondo di ieri (canti, melodie legati al lavoro della terra, all’amore, il desiderio, la speranza, il misticismo, le superstizioni, i riti arcaici, ecc.), la civiltà contadina che compone il nostro dna, impregna ogni goccia del nostro sangue, è in ogni interstizio della memoria, forza delle nostre radici. Lavoro serio e appassionato, che è finito in numerose incisioni di successo, apprezzate in Italia e nel mondo. Così Cinzia è diventata un mito, una delle studiose più serie dell’area mediterranea e la sua voce unica, ricca di mille riflessi, è entrata nel cuore di milioni di persone.

“Vabbànne maritu meu, vabbànne a fore/ ca l’addhu sta me spetta allu puntone…”.

Fatto questo lavoro e impedito che si disperdesse il passato, Cinzia ha auto un’altra intuizione: la musica di tradizione, la pizzica pizzica, doveva aprirsi al confronto con altri mondi, uomini, storie, ma non una volta l’anno (Notte della Taranta), ma come metodo.

E’ il concept più intimo che anima “Ulìa”, il disco in lavorazione di Anna Cinzia Villani, dove il Salento incontra il Brasile, la capoeira, contaminandosi e arricchendosi di una luce e una declinazione del tutto originale, di melodie capaci di grande fascino e seduzione, che piaceranno a tutti. E’ noto che una delle declinazioni della pizzica è la danza-scherma ballata da soli uomini, e fra essa e la Capoeira c’è una contiguità sia coreografica che di ontologia e grammatica musicale. Cinzia ha sovrapposto le due tradizioni musicali e il risultato è molto emozionante.

Ulia copertina

Ulia copertina

“Poi stare scuscitàta mujère mia/ la facce te la taju cu lu rasùlu…”.

“Ulìa” vuol dire uliva ma anche desiderio, quello del popolo di Terra d’Otranto sospeso fra Europa e Mediterraneo, ma anche della donna che ha maturato una nuova coscienza e vuole essere ancor più protagonista del suo tempo e la sua storia. Spiega Cinzia: “Il testo parla di cosa significhi essere artista oggi, di quei piccoli e grandi ostacoli che inducono a una resistenza quotidiana col sorriso, e fanno sentire in maniera ancora più forte, l’urgenza di affermare la propria arte, nonostante la superficialità della politica, le crisi economiche e culturali e altri ancora… il tutto in una chiave molto ironica”.

“E ieu ve lu dicu beddhre vagnòne/ ca alli muntuni pensa e alla mujère none…”.

Oltre a lei, che canta, suona u tamburreddhu e cura la direzione artistica, nel lavoro è impegnato, nel ruolo di special guest, Mestre Canhao, capoeira (danza e arte marziale), cantante, percussionista, danzatore brasiliano (voce, timba, berimbau, tamtam, pandeiro, forrò, samba) e musicisti di prima grandezza, che considerano la ricerca e l’esecuzione una mission rigorosa (e non una moda o un business ): Alessandro Lorusso (voce, percussioni, chitarra classica, berimbau e direzione del suono), Massimiliano Però (voce, organetto diatonico e tamburreddhu), Viviana Sorrento (capoeira, forrò, samba), Salvatore Barone e Davide Monaco (danza scherma salentina).

“Ulìa” piacerà, come tutti i lavori di questa grande artista dalla voce unica, riconoscibile fra mille, impregnata degli echi delle melodie delle culture e i popoli mediterranei, è l’anima più antica e vera di Terra d’Otranto.

Francesco Greco


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