POESIA. “Oltre lo sguardo”, nel cuore
SALVE (Le) – Il nostro tempo contratto, virale, ipertecnologico, ci ha stretti in una solitudine esistenziale leopardiana. La parola è stata atrofizzata, svuotata di senso dalla tv, la poesia umiliata e offesa. Siamo storditi, confusi dal cicaleccio dei media. La riflessione dentro noi stessi è impossibile, l’otium dei romani non c’è più: il nostro tempo è occupato dalla volgarità che ci espropria culturalmente formattando la nostra identità, rendendoci dei cloni.
La tv e i media hanno portato all’ignoranza di massa. Chi saprebbe dire oggi di conoscere Orazio, Tagore, Ungatetti, la loto poesia? La voce dei poeti è debole, non riesce a farsi sentire. Ha più followers una rockstar di un Nobel per la poesia. Il fatalista potrebbe dire: apposta il mondo corre verso l’autodistruzione.
Noi non siamo così pessimisti e continuiamo a cercare nella poesia del nostro tempo un’occasione per sorridere, riflettere sul senso della vita e di noi stessi, sul tempo che ci consuma come un tarlo implacabile, consapevoli che, come direbbe Ungaretti, “è subito sera”.
Lo stupore incantato del fanciullino pascoliano dentro di noi, i sentimenti più autentici e veri, la meraviglia che ci dona lo spettacolo della natura che pulsa intorno a noi mandandoci di continuo dei messaggi, la tenerezza e la riconoscenza con cui guardiamo le persone a noi più care: sono alcuni degli elementi della poesia di Santella Villanova nella silloge “Oltre lo sguardo”, Aletti Editore, Roma 2014, pp. 48, euro 12,00 (Collana “Gli Emersi”).
L’autrice è nata e vive in un paradiso qual è la sua terra, il Salento, per cui, dove posa lo sguardo tutto si trasfigura in versi che prendono corpo e vita in modo autonomo. “Brandelli di sole tra gli alberi/ scoprono ombre nascoste./ Nel tepore le abbracciano/ spogliandole dalla solitudine” (Ascolto).
La sensibilità della Villanova coglie stati d’animo, il respiro della natura intorno, le piccole cose quotidiane, i silenzi, le increspature dell’anima. I suoi versi ci portano in un mondo di magia dove anche il dolore ci appare una dimensione alla fine accettabile della vita, comunque degna di essere vissuta con le sue dolcezze e le sue asprezze. Prima che le ombre della sera ci sorprendano sulla strada.
Francesco Greco