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Nordani, 4 racconti scagliati nell’Iperuranio

TAVIANO (Le) – “Caro me stesso, o ascoltatore, oggi una brutta giornata…”.

Stile fresco, innovativo, contaminato. Temi ben dentro la carne della modernità, la sua barocca complessità, le sue infinite interfacce.


Quattro racconti per un buon esordio. Densi di futuro, e di aspettative, dacché i due scrittori mostrano di saper usare gli arnesi del mestiere.

Sono quelli de “L’essenza della Medusa”, di G. R. Nordani, Albatros editore, Roma 2019, pp. 156, euro 12.50, collana “Nuove Voci”, prefazione di Roberto Stefani, bella cover di Simona Pensiero, grafica di Lorenzo Stamerra.

Dietro G. R. Nordani ci sono due ragazzi pugliesi, salentini (Taviano): Giacomo Cimino (1994, studia Biologia all’Aquila) e Renato De Capua (1995, Lettere Classiche all’Università del Salento).

Sono racconti sorprendenti, spiazzanti, imprevedibili, in certi squarci sulfurei, per lo sviluppo della trama e l’umore cangiante dei personaggi, tutti alle prese con un ego ben definito.

Racconti che lasciano intravedere il confronto con altre culture e letterature, contaminazioni profonde, ma alla fine pregni di soluzioni originali, capaci di vita propria.

In “Virus” si affronta il tema attuale della bioetica. C’è un delitto, un medico legale indaga, si imbatte in un diario, ascolta le registrazioni. Il morto è uno scienziato rimasto vedovo dell’adorata moglie Angela, borderline rispetto alla comunità scientifica (un classico).

Da bambino cercavo sempre di guardare oltre me stesso. Ero infelice, sempre avido di sapere…”. Darius Marcus inseguiva il sogno di un figlio, si dedica alla clonazione, con esiti sorprendenti, che taceremo.

Ci pensate mai alla Bellezza?”.

Come non diremo nulla degli altri tre racconti: “Il piccolo Tyler”, “Blackdriver” e “Invictus”. Per non togliere al lettore il gusto di entrare nelle vite dei protagonisti e scoprire i loro folli arabeschi.

Chissà se Cimino e De Capua hanno scritto nel frattempo qualcosa d’altro, all’altezza di questa medusa che si muove negli abissi marini in cerca dell’immortalità della parola, la sola oggi possibile? O almeno della Bellezza “che è sotto i nostri occhi e passa inosservata”?

Francesco Greco


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