Apulia memory, il dono di Santu Lasi
SALVE (Le) – “Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento”, Henri Cartier-Bresson. Vero. L’eternità della nostra terra barocca e selvaggia ha i colori del bianco e nero e dell’anima mediterranea che marca il nostro dna. Eliana e Vincenzo Cazzato anche quest’anno, come fanno da alcuni lustri, nella ricorrenza di San Biagio (che qui a Salve chiamano Santu Lasi), hanno aperto la Masseria “Santu Lasi”, la loro arcaica dimora odorosa di iodio del mare a due passi, dove il tempo s’è fermato per donarla a gente arrivata da ogni dove, in un melting pot di straordinario fascino, in una giornata di primavera in anticipo sul calendario.
Tre le mostre tra i ghirigori dei vialetti di rocce affioranti, odorosi di lauro e di mirto, con i mandorli già quasi in fiore: due collaterali, il pane dei Santi e dei loro miracoli (Santu Lasi, S. Francesco, S. Benedetto, Sant’Antonio, ecc.) e il culto di san Biagio nel Mediterraneo.
E poi, sul filo della memoria, quella struggente già nel titolo “Il Salento fra cielo, terra e aria”, dello stesso architetto Cazzato e Giuseppe Ceraudo, allestita con l’aiuto del ph Giuseppe Negro. Immagini dall’Aerofototeca Nazionale che propongono una Puglia dagli anni ’30 ai ‘60: Taranto con Mar Piccolo e il ponte in pietra, Torre Guaceto, Castro, il Ciolo, Leuca, Santa Caterina di Nardò, Porto Selvaggio, ecc. Come era bella la nostra terra e come adesso è stata deturpata dall’urbanizzazione selvaggia, il turismo di massa, la caduta di civiltà, la nostra irresponsabilità e incoscienza. Il paesaggio è irriproducibile.
L’architetto Cazzato (che insegna a Lecce e Roma) ha dato un tocco personale originalissimo: 7 pile 7 di pietra leccese (“liccisu”) in verticale sulla terra e dentro un alberello di arancio. 7 è un numero pregno di alchimie in qualunque cultura lo si declini. “Un invito a riflettere…”, ha detto a chi gli chiedeva del maistream estetico della sua proposta. Forse il motivo è la salute degli agrumi opposta alla tristezza degli alberi malati di xylella nel paesaggio intorno? Anche se qualcuno ha fatto notare i nuovi germogli sui rami spogli.
A mezzogiorno la bando di Taviano ha annunciato l’ite missa est fine nella vicina cappella dedicata al Santo e l’arrivo del giovane parroco di Salve, don Marco Annesi, che ha benedetto il pane. Il sindaco Francesco Villanova ha invitata a “creare ponti e aprire porte” per rafforzare i nostri “rapporti di fratellanza”.
La festa ha avuto una nota di tristezza, poiché da una settimana è scomparsa l’anziana madre di Cazzato, Caterina Distefano, che nelle precedenti edizioni, con la sua inesauribile energia, è stata la protagonista, donando a tutti noi i suoi dolci deliziosi. “Ci teneva tanto, non potevamo non fare la festa…”, ha detto commosso Vincenzo.
E anche un aspetto umanitario, come d’altronde ogni anno: sono stati raccolti fondi per dare una mano a Giuseppe Ciullo, il ragazzo 23enne di Morciano di Leuca che a Natale, lavorando con la motozappa nel campo, si è maciullato una gamba e ora vive sulla sedia a rotelle. In una terra di emigrazione e di fatica, i poveri non dimenticano chi ha bisogno di aiuto.
La cucina delle brave massaie di Salve, con i suoi piatti delicatissimi, ha dato alla giornata i sapori antichi di un tempo, fatto emergere l’anima di una terra generosa e sconosciuta a noi stessi nella sua struggente bellezza.
Arrivederci al 2021.
Francesco Greco