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“Piccolo fantasma”, Sabella vs Mondadori

Crystal è una bambina di 10 anni, ha vissuto a Londra, è arrivata nel Salento E frequenta la IV elementare. E’ “la principessa di tutti”, soprattutto dei due fratelli maggiori.

Un’infanzia felice, si direbbe, come dovrebbe essere per ogni bambino al mondo. Ma non al tempo della stupidità abissale, del bullismo diffuso, dei social che tirano fuori il peggio di noi, dei modelli estetici imposti con violenza dai media e dalla moda, della diversità perseguitata – in questo caso – con l’innocente crudeltà dei bambini.

Perché Crystal è dislessica e disortografica, che non vuol dire niente: sono condizioni transitorie, e infatti ha “un quoziente di intelligenza nella norma”. Ma da qui a essere scaraventata nella piscina tutta vestita alla festa di compleanno dell’amichetto Giovanni ed essere bersagliata a scuola da stupidi scherzi, non ci vuole molto, sono automatismi squallidi assai diffusi, patologie del nostro tempo.

Ma mentre noi non vogliamo soffrire, perché è una condizione lacerante, al contrario, godiamo impudicamente del dolore altrui, che spingiamo pure nella finzione (Crystal finge di avere la febbre pur di non andare a scuola) e nella solitudine (“mi isolano e non mi fanno giocare”, “Se gioco e parlo con te loro escludono anche me”, dice Alessia l’amica del cuore). Meccanismi perversi, che feriscono, umiliano, creano il sostrato per ulteriore dolore.

E qui già potremmo aprire una seria, profonda riflessione sulla perduta innocenza dei nostri cuori, oltre che sulla salute mentale di una società in cui applichiamo un parametro di fisicità (“i miei compagni mi prendono in giro perché porto gli occhiali e ho i capelli ricci e gonfi e non parlo bene l’italiano”, “Assomigli a uno spaventapasseri!” mi urla nell’orecchio una mia compagna, “sono terrorizzata”), o di comportamento e ci trasformiamo in sciocchi, feroci aguzzini, sia i piccoli ben istruiti da una società che crea stereotipi culturali lontani anni-luce dalla nostra quotidianità, che i grandi, che talvolta rivestono anche ruoli istituzionali (“le maestre dicono che sono lenta”), tradendo così la loro mission.

Ma vivendo in un’epoca in cui ogni autorità è in crisi, invece di reagire, cantano nel mantra ignorando la sofferenza provocata all’altro.

La storia di Crystal è però a lieto fine: la bambina cambierà scuola e le nuove compagne e maestre la accoglieranno come una di loro (“con una bella festa”), quindi la conclusione ci scalda il cuore e apre lo sguardo alla speranza per ripartire e ricostruire l’incanto primordiale, l’Eden perduto.

La storia è ripresa da un fatto vero e, col titolo “Piccolo fantasma”, raccontata con delicatezza da Monica Sabella sul numero 12 del settimanale mondadoriano “Confidenze”: uno step considerevole per la scrittrice pugliese (Alessano), che sinora aveva pubblicato romanzi (“Amore all’improvviso”) e favole (“Norina e il Natale”), ecc., con piccoli editori, mentre adesso si propone a un pubblico più vasto ed esigente con un genere, l’intreccio sentimentale, che ha sempre bisogno di nuove narratrici e interpreti e per il quale Monica (sposata con Carlo, due splendide bambine, fa l’infermiera), appare particolarmente versata.

“Piccolo fantasma” è nato da un recruiting della Mondadori (nel frattempo il settimanale è passato allo Stile Italia Edizioni, restando però immutato nel target e nel concept) nello scorso autunno ed è scritto con la leggerezza del tocco che conosciamo e apprezziamo da anni, con intensità e palpitante partecipazione, un intimismo denso di pathos di una scrittrice (prossimo step “Plot Machine”, il programma di Vito Cioce su Radio1Rai) che mostra sempre più di conoscere l’animo e l’universo femminile, la complessa galassia dei sentimenti e anche della sofferenza umana.

Tutto ciò ha procurato alla Sabella un seguito in followers che la gratifica a ogni pubblicazione, ma al contempo le dà grandi responsabilità, che la scrittrice comunque accetta come una sfida e dalla cui sensibilità nasceranno altre opere emozionanti.

Fracensco Greco


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