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Apocalisse in do diesis

RACALE (Le) – Al crepuscolo di un aspro disincanto (“Eccola/ l’immonda congerie/ maghi e ciarlatani/ becere cravatte/ florilegi di menzogne…”), ma con la nuda, infantile speranza di una ripartenza, della luce calda di un nuovo umanesimo che riplasmi gli uomini, la vita e la natura, magari, chissà, una ridefinizione, se non antropologica, almeno etica dell’essere umano.


Muove da questi input, impegnativi quanto polisemici, l’ultima raccolta di poesie di Ada Garofalo, “Movimento in do diesis”, Lecce 2021, pp. 144, euro 13, prefazione di Bruno Oddenino, musicista e compositore che ha insegnato per 40 anni oboe al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino (“magica tonalità estremamente femminile”). Non è difficile immaginare che la tragedia in cui siamo immersi, la pandemia da Covid-19 (“Tra queste pietre/ e queste strade/ di sassi e di gramigna…”), che condiziona la quotidianità e la socialità, le paure private e collettive, abbia influito sulla composizione di versi amari e privi di eco, come scritti al confine di una glaciazione.

E non poteva essere altrimenti, essendo i poeti, da Orazio alla Merini, creature dalla sensibilità dilatata, in grado, come i bambini e gli animali, di annusare il pericolo nell’aria e tradurlo in versi lacerati e insonni, nati dalla sofferenza, di grande effetto dialettico.
Quelli della poetessa pugliese, a tratti declinati in chiave personale (“Non dire amore/ se non hai camminato/ con occhi ciechi/ sul filo di follia”), che sgorgano da un vissuto sofferto, di cui ci rende dolcemente e dolorosamente partecipi, sono pregni di una solitudine cosmica, una disperazione leopardiana, ma tuttavia non definitiva: in fondo al tunnel, ci dice, potrà sempre esserci una luce, solo se l’uomo sarà capace di indovinarla e inseguirla, tenerla viva, oltre i “voli di fili spinati… inventare/ l’oceano degli umani”.

Oltre il muro dell’incomunicabilità e della paura di volare e di osare, oltre le “parole mai nate/ e solchi improvvisi/ e solidi silenzi”. Oltre il nichilismo: “Non c’è niente/ oltre questo ramo/ e questa foglia…/ Non cambia mai nulla/ là fuori…”.
Eppure rinascerà/ la tua voglia/ di essere uomo!”. E cosa fa la poesia per sua stessa mission se non rendere meno ispido il cammino?

 

Francesco Greco


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