La cattedrale di Otranto, la più grande chiesa di Puglia
La Cattedrale dell’Annunziata di Otranto, la chiesa più grande che abbiamo in Puglia, è un monumento dal valore inestimabile non solo per la città che la ospita, ma per il salento intero.
Secoli di storia e teorie misteriose fanno della Cattedrale un’ambita meta anche per il popolo dei curiosi che, degno erede di San Tommaso, vorrebbe poter toccare con mano e vedere con i propri occhi quello che in molti raccontano…
Ma…cos’è che si racconta?
Cominciamo dalle informazioni storiche…sappiamo ad esempio che la chiesa è stata costruita in pieno Medioevo e inaugurata al culto nel 1088. La costruzione è avvenuta su resti architettonici più antichi che comprendono una domus Romana, un villaggio messapico ed un tempio Paleocristiano, nella posizione esatta che demarca un punto della retta immaginaria che congiunge Roma con Bisanzio.
Vari sono gli stili che la caretterizzano: arabo, romanico, barocco, a testimonianza delle modifiche e delle influenze artistiche che ha subito nel tempo e dei vari committenti che hanno voluto, di volta in volta, arricchire gli interni e l’architettura della chiesa con qualche particolare in più.
Il frontale della chiesa è stato realizzato con la famosa pietra locale, la pietra leccese, molto friabile che, se da un lato si presta bene ad essere scolpita, dall’altro, purtroppo, subisce facilmente gli effetti degli agenti atmosferici che la corrodono.
Il rosone, di chiara derivazione gotico-siciliana, è stato realizzato subito dopo il 1481 in pieno Rinascimento, dopo la epica battaglia con i Turchi.
Il portale, risalente al 1674 è in stile barocco con capitelli compositi. Al centro del frontone, lo stemma del vescovo e sui lati due angioletti fanno da sentinella alla Chiesa.
Varcata la soglia dell’ingresso, eccoci nel suo interno. Tre navate divise da 14 colonne sovrastate da capitelli romanici, ionici e corinzi, suddividono l’ampio spazio a croce latina. La cattedrale giocò un ruolo fondamentale per il nemico, fungendo da luogo di accampamento per i turchi ottomani che ne presero possesso dopo aver decapitato il parroco, Stefano Pendinelli, e trucidato la maggior parte degli abitanti del paese.
La Cattedrale di Otranto è conosciuta in tutto il mondo soprattutto per il mosaico che ne pavimenta l’intera area, costituito da milioni di tessere policromatiche che ritraggono animali mitologici, eventi divini, scene bibliche, descrizioni della Genesi e probabilmente contenuti esoterici non ancora correttamente interpretati. Opera eccezionale che ha spinto centinaia di studiosi ad analizzare con cura gli ideogrammi e le rappresentazioni impresse nelle tessere per cercare di svelare quello che ancora oggi costituisce il mistero di Otranto.
Il mosaico, realizzato circa un secolo dopo l’inaugurazione della chiesa su commissione del vescovo Gionata, è frutto del lavoro del presbitero Pantaleone, istruito presso San Nicola di Casole, in un monastero andato completamente distrutto dai turchi nella battaglia già citata.
Si snoda su un percorso molto ampio che gli garantisce un posto d’onore nella classifica dei mosaici più grandi al mondo.
Ripropone tre “alberi della vita” che racchiudono allegoricamente la storia del genere umano secondo lo spirito della letteratura greca e latina: eternare l’albero, dimora di un essere soprannaturale e simbolo di vita, intesa sia nelle conquiste più nobili dello spirito, sia nelle aberrazioni più ignominiose. Due grandi elefanti sorreggono il possente albero che si ramifica lungo la navata centrale: rappresentano la forza fisica e morale su cui poggia la storia umana. Tra le varie raffigurazioni si incontrano i dodici segni zodiacali in altrettante sfere dove il compositore ha richiamato l’attività rurale principale relativa al mese. Molto significativa è la parte del mosaico nell’area del presbiterio: la storia di Adamo ed Eva si intreccia con quella di caino e Abele, con figure di Re Artù, di animali e personaggi diversi.
Nella navata di sinistra, che ospita le spoglie del teatino napoletano Gaetano Cosso e un mausoleo dedicato a F. Maria de Aste, il secondo mosaico descrive scene del Giudizio Universale visto attraverso la tradizione biblica e cristiana con le anime buone e quelle dannante, sovrastate dall’orribile Satana. Il terzo mosaico, nella navata di destra che conduce alla cappella dei Martiri, propone diversi temi tra il mitologico ed il biblico.
Molte teorie sono state avanzate: secondo alcuni, il mosaico potrebbe indicare la collocazione del Sacro Graal in quanto riprende alcuni argomenti della tradizione della letteratura bretone sui cicli di Re Artù, pur essendo stato costruito molto prima della comparsa dei primi romanzi in merito.
Lo stesso fatto che il lavoro sia stato assegnato ad un monaco è un altro punto a favore del mistero che circonda questo mosaico. Gli argomenti trattati, i quali esclusono interamente scene del nuovo testamento, sarebbero comunque poco usuali nella tradizione architettonica e stilistica delle chiese del periodo.
Anche la stessa iniziativa bellica turca sarebbe stata interpretata come un tentativo di svelare il mistero celato da Pantaleone, dato che la chiesa fu uno dei pochi monumenti a non essere stati distrutti o danneggiati. Il segreto, se mai ci sia stato, è sepolto ormai con il suo ideatore e a noi non resta soltanto che ammirare i risultati della sua imponente opera.
Al termine della navata centrale si trova l’altare in argento che rappresenta le scene dell’annunciazione. .
Il soffitto della cattedrale è molto raro, solo a Lecce se ne possono trovare pochi altri realizzati nello stesso modo, con cassettoni in legno dorato su fondo bianco e nero, di stile moresco. Risale al 1698. Del soffitto si nota subito il contrasto con il resto dell’interno, originariamente era a capriate, spiovente in legno ed era molto suggestivo e consono, in sintonia con il resto.
Al termine della navata laterale destra si trova la Cappella Paladina, progettata dal vescovo Michele Orti nel 1722. E’ la cappella in cui si trovano le sette teche in vetro contenenti le ossa di 600 degli 800 Martiri di Otranto. I resti di 200 corpi sono stati trasportati nella Chiesa di Santa Caterina a Formiello, Napoli, e collocati nella cappella dedicata ai “Beati Antonio Primaldo e compagni martiri Idruntini”. Dietro l’altare si custodisce, come una reliquia, un cippo di pietra che, si dice, sia stato quello usato per decapitare i martiri. La parte superiore dell’altare è troneggiata da una minuta statua della Madonna di Martiri con il Bambin Gesù, carica di suggestione.
La leggenda vuole che la statuetta fu portata via dai Turchi nella loro Terra perché pensavano fosse realizzata interamente in oro. In realtà, solo l’esterno era stato ricoperto in foglia di oro. Una volta arrivata in terra straniera, la statua era stata riposta nella dimora di una ricca donna turca, incinta, che aveva preso con se anche una donna otrantina come schiava. Una notte, la donna inizio ad avvertire dei dolori atroci, fortissimi, era la notte del travaglio, notte in cui avrebbe rischiato di perdere il bambimo se la schiava idruntina non si fosse rivolta al suo padrone, marito della donna incinta, dicendogli che se lui avesse lasciato andare lei con la statua, il parto sarebbe avvenuto senza problemi. E così fu, la schiava fu fatta salire su di una nave, insieme alla statuetta della Madonna, che salpò in direzione di Otranto. La donna partorì serenamente un bel maschietto. All’ingresso sui due lati sono conservati resti di interiora che vengono portati in processione il 14-15 agosto.
Nei sotterranei si trova la cripta, un’apparente selva di colonne, che appaiono in fuga verso tutte le direzioni. E’ suddivisa in cinque navate allineate da 42 steli di colonne, altre 23 colonne sono addossate alle pareti. Le colonne assomigliano a tronchi di una foresta pietrificata, che richiama l’elemento dell’albero nel mosaico, e danno una sensazione di smarrimento. Le colonne sono sormontate da capitelli con raffigurazioni simboliche , fantastiche, grottesche e tutti diversi tra loro. Il luogo richiama l’interno di una moschea. Nell’abside si può ammirare l’affresco della Madonna col Bambino, un affresco molto antico risalente al XI-XII secolo, e quello di San Francesco (cinquecentesco).
Marco Piccinni e Sandra Sammali
SITOGRAFIA:
–Wikipedia – Otranto
–Otranto Point – Cattedrale di Otranto
–vivilecce.it
Lo scudo che presiede la navata dove ci sono le salme dei Martiri sembra essere quello degli Austria Spagnoli: E’ lo stemma di Filippo II di Spagna, ma mi risulta strano con l’aquila bicefala aggiunta perche non appare nell’eraldica di Filipo II visto che il suo zio era l’Imperatore degli Asburgo non lui. Sapete a quale re appartiene? grazie d’anteprima. 🙂
Ci informiamo e ti faremo sapere.