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San Biagio, patrono di Corsano

San Biagio, vescovo di Sebaste in Armenia, è un santo ed un martire ritenuto poliedrico. Lo dicono medico, ma non ci sono documenti attendibili in proposito. San Biagio è onorato per la protezione che concede agli animali, che guarisce con un segno di croce e a quanti sono affetti dal mal di gola o a coloro che hanno a che fare con tosse, laringiti e faringiti. Ma si racconta che il protettorato di San Biagio viene esercitato anche su cardatori e tessitori, strumentisti a fiato e fidanzati, legati dal comune desiderio di cercare e volere il “bello”, per mezzo della ricerca estetica delle cose e il sentimento dell’amore.
Dal punto di vista storico la datazione più probabile colloca le vicende terrene di San Biagio nel quarto secolo e pone la storia del Santo all’interno delle persecuzioni ordinate nell’epoca di Licinio. Altre fonti fanno riferimento, invece, a Diocleziano e a Giuliano l’Apostata. Sicuramente San Biagio fu costretto ad abbandonare la cattedra armena di Sebaste e altrettanta certezza circonda la notizia del suo martirio: sottoposto a torture con uncini e pettini di ferro e, quindi, alla fine decapitato. Risale proprio al periodo del martirio il miracolo che lo avrebbe reso famoso e ne avrebbe accreditato il nome presso la religiosità popolare.

Hans Memling, San Biagio, 1491, olio su tela, Lubecca, Sankt-Annen-Museum. (Fonte: Wikipedia)

Hans Memling, San Biagio, 1491, olio su tela, Lubecca, Sankt-Annen-Museum. (Fonte: Wikipedia)

Si narra, infatti, che mentre San Biagio, era in catene e veniva condotto in martirio, gli si avvicinò una donna e gli chiese di guarirle il figlio che stava soffocando per una lisca di pesce conficcatasi in gola. Bastò che il Santo sfiorasse con le mani la gola del fanciullo perché questi guarisse e che il miracolo desse origine a una sequela di tradizioni che ancora oggi vengono tenute in vita in tutte le zone d’Italia. E proprio riguardo alla gola si raccontano numerose leggende o fatti realmente accaduti e poi considerati miracolosi.

Ricordiamo sinteticamente quello del venditore di noccioline di Gallipoli che era venuto a Corsano per vendere la sua merce il giorno della festa patronale; questo intervento del Santo Patrono, ritenuto miracoloso, è ricordato dal parroco di Corsano, Don Ernesto Valiani, che di quel fatto fu testimone: oppure ancora la leggenda sorta verso la fine del XIV secolo, secondo la quale San Biagio era in grado di avvicinare e di ammansire le belve o quella della imposizione dei ceri, o ancora quella che racconta come San Biagio aveva costretto un lupo a restituire a una povera vedova il porcellino rubato. Ma anche altre leggende che hanno ispirato un gran numero di artisti a creare opere d’arte sin dall’XI secolo, cooperando a diffondere il culto, a moltiplicare le stesse leggende e a ravvivare la devozione popolare.

Il culto di San Biagio è uno dei più diffusi sia in Oriente che in Occidente. Numerose sono le Chiese e gli oratori a lui dedicati in ogni parte del mondo cristiano. Le più antiche immagini del Santo sono probabilmente l’affresco del secolo XI nella Chiesa Inferiore di San Clemente e la corona reliquario conservata nella Cattedrale di Ragusa.

A partire dal XIV secolo si delineano le formule fondamentali dell’iconografia di San Biagio e numerose sono le opere in cui gli artisti vollero mettere in luce la grandezza della figura del Santo.

In Puglia San Biagio è molto amato e venerato, infatti, oltre ad essere Patrono di Corsano, è anche protettore dei comuni di Carosino e di Avetrana in provincia di Taranto.

A Corsano è festeggiato il 3 febbraio, ma anche nel periodo estivo, nella settimana a cavallo tra luglio e agosto, quando il clima è più mite e i lavori nei campi rallentano per quantità e per consistenza e soprattutto per permettere agli emigranti e a tutti i Corsanesi che sono fuori per motivi di lavoro o di studio di rendere gli onori e le devozioni al Santo Protettore. Grande è, infatti, l’affetto che il Santo Patrono riscuote a Corsano, ma anche nei comuni limitrofi da dove arrivano numerosi pellegrini per venerarlo e per invocare l’intervento nelle malattie di gola.

I solenni festeggiamenti a San Biagio iniziano il giorno della vigilia (2 febbraio) con una partecipata e seguita processione nelle principali vie del paese, poi con la Santa Messa in chiesa e con l’accensione della tradizionale e caratteristica “focaredda”, un grande falò che, con l’immagine simbolica del fuoco, rende gli onori al Santo Protettore e, contemporaneamente, ricorda la “Cannarola” (la Candelora o Presentazione del Signore). Di non minore importanza è la tradizionale fiera agro-alimentare sopravvissuta nella sua grandezza fino a pochi anni fa ed ancora presente, anche se non nelle stesse proporzioni.

Nel giorno della festa le celebrazioni hanno un punto massimo di partecipazione in occasione del consueto panegirico, dove il parroco illustra ed elogia la vita ed i miracoli di San Biagio. La festa termina con la parte civile: gli immancabili e coreografici fuochi pirotecnici e la simpatica e suggestiva banda musicale.

Francesco Accogli


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