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Acaya: nel segno dell’ingegno architettonico di Gian Giacomo

A cura di Giuseppe Arnesano

Il sole è già alto e la proiezione ombrosa delle lunghe fronde degli alberi ci accompagna in questa gita domenicale. Dalla costa ionica risaliamo la china della pianeggiante penisola salentina, in direzione del piccolo borgo medioevale di Acaya, frazione del Comune di Vernole, situato a poco più di dieci chilometri dal capoluogo di provincia e a circa quattro dal mare adriatico, a ridosso della Riserva Naturale delle Cesine. Giunti nelle vicinanza della cittadella fortificata, proseguendo su Largo San Paolo, dopo qualche metro, s’apre di fronte a noi una vasta area, sede del poderoso Castello della famiglia degli Acaya, che occupa l’angolo sud-orientale del sistema di fortificazione bastionato del borgo. Il periodo storico di maggior rilievo risale all’epoca medioevale, quando l’allora e antico borgo di Segine (oggi Acaya) durante il XII secolo venne annesso in un primo momento alla Contea di Lecce e, successivamente, con la lenta conquista del Regno di Napoli da parte degli Angioni, il borgo venne ceduto prima al Convento di S. Giovanni Evangelista di Lecce ed in fine, nel 1294 fu concesso in feudo da Carlo II d’Angiò a Gervasio Acaya.

Il Castello di Acaya e la porta della città (Fonte: Google Street View)

Il Castello di Acaya e la porta della città (Fonte: Google Street View)

Il primo nucleo del castello feudale fu inaugurato per volere del settimo barone Alfonso Acaya per proteggere i propri confini dalle cruente scorribande saracene che, sul finire del 1400 devastarono la maggior parte dei paesi situati lungo la costa adriatica; periodo nel quale si avviarono i lavori di completamento della torre tonda posta all’angolo sud-ovest del castello, mentre per quella edificata a nord-est si dovette attendere l’anno 1506. Le soluzioni architettoniche adottate dal barone Alfonso non ebbero lunga vita, poiché, nonostante le prime fortificazioni, le orde dei Turchi giungevano sino all’entroterra, causando non pochi danni nei vari centri del territorio. Nuove soluzioni architettonico difensive si sviluppano quando nel 1520 Carlo V diviene Imperatore del Sacro Romano Impero e sotto l’impulso innovatore suo, il giovane feudatario Giovanni Giacomo, succeduto al padre Alfonso nel 1521, diviene barone dei feudi di Acaya e Capurso.

Il magister Gian Giacomo dell’Acaya “regio ingegnere militare” di Carlo V ed esperto di problemi balistici ed ossidionali giunse alla decisione di rinnovare il sistema difensivo del borgo feudale, innalzando una parte della cintura perimetrale bastionata verso la Marina di San Cataldo, un’altra verso Lecce, ed un’altra ancora verso i piccoli centri di Aquarica, Vanze, Pisignano e Struda per consolidare le difese del litorale adriatico.

Queste ed altre aggiunte architettonico-difensive come il fossato che circonda il castello, i bastioni e i baluardi, alterarono il volto dell’antica Segine, che dal 1535 in poi, la cittadella fortificata assunse l’attuale nome di Acaya. Superata l’antica porta d’ingresso alla cittadella, costeggiamo il fianco del mastio, il complesso risale al 1535/36, gli studi planimetrici confermano la struttura trapezoidale, intorno ai cui lati est e sud sono ubicati gli ambienti a pianoterra. Sia il castello che la cintura bastionata vengono muniti a difesa da un doppio ordine di casematte disposte verso il fossato e la campagna attigua. Il castello è collegato con la terraferma attraverso un unico ponte in muratura, probabilmente moderno sostituto da un precedente ponte levatoio. La muraglia fortificata del castello è delimitata a Sud-Ovest e Nord-Est da due torri di forma circolare; la cortina Est viene ripresa da Gian Giacomo su una preesistente struttura costruita dai suoi antenati ed adattata al sistema difensivo dell’epoca; il lato Nord del castello, che è anche il limite estremo delle mura, era stato concepito dall’architetto come la zona atta ai servizi essenziali, gestiti dai suoi vassalli.

Con la morte di Gian Giacomo Dell’Acaya (1570) e la definitiva vendita del medesimo feudo, per il borgo di Acaya comincia il periodo di irreversibile decadenza.

Tuttavia l’ingegno architettonico di Gian Giacomo ha permesso che il succedersi della storia e dei secoli mantenesse immutato quel nuovo concetto difensivo concretamente costruito nella dura pietra e che attualmente conserva, in quelle antiche strutture segnate del tempo, quel carattere innovativo e distintivo conferendo incessante vitalità a quell’antico borgo medievale.

Giuseppe Arnesano

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