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Ex voto di Ferdinando II: la fiera la prima domenica di giugno “San Franciscu” fece la grazia riportò al trono il Re Borbone

Al pellegrino che in cerca di serenità scampanella al portone del Convento di San Francesco da Paola dei Padri Trinitari, a Gagliano del Capo, a un passo da Finibus Terrae, apre Frà Donato Aceto e lo accoglie con un sorriso: “Pace e bene, fratello”.

Il religioso è un ragazzo sui 40 che va in giro in scooter e si ferma a chiacchierare e filosofare volentieri con i vecchi seduti al sole. E’ molto stimato dalla comunità, ma anche extra moenia, dopo che per caso, nel 2009, è diventato attore. Il regista Massimo Fersini stava mettendo su il cast per il film d’esordio, “Totem Blue”. Frà Donato è padre spirituale di molti intellettuali borderline e perciò gli è sembrato naturale chiedergli di interpretar se stesso.
Dotato di senso dell’ironia, battuta sempre pronta, il neo-attore sorride: “Chi ha visto il film dice: pare un prete vero…”. E non sa che Frà Donato lo è a tutto tondo, che ogni giorno dice messa nella chiesa del Convento, frequentata anche dalle anziane che poi sono state coinvolte anche loro nel film nel ruolo di prefiche. E’ una miniera inarrestabile di aneddoti, ma parla in veste di storico dell’antichissima Fiera di San Francesco, che quest’anno compie 169 anni, ha luogo sulla piazzetta antistante il “Cumèntu” dove si trova di tutto: animali, utensili per il lavoro nei campi e “cupèta” (croccante di mandorle e zucchero) e a cui è legata una pagina pre-unitaria della storia del Sud-Nazione.

Frà Donato (origine ciociare, Cassino), spiega la genesi d’una fiera fra le più antiche del Salento.
“Fu istituita con un decreto di Re Ferdinando II di Borbone il 18 luglio 1842 – spiega – mentre la Reale Basilica intitolata al Santo, a Napoli, risale al 1815 quando Ferdinando I delle Due Sicilie la fece innalzare come ringraziamento per la riconquista del Regno”. Un passaggio storico di cui poco si sapeva, una sorta di ex- voto dopo aver ristabilito l’ancièn-regime. Non durò molto: col figlio Francesco II detto Franceschiello sul trono, i garibaldini salparono da Quarto (Genova) a maggio 1860 e il 17 marzo 1861 l’Italia era già fatta. Il Santo comunque era già stato proclamato patrono di Casa Borbone. Il sovrano, per ringraziamento, aveva invitato Chiese e Conventi dei Padri Minori (l’Ordine di San Francesco di Paola, detto anche dei “Paolotti”) a celebrare una Fiera Regia annuale la prima domenica di giugno.
Com’è che poi è slittata alla 2a domenica dopo Pasqua (quest’anno l’8 maggio a causa della festività “alta”)? E’ presto spiegato: il 2 aprile si ricorda la morte del Santo, che era di Paola, in Calabria, ma la fiera si tiene dopo per non farla coincidere con le cerimonie liturgiche della Quaresima e la Settimana Santa.
Abbiamo usato il termine “scampanellare”, e non per caso. Frà Donato spiega il perché: “Caratteristica della Fiera sono le campanelle di terracotta, in ricordo del miracolo attribuito al Santo che avvenne nel porto di Paola, dove alleggerì una campana pesantissima con il segno della croce e la portò fin sopra al campanile del Santuario. Da allora le campanelle sono diventate il simbolo della Fiera”.

Lo storico Francesco Fersini abbozza poi qualche cenno sulle origini del vecchio Convento: “In questo luogo, poco distante dall’antico Casale di Plusano, sorgeva una chiesetta dedicata a Sant’Elia profeta, invocato contro la siccità. Il Vicario di Alessano, Donato Pietro Valles, godeva i frutti di un beneficio fondato per l’omonimo altare e costituito dalla celebrazione di 7 messe mensili. Il 10 aprile 1613, il provinciale dei Minimi padre Ludovico Romanelli di Monopoli, accogliendo l’invito del barone di Gagliano Giovanni Castriota Scanderberg, e col consenso del Vescovo di Alessano, mons. Nicola Spinelli, innalzava una croce di pietra davanti all’antica chiesetta. Il 25 dello stesso mese, con atto notarile, il vicario concedeva ai frati un fabbricato, fatto edificare dal barone, e un giardino attiguo. I primi frati vissero in estrema povertà. Nel 1636 i Minimi si allontanarono da Gagliano, per tornare nel 1640, quando il popolo si impegnò a versare annualmente almeno 140 ducati. Iniziò subito la costruzione del Convento, con 4 dormitori e un chiostro, completato solo nel 1768. Anche la primitiva chiesetta fu abbattuta, ne fu edificata una nuova, con quattro altari”.

Francesco Greco


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