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“Màngani” e “ffranca stangùria”, i due volti degli abitanti di Corigliano

Ogni comune del Salento ha tanto da raccontare, anche in relazione alle piccole cose che si perdono ormai nella routine quotidiana, in quel vortice di ovvietà che spesso porta l’individuo a non interrogarsi più sull’effettiva realtà e origine delle cose. Come ad esempio due semplici epitteti, mangani e ffranca stanguria, vocabili ormai triti e ritriti nell’area delle Grecìa Salentina, con i quali si è soliti indicare gli abitanti di Corigliano. L’utilizzo di queste espressioni ormai è patrimonio comune ma ben pochi ne conoscono il significato o le origini.

Apparentemente sembrerebbero due espressioni tra loro antitetiche, dato che la prima, mangani, indica delle persone sciocche, mentre la seconda delle persone molto intelligenti e lungimiranti anche se all’apparenza sempliciotte e poco furbe.

Uno scorcio del centro storico di Corigliano

L’origine dei due nomignoli è assai differente. Il primo è il nome di uno strumento utilizzato per la macerazione del lino. Un contadino di Corigliano, terminata la sua attività presso, dispose alcuni attrezzi agricoli sul dorso del suo asino, tra cui un mangano, per far ritorno nella sua umile dimora. Stanco e provato dal lavoro dei campi, il contadino sale in groppa all’asino e si lascia condurre fino a casa propria. Nonostante la spossatezza però, un pesante senso di colpa turbò il suo stato d’animo pensando alla fatica che la povera bestia stava sopportando per riportare a casa il suo padrone e tutti i suoi strumenti da lavoro. Così decise di sollevarlo un pò dalla fatica: “povera bestia mia, lascia che ti risparmi un pò di questo peso…“, afferrando il mangano dalla schiena dell’asino e riponendolo sulla propria pur rimanendo in groppa all’animale. Quanti assistettero all’accaduto non poterono fare a meno di notare la comicità della situazione, tanto da trovare un pretesto per affibbiare una nomea dipreggiativa alla gente di Corigliano, che da allora fu conosciurà come mangani, ossia persone sciocche.

L’aneddoto appena citato è pura fantasia, una delle tante leggende popolari che pervadono i tratturi e le campagne del Salento. Un fatto storico, invece, è alla base del secondo soprannome, ffranca stanguria, che quasi come una forma di riscatto, ridona dignità al piccolo centro griko.

Si tratta di un espressione grika, la quale sta ad indicare l’esenzione di tasse sui cocomeri. Per spiegarne le origini bisogna tornare indietro nel tempo, fino all’epoca dei feudatari, quando esistevano dazi anche piuttosto ingenti su molti dei prodotti agricoli, tra cui i cocomeri e, in particolar modo, una particolare varietà tipica di Corigliano, la pupuneddha, della quale i Coriglianesi ne controllavano gelosamente il commercio. Nessun altro comune era in grado di procurarsi i semi del frutto, vuoi perchè la comunità grika  era molto attenta a non farsi soffiare il fiorente, anche se pur pesantemente tassato, commercio della pupuneddha, ma anche perchè deve essere consumato quando è ancora acerbo, condizione che non consente ai semi di maturare a sufficienza da poter essere utilizzati.

Il problema della tassazione venne risolto in occasione di alcuni giochi organizzati a Napoli, ai quali il feudatario di Corigliano venne invitato insieme ad alcuni dei suoi sudditi affinchè potessero partecipare alle gare. Uno di questi riuscì a battere nei giochi di lotta tutti gli altri concorrenti, incluso il pupillo del re. Stupefatto e inorgoglito da tanta prestanza fisica, il feudatario concesse al suo suddito un premio, qualsiasi cosa lui avesse desiderato.La sua risposta fu “ffranca stanguria“. Anche se stupito, il feudatario concesse al baldo giovane ciò che aveva richiesto. Ciò che all’apparenza pareva come una stupida rinuncia da parte del popolano a qualsiasi richiesta in denaro e averi che avrebbe potuto indirizzare al suo padrone, si rilevò con il tempo una vera fortuna per tutta la cittadinanza, la  quale poteva liberamente commerciare il cocomoro senza più tassazioni, contribuendo alla fondazione di una solida economia.


Marco Piccinni

Bibliografia:

“Agenda di Babbarabbà 1997. Soprannomi paesani nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto tra storia e fantasia” – supplemento del “Quotidiano” dicembre 1996 (Arti grafiche Mondadori) a cura di Antonio Maglio


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