Quattromacine, una Stonehenge italiana intorno al dolmen Stabile?
Contesa tra i due comuni confinanti, Giuggianello, luogo in cui le magie di vecchie streghe si mescolano alle gesta epiche di eroi greci e Giurdignano, il giardino megalitico d’Italia, la contrada Quattromacine rappresenta un piccolo orgoglio per l’archeologia salentina. E’ qui che si erge tra alberi di fico e ulivo, su un banco roccioso calcareo, quasi indifferente ai contadini che chinano la schiena su un fazzoletto di terra, il dolmen Stabile.
Perchè Stabile? Bhe, in effetti già il nome è un piccolo mistero. Potrebbe derivare dalla sua stabilità, dato che si tratta del dolmen meglio conservato nel territorio salentino senza nessun intervento di restauro se si esclude un recente consolidamento. Altre teorie invece ritengono che il termine stabile derivi da stabulare, in quanto si ritiene che vi si stabulassero degli animali.
Scoperto dal Maggiulli nel 1893, il monumento è alto 105 cm. Si compone di un lastrone orizzontale irregolare di circa 180 × 260 cm, con uno spessore medio di circa 20 cm, sorretto da due ortostati ed un insieme di massi: una tecnica di costruzione mista che si ritrova anche nei dolmen dell’isola di Malta.
Il dolmen, conosciuto anche con il nome di Quattromacine dal nome del casale medioevale che sorgeva un tempo nella zona, sarebbe, secondo alcune teorie, anche l’unico superstite di una “famiglia” di circa una ventina di esemplari disposti nelle immediate vicinanze. La presenza di questi ulteriori dolmen sarebbe documentata dall’ampio numero di lastre in pietra accatastate l’una sulle altre fino a formare una piccola montagna. Questo “cimitero” di dolmen, che appare il frutto di una forza sovraumana, sarebbe il risultato di una campagna di intensificazione agricola nel fondo Quattromacine avvenuta nel secolo scorso. Lo spazio liberato dagli ormai “inutili” monumenti litici sarebbe stato reimpiegato per attività agricole.
Non si possiedono informazioni certe sulla vera funzione dei dolmen. Le teorie si dividono tra usi sepolcrali e rituali. Le prime prevedono l’interramento della struttura sotto terriccio e pietre al fine di formare una specchia. Le seconde invece configurerrebbero il tutto come un altare. Il dolmen stabile avrebbe potuto tranquillamente prestarsi a quest’ultimo scopo. La lastra di pietra orizzontale forma quasi come un ara sulla quale sono incise delle piccole canaline, dei solchi, convergenti in due piccole fossette ricavate sul banco roccioso alla base degli ortostati. Se la lastra orizzontale fu davvero impiegata come ara, allora le canaline servivano a convogliare il sangue del sacrificio fino al punto dal quale si sarebbe potuto poi raccogliere. Altre teorie invece, le quali vedrebbero i dolmen degli strumenti per lo studio e l’indagine astronomica/astrologica, ipotizzano che la presenza dei solchi e delle coppelle sia da attribuirsi a riti cultuali di raccolta ed uso dell’acqua piovana.
Tantissimi altri solchi e pozzette si ritrovano nelle immediate vicinanze del dolmen, probabilmente ciò che resta della presenza di quelli ormai smantellati nella zona. Da questi segni si può in qualche modo immaginare quale dovesse essere la posizione occupata da qualcuno degli altri esemplari. Alcuni di questi erano disposti circolarmente, quasi come l’antico complesso megalitico di Stonehenge, al quale la contrada Quattromacine è stata in qualche modo, anche se erroneamente, associata. Pur non avendo la maestosità di complessi blasonati, tra cui lo stesso Stonhenge o delle altre strutture megalitiche sparse sull’arcipelago Maltese, come Tarxian e Ggantija, il complesso, anche se ormai dovrebbe fregiarsi dell’appellativo ex, di Giuggianello, rappresenta sicuramente una rarità sul territorio italiano dove la presenza di dolmen è accertata con questa eccezionale diffusione solo nel territorio pugliese.
La contrada venne frequentata fin da tempi antichi, anche se la fondazione del casale Quattromacine viene fatta risalire al periodo bizantino. Sono stati rinvenuti i resti di un edificio religioso dedicato ad un uomo di 35 anni, probabilmente un individuo importante dato che fu sepolto tra l’altare e l’iconostasi. Tra queste rovine sono stati rinvenuti anche ,per la prima volta in un contesto archeologico, degli strumenti utilizzati durante la liturgia bizantina. In epoca normanna venne realizzata una seconda chiesa con cimitero annesso e nel basso medioevo tutto il casale venne annoverato tra le proprietà dell’arcivescovo di Otranto, città con la quale condivise le sorti durante l’assedio dei Turchi. Da allora venne abbandonata.
Inserita come snodo finale di un percorso definito comunemente la “via dei dolmen e menhir“, un sentiero che parte dal comune di Giurdignano e abbraccia diversi siti di interesse archeologico contrassegnati da imponenti monumenti litici, il dolmen rappresenta una tappa obbligatoria per coloro che amano trascorrere un pò di tempo all’aria aperta, ammirando il paesaggio rupestre che il Salento ha da offrire.
Marco Piccinni
Il vero nome del Dolmen, così come fu catalogato dal Maggiulli al momento del rinvenimento (1893), è Stabile, dal nome del fondo nel quale fu rinvenuto e con tale nome fu sottoposto a vincolo il 12/11/1910; successivamente prese anche il nome di Quattromacine perché ricadente nel perimetro dell’antico Casale. Fu il Micalella, sempre nel 1910, a teorizzare l’ipotesi che i Dolmen fossero degli altari sacrificali, proprio in virtù di quelle coppette e quei solchi incisi sulla lastra di copertura, ben visibile anche nei dolmen Scusi di Minervino e Placa di Melendugno. La lastre litiche accatastate a lato del Dolmen, secondo mie ricerche del 2003-04 sono semplicemente il frutto della spietratura dei terreni circostanti, che come ben si vede, sono ricchi di affioramenti rocciosi.
Grazie mille per il suo intervento Sign Panico.