Marina Serra di Tricase
Di lei si conoscono le immagini da cartolina che ritraggono la Grotta de’ Monaci, un’insenatura artificiale, comunemente conosciuta come “la piscina”, scavata nella scogliera dove i monaci, un tempo, si appartavano per fare il bagno lontano da quella che invece poteva essere definita a tutti gli effetti la “spiaggia pubblica”.
I colori della roccia e dei fondali, i punti di accesso che si schiudono verso il mare con pochi passi, le piante di ripili de mare che crescono spontaneamente sui monti limitrofi, creano una cornice davvero suggestiva per il bagnante che, colto da cotanto inaspettato paesaggio, si interroga sulla natura del luogo durante un rilassante bagno.
Meta ambita anche dai giovani, che qui eseguono ormai quello che, per le nuovi generazioni, è divenuto il “tradizionale” bagno di mezzanotte per festeggiare l’arrivo del Ferragosto, sorvegliati dall’alto dall’imponente torre Palane. Una delle tante torri di vedetta fatte realizzare da Carlo V, l’imperatore del Sacro Romano Impero, in difesa dei proprio possedimenti, frutto dell’eredità aragonese, dal nemico turco. Alta 15 metri, e da altrettanti si erge sul livello del mare, la torre, inclusa a pieno titolo nel parco costa Otranto – Santa Maria di Leuca e bosco di Tricase, è stata costruita con materia prima estratta dalla stessa scogliera, che in più punti rivela i segni dell’attività degli zoccaturi. Vicina ad una seconda postazione di vedetta, più recente, che porta la firma dei conflitti mondiali. Un segnale di continuità tra guerre di passati diversi, accumunati dalla minaccia proveniente dal mare. Torre Palane cerca ancora con lo sguardo le sue sorelle, Torre Nasparo, sulla serra del Belvedere, e la scomparsa Torre del porto di Tricase, abbattuta dagli inglesi nei primi dell’800.
Una marina che vanta il suo santuario, con un icona Mariana ritrovata proprio tra le acque di questo tratto di mare; che racconta le sue leggende; che conta le sue grotte (per la maggior parte accedibili solo via mare); che ha contribuito attivamente a sostenere l’economia dell’intera comunità tricasina, e non solo. Le diverse vasche disseminate quasi in riva al mare venivano infatti utilizzate per la produzione del sale, quando si riusciva ad eludere i fiscali controlli dei funzionari del regno (come impararono a fare bene gli abitanti di Corsano che sulla produzione e commercio del sale avrebbero avuto di che insegnare), oltre che per la preziosa attività della concia delle pelli, per le quali i bagni di acqua e sale contribuivano a migliorare notevolmente la qualità del prodotto finito.
Poche centinaia di metri dove convergono numerose storie diverse, dai soldati di vedetta sulla torre a quelli di guardia nel piccolo bunker nascosto tra gli scogli, dagli uomini che raccolgono piccoli quantitativi di sale a quelli che girano e rigirano le pelli di animali nelle vasche, dagli zuccaturi che scavano la piscina a quelli che estraggono i mattoni per la costruzione degli edifici, dal turista che viene qui per scattare qualche foto ricordo a quelli che si fermano per fare il bagno. Il tempo cambia la cose e le persone, le emozioni restano. E qui ce ne sono ancora tante.
Marco Piccinni