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Dolmen Ore, Giuggianello

Maggio 1979. Il comune di Giuggianello arricchisce la propria collezione di monumenti megalitici con un nuovo dolmen, appena scoperto a due passi dalla masseria Quattromacine, li dove una campagna di scavi ha portato alla luce importanti resti dell’omonimo villaggio medioevale: il dolmen Ore.

L’autore della scoperta è Luigi Corsini, che all’interno di un fondo denominato ore e che darà il nome al monumento megalitico, identifica un piccolo dolmen con una lastra orizzontale di copertura spessa 25 centimetri e sorretto da tre ortostati di cui solo uno monolitico.

Dolmen ore, Giuggianello

Dolmen ore

Il dolmen Ore è alto poco meno di un metro, 90 cm circa, e poggia le sue gambe su uno strato di roccia affiorante che guarnisce l’area circostante con diversi motivi non tutti all’apparenza naturali. Corsini afferma che la porzione di roccia scelta a formare la base del dolmen appare molto simile per forma ad una sepoltura. Scelta non casuale secondo lo scopritore che avvalla la sua ipotesi sulla base dell’osservazione della disposizione non casuale di massi di varie dimensioni che si interpongono a pietre affioranti in tutta l’area che sembra quasi innalzarsi come un piccola specchia. Su un versante di questa piccola altura il terreno digrada velocemente verso il basso in un campo coltivato, da quello opposto invece una strada vicinale taglia il fondo ore in direzione della masseria Quattromacine. Il dolmen ore si colloca così in una posizione tale da renderlo poco visibile dalla strada.

Di fronte al dolmen si apre un lungo corridoio, un dromos, invaso da rovi come l’intera struttura, e poco distante è impossibile non notare un enorme masso posto in posizione verticale che presenta sulla sua superficie una piccola coppella la cui formazione non sembra imputabile al fenomeno delle “vaschette di corrosione” come invece è accaduto molto probabilmente a quelle che si rinvengono sulla collina delle ninfe e dei fanciulli nei pressi dei massi megalitici della vecchia.

Una scoperta avvenuta dopo una scelta ragionata, da parte del Corsini, di voler indagare in maniera più approfondita un’area resa protagonista a cavallo del ‘900 da una serie di scoperte in odor di romanticismo e particolare affezione nei confronti di monumenti provenienti dal passato ma sui quali aleggiavano ancora numerosi interrogativi. Le prime scoperte in terra d’Otranto in quest’ambito hanno motivato numerosi ricercatori ad arricchire l’inventario delle strutture megalitiche che una volta scoperte ed identificate sono state spesso abbandonate ad un nuovo oblio.

Ancora oggi dolmen e menhir riemergono dal passato per far sentire con prepotenza una voce a lungo eclissata. Chissà se quest’area ha ancora in serbo dei piccoli tesori in attesa di essere riportati alla luce.

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA:

Luigi Corsini, Salento Megalitico – Erreci Edizioni (1986)


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