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Il colombario di Santa Barbara

Località “Monte Le Piccioniere”, Otranto. Siamo in uno dei rami della valle dell’Idro, lì dove l’antico abitato di un villaggio rupestre abbandonato da secoli, reso inospitale da una prosperosa formazione paludosa che ha visto una bonifica solo durante il periodo fascista, subisce una prima contaminazione urbana dell’epoca pre-moderna.

Le forme geometriche tipiche e ipnotiche delle colombaie che conferiscono il nome ad uno dei tre monti che dominano la vallata, insieme al Monte Lauro Vecchio (che ospita la grotta del turco)  e Monte Sant’Angelo (che prende il nome dall’omonima chiesa rupestre), sono ancora visibili su di una parete scavata nel costone tufaceo che risale da uno dei rami dell’idro da un’antica strada che si snoda nella roccia e che si congiunge alla vicina Masseria Santa Barbara. Le ritroviamo in una dimensione più tradizionale, in una torre colombaia del ‘700, le cui cellette assolvono ora alla funzione di mensole per gli strumenti agricoli dei proprietari dell’uliveto in cui è situata. Le osserviamo incuriositi sotto terra, in un contesto del tutto insolito, in un ambiente costituito da due stanze, una in parte ostruita da terra rossa. A differenza dei due casi precedenti qui non si allevavano colombe, ma di deponevano i morti. Siamo nel colombario di Santa Barbara, a Otranto.

Ingresso colombario Santa Barbara

Ingresso colombario Santa Barbara

Due ambienti interamente ricoperti da cellette quadrangolari irregolari di piccole dimensioni, ai quali si accede da un piccolo corridoio voltato per mezzo di una scala approssimativa, in parte ostruita da massi, e contrassegnato da alcuni graffiti di dubbia interpretazione.

Le cellette venivano utilizzate per riporre le urne funerarie con le ceneri di uno o più defunti, a volte anche più membri della stessa famiglia con tanto di schiavi e servitù a seguito. Sulla sinistra, nel primo ambiente subito dopo l’ingresso, un letto litico fungeva da ultimo giaciglio del defunto in attesa della cremazione.

Letto sepolcrale

Letto sepolcrale

Una porta scavata nella roccia, oltre che ad uno squarcio nella parete a sud, mette in comunicazione il primo ambiente con il secondo, anch’esso ricco di cellette e sede occasionale di qualche pipistrello solitario. Un cedimento strutturale della volta ha contribuito al riversamento di ingenti quantità di terra che coprono buona parte delle cellette. All’esterno due grandi pozzi, uno chiuso alla buona con pietrame di grosse dimensioni ed uno ricoperto con una pesante lastra in pietra che richiama ad altri utilizzi. Presentano una struttura parallelepipeda regolare, munita di una scaletta scavata su una delle pareti.

Colombario Santa Barbara, interno

Colombario Santa Barbara, interno

L’analogia del colombario di Santa Barbara a quello di altre strutture realizzate nel Salento per il medesimo scopo lo collocherebbe in un periodo a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C, quando la cremazione era piuttosto diffusa tra i romani come soluzione scaramantica e salva-spazio oltre che per più logiche motivazioni di carattere igienico.

Marco Piccinni


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