RUGBY. La palla ovale conquista il Salento
TRICASE (Le) – Agostino ha solo 4 anni ma già corre deciso verso la meta. Oggi i bambini, fatto curioso, giocano contro i genitori: “Quasi sempre vincono loro!”, sorride una delle mamme degli allievi mentre nel terzo tempo, nella pajara (trullo a tolos) grandi e piccoli mangiucchiano ciambelle al cioccolato e torte e bevono tè bollente che scaldano il cuore nella fredda sera di marzo.
“Chi va ad aiutare Giacomo?”.
Il rugby sta conquistando il Salento, ma le istituzioni ancora non se ne sono accorte. Sono infatti 4 nel Leccese le scuole che insegnano i primi rudimenti di uno sport denso di implicazioni psicologiche: Tricase (nella foto di Gianluca Carluccio), Trepuzzi, Campi Salentina e Aradeo. In un paese come il nostro dove domina la monocultura del calcio, è un fatto che va studiato attentamente.
“Giocare maschio non conviene, meglio saltare l’uomo”.
Perché forse c’è un’inversione di tendenza e i valori trasmessi da questo sport di cui le testate sportive non danno spesso manco i risultati, sono diversi e chi vi si dedica migliora anche il rapporto con gli altri e con la collettività intorno.
“Bel lavoro, bravo Tommaso!”.
A Tricase la palla ovale è stata portata da Roberto De Marco, che tre anni fa fondò la Amatori Tricase Rugby, di cui è stato presidente. Poi si è ritirato e ora la società ha un nuovo presidente e il direttivo, in cui ci sono ben quattro mamme “per gestire al meglio la società: abbiamo ottimi genitori…” (il mister Dario Taras), un fatto molto importante, che tinge di “rosa” uno sport antico e affascinante.
Che per radicarsi meglio avrebbe bisogno dell’aiuto pubblico, ma si preferisce buttar via i soldi per infrastrutture che spesso restano vuote cattedrali nel deserto. Così va il mondo.
Gli stadi sono spesso keep-out, con la scusa che i bambini stressano il terreno. E quando mai? A Tricase il campo è stato ricavato nella villa di campagna del pediatra tricasino Salvatore Cacciatore, sulla via che va al porto, a due passi dalla mitica Quercia Vallonea (o dei Cento Cavalieri). Lo stadio comunale “San Vito” è un sogno.
“L’uomo a terra lascia la palla…”.
Eppure la passione e la professionalità del maestro Taras, coadiuvato a livello tecnico da Angelo Bello e Romeo Maglie, meriterebbero più attenzione e rispetto.
Taras è di Specchia e gioca da quando aveva 17 anni. La scuola ha iscritti bambini dai 4 ai 13 anni, provenienti da tutto il “Capo”: Montesardo, Corsano Tricaae, Miggiano, ecc.
Aggiunge Taras: “Purtroppo non abbiamo molte occasioni per farli giocare… E’ importante trasmettere i valori e le regole di questo sport, i bambini fanno gruppo anche fuori dal campo, c’è molta coesione…”, sorride soddisfatto del lavoro. In effetti si respira spirito di gruppo e armonia.
Altra idea delle mamme: una borsa sportiva per uno stage di una settimana con una gloria del rugby francese, Pierre Villepreux. Corrono verso la meta accanto ai loro bambini.
Francesco Greco