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VISIONI. “Pietra su pietra”, scenari 2.0 a Mezzogiorno

ANDRANO (Le) – Tiang, Terazas, Leiming, Eretas, Tapana… Sono alcuni della koinè infinita di nomi con cui sul pianeta, dalla Cina alla Grecia, dalla Slovenia al Nepal, la Spagna e la Francia, si identificano i Terrazzamenti Paesaggistici, dal 1995 ben 15, gioielli dell’umanità protetti dall’UNESCO (le risaie di Ifugao, Filippine, un esempio). Alcune foto sono una citazione dei dannati della terra fotografati da Salgado.

Sono riecheggiati nella deliziosa location del Castello Spinola-Caracciolo di Andrano (Capo di Leuca) all’incontro con Donatella Murtas (architetto, paesaggista e coordinatrice dell’Alleanza Mondiale per il Paesaggio Terrazzato) ideato dal Parco Naturale Regionale Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, La. AR.PA. srl (Laboratorio Architettura del Paesaggio), Marullo Costruzioni e il Comune (l’assessore Paola De Paolis, un politico raro, di quelli che si suol dire “Ce ne fossero!”), un’eccellenza del territorio da tenersi cara.

Pietra su Pietra, Ph Architetto Arturo Imperato

Pietra su Pietra, Ph Architetto Arturo Imperato

Zoom allora sulla pietra decodificata come elemento fondante di antiche civiltà, qui a Sud declinata come identità mediterranea plurale. Primo piano sulla sua ricchezza filologica, scannerizzata nelle sue sedimentazioni, allegorie, contaminazioni carsiche, messaggi subliminali.

Serata intensa, emozionante, da iniziati, che ha arricchito chi ha avuto la ventura di intercettarla. Introdotta da Loredana Macurano (Parco): “Le costruzioni a secco nascono con l’uomo e accompagnano la sua quotidianità”, e dalla preoccupazione di Nicola Panico (presidente del Parco), per il degrado del paesaggio terrazzato, esposto così agli incendi. L’uomo li abbandona, le istituzioni lesinano i denari buttati altrove, la politica ruba e tace: quanto altro può durare ‘sta dolce vita?

La Murtas è una donna appassionata, che insegue le sue “visioni” con un senso pragmatico invidiabile. Partendo dal nulla ha ideato e realizzato, una ventina di anni fa, l’Ecomuseo del Terrazzamento e della Vite a Cortemilia (Cuneo, i luoghi di Pavese). E da lì si è messa a interloquire, interagire col mondo. Stesso mantra anche per lei: “Ce ne fossero!” (vale anche per l’arch. Macurano, studi a Venezia).

Pietra su Pietra, Ph Architetto Arturo Imperato

Pietra su Pietra, Ph Architetto Arturo Imperato

In “Pietra su pietra” (costruzione, manutenzione e recupero delle costruzioni a secco) la Murtas ha messo sulla carta tutto ciò che ha imparato. Il resto è nel film “Costruire in pietra a secco”, del 2014, prodotto da “Leonardo Project” e realizzato con altri colleghi nell’ambito del “Lifelong Learning Programme” UE.

E dunque, la pietra decodificata in chiave maieutica, polisemico contenitore di valori, capace di rielaborare storie e memorie e di condividere i suoi topoi antichi e nuovi anche al tempo del 2.0.

Se pensiamo che la Gran Bretagna ha un ministero della ruralità, e che ogni anno i rappresentanti delle associazioni del settore chiedono ansiosi ai “master craftsman” (maestri della pietra a secco) se sono aumentati i nuovi addetti, noi che siamo figli e nipoti di contadini forse siamo un po’ in ritardo nonostante il 3^ convegno mondiale “Terraced Landscape the Future” di un anno fa nel Veneto fra Venezia e Padova, col primo manifesto in difesa del Paesaggio Terrazzato.

La prima fu in Cina nel 2010, architetti, economisti, agricoltori, antropologi, ecc. da 150 paesi, firmarono la dichiarazione di Honghe, nacque l’Alleanza Mondiale dei Paesaggi Terrazzati (www.paesaggiterrazzati.it), con le sezioni nazionali (la Murtas è presidente di quella italiana). La 2^, nel 2014 in Perù, Machu Picciu (400 qualità di patate).

“La pietra è il linguaggio del Mediterraneo che mette insieme tante civiltà – ha premesso la dottoressa Murtas – per troppo tempo la sua capacità espressiva è stata negata, ma ora è necessario trasmettere le conoscenze delle tecniche di lavorazione alle nuove generazioni”.

L’oblio data dal dopoguerra, ma ora tutto cambia, perché la pietra non è un reperto del passato da monumentalizzare, ma dialettica viva che può dettare le sfide future.
Sta avvenendo in tutto il mondo: dalle Baleari a Majorca (Escuela de Mergers, 1986), dall’Epiro alla Francia a Cipro, e poi Nordeuropa, Gran Bretagna, Cina, Giappone, USA, Perù, Yemen e Nepal (paesaggi morbidi, senza angoli retti), ecc. Altre scuole in Francia (ABPS), Gran Bretagna, Catalogna, Andalusia.

L’architetto Luigi Nicolardi si è poi intrattenuto sulla storia delle costruzioni a secco in Terra d’Otranto nelle varie forme ed evoluzioni (muretti, pajare, pajaroni, furneddhi, lamie, caseddhe, ecc.) partendo da un libro dell’antropologa piemontese (residente a Parigi) Maria Brandon Albini, sulle impressioni del viaggio del 1958 (De Martino arriverà nel 1959). La studiosa “lesse” il Salento come “un mammuth pietrificato ricoperto da 30 cm. di terra” dove “i rozzi contadini hanno dato alla pietra forme geometriche”.

Testimonianza commossa e grata di un giovane artigiano, Gianni Bozzi, allievo di Mario Ciardo, entrambi eredi dei Cazzato (‘Ntoni e Tore) da Montesardo (dalla notte dei tempi c’è una scuola ), “paratari” storici noti in Puglia e oltre: Metaponto (Lucania), Calabria (Sibari), Svizzera, ecc. tecnica con la pietra intatta. “Il martello lo lasciavano a casa… Gli archi erano tutti interi… Fecero canali di scolo, capannoni a botte… A Berna la chiesa di San Matteo…”, ricorda il nipote Antonio Cazzato.

Bozzi: “Mi sono innamorato della pietra a 14 anni e col passar del tempo mi sono legato ancora di più alla sua storia: è diventata la mia passione. Ho scoperto la sua magia, i segreti: un verbo infinito. La pietra è terapeutica, fa bene alla salute, ti fa dimenticare qualsiasi cosa. Mi ha insegnato a leggere il paesaggio, è come un libro che non finirò mai di studiare finché avrò vita…”.

La pietra, dunque, rielaborata nella sua ricca semantica, può essere la sintesi fra passato e presente, una via per aprirsi un varco nel futuro. Quando le crisi portano a nudo le radici, la memoria, l’identità, loro silenziose sono là a indicarti una via.

Le facce serene degli artigiani di tutto il mondo (anche ragazze) del film dicono che dà reddito, ma anche gioia interiore.

Intanto parte “Uno scatto per il paesaggio”, concorso fotografico con premi in denaro (info: 0832-521381, oppure info@ecomuseipuglia.net).

Francesco Greco

 

 


Un commento su “VISIONI. “Pietra su pietra”, scenari 2.0 a Mezzogiorno

  1. Michele Ferri ha detto:

    Buongiorno,

    mi chiamo Michele Ferri e mi sono a lungo interessato della scrittrice Maria Brandon Albini, che ho incontrato la prima volta a Parigi nel 1968 e con la quale ho intrattenuto una lunga corrispondenza fino al 1995. Ho finora scritto qualche saggio su di lei, che sono stati pubblicati in atti di convegni e riviste e sono in parte visionabili in internet.
    Le scrivo per informarla che Maria Brandon Albini era lombarda, non piemontese, essendo nata a Robbiate. Inoltre, pur avendo coltivato un grande interesse per l’antropologia culturale, non era un’antropologa.
    E’ stata docente e lettrice di letteratura e cultura italiana in alcune università francesi, docente di letteratura e civiltà italiana presso la Dante Alighieri, sempre in Francia, e si è distinta come scrittrice meridionalista, mediatrice culturale e giornalista.
    Un cordiale saluto,
    Michele Ferri

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