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Quel cielo stellato al confine di due mondi

CASARANO (Le) – E’ un’epoca in cui non riconosciamo più la bellezza, di folle iconoclastia: la distruggiamo con accanimento e sacrifichiamo volentieri alla dea della bruttezza.

Eppure potremmo vivere dei doni degli avi e magari farne dono, a nostra volta, a chi verrà dopo di noi, che ci scaglierà addosso le peggiori maledizioni.

Spesso sono i forestieri a svelare a noi stessi la bellezza che abbiamo intorno e di cui non abbiamo coscienza.

Il mosaico di Santa Maria della Croce, a Casaranello, per esempio, è più noto extra che intra moenia. Richiama più visitatori dall’Europa continentale che da Terra d’Otranto. Sciarade inspiegabili.

Giunge così opportuno – in un disegno di divulgazione dei suoi tesori – un delizioso saggio del prof. Francesco Danieli (1981), uno dei massimi esperti, di statura europea, dell’arte e in generale la storia del periodo bizantino, che in Italia ha lasciato moltissime tracce e tesori al confine fra Oriente e Occidente.

“Casaranello e il suo mosaico” (Per aspera ad astra), Edizioni Esperidi, Monteroni di Lecce 2018, pp. 108, s.i.p., con una puntuale versione in inglese (a cura di C. Colella) e un bellissimo corredo fotografico (M. Santi Amantini, cover di Big Sur), a cura dell’Associazione Culturale Archeocasarano – “Origini e Futuro” (Alessandro De Marco), l’introduzione del sindaco della città Gianni Stefano, una nota di Giovanni Giangreco (Associazione “Domus Dei”), già alla Soprintendenza ai BB. CC. di Matera e poi del Salento e dello stesso De Marco (tradotta da Luca Malorgio).

Il lavoro di Danieli è ben strutturato come metodologia e fruga con sapienza nelle varie interfacce della storia di questa chiesa “preziosa… custode silenziosa di magnifici mosaici parietali che la rendono unica al mondo” miracolosamente giunta sino a noi col suo “cielo stellato della cupola raffigurazione dell’universo secondo il sistema aristotelico-tolemaico”.

Partendo dalle possibili origini di Casarano (smentendo il monaco Tasselli che la vuole fondata da fuggitivi da Sasina, che in effetti è un po’ lontana, è l’attuale Porto Cesareo, sullo Jonio a nord di Gallipoli). Passando per lo studio di Elda Marina Castelfranchi (2006) che la colloca nel VI secolo. d. C.

Per concludere che “il mosaico di Casaranello appare come una sorta di percorso che l’anima compie per trascendere fino alle altezze di Dio, dopo essersi liberata dai legacci della materia ed essere guarita da ogni tipo di schizofrenia…”. Concept che fa emozionare.

Le sapide pennellate di Danieli ottengono così l’effetto di stimolare una curiosità incontenibile che si può soddisfare soltanto recandosi sotto quella cupola di stelle per liberarsi dalla schiavitù del reale e osare l’iperurano, il mistero, il sublime.

Un viaggio al confine della notte e di noi stessi da cui si tornerà trasfigurati, rinnovati, purificati. Che consigliamo vivamente al lettore.

Francesco Greco


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