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MITI. Papa Cajazzu più iconico della Taranta

Taranta? No, grazie! Papa Cajazzu è più identitario, più iconico se si tratta di rappresentare l’anima più profonda dell’uomo di Terra d’Otranto.

Papa Galeazzo (fonte: Wikipedia)

Il prete di Lucugnano (Lecce) un pò folle, ironico, che si fa beffe delle gerarchie ecclesiastiche, che seduceva giovani perpetue e mogli di furesi (contadini), se ne inventava una più del diavolo, incarna lo spirito più antico della sua gente.

Più della Taranta, fenomeno che da nicchia, grazie a massicci investimenti, hanno trasformato in business e ormai distrutto dalle contaminazioni, tanto da aver smarrito lo spirito originale.

Del prete impertinente, vissuto a ridosso del Lumi, poco si sa e, alla Fellini, tutto si immagina. Sulla sua esistenza ci sono varie scuole di pensiero.

Una dice che è personaggio di fantasia. Un’altra che è reale. E infatti nel suo paese c’è sempre una traccia nell’oralità popolare e anche una via intitolata a Domenico Galeazzo: dovrebbe essere lui.

Visse tra fine XV e XVI secolo. Un’altra ancora, accreditata dallo studioso locale Carmelo Indino, che fu massone e perciò la fece sempre franca, non fu mai punito dalla Chiesa. E così autorevole, potente, popolare e forse anche temuto, da essere chiamato addirittura “Papa”.

E avendo la Chiesa in astio le massonerie (almeno ufficialmente), non lo toccava, lo tollerava per paura e magari, non sapendo come gestire il personaggio, troppo barocco e quasi blasfemo, nel tempo ne ha formattato la memoria.

Che però sopravvive nei racconti degli anziani di Lucugnano, dove le sue avventure divertenti e originali continuano a essere tramandate di generazione in generazione.

Col suo “Breviario di Papa Galeazzo” o “Li Culacchi de Papa Galeazzu” (narrati in salentino) è anche un fenomeno editoriale: long-seller ristampati e venduti di continuo. Una copia è quasi in tutte le case del Salentini.

Ma non tutte le sue avventure sono nel libro, altre girano inedite: la Mamma di chi scrive, Antonietta, era nata a Lucugnano, in un cortile di fronte alla Cappella della Madonna Addolorata (accanto c’era un vasaio, Mesciu Dante), che si festeggia la terza domenica di settembre, quasi all’ombra della chiesa madre intitolata alla Madonna Assunta. E ne raccontava altre molto belle.

E quindi, Papa Cajazzu forever. Occorrerebbe studiare il periodo storico e culturale, la nascita e la diffusione del mito, che sopravvive più forte e contaminato che pria a distanza di oltre quattro secoli.

Lunga vita a Papa Cajazzu!

Francesco Greco


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