Geografia Economica, il prof. Calignano chiamato dall’Università di Bologna
Gran Bretagna (London School of Economics), Norvegia (Stavanger), Austria (Vienna). Collaborazioni con riviste scientifiche prestigiose, studiosi e istituzioni accademiche di fama planetaria. Una recente performance a Parigi (OCSE).
Negli ambienti accademici, europei e internazionali, il prof. Giuseppe Calignano è considerato uno dei massimi studiosi di Geografia Economica. Tant’è che uno studio del 2021 dell’Università di Hannover lo ha annoverato fra i primi cinque docenti di lingua tedesca.
E adesso, una carriera di per sé superlativa, si arricchisce di un ulteriore step: in autunno sarà all’Università di Bologna, la più antica al mondo. La news l’ha condivisa egli stesso sui social media.
Pugliese di nascita (la Montesardo messapica, sulle ultime aspre serre del Salento che si tuffa in due mari a S. Maria di Leuca), poco più che quarantenne, figlio di Antonio (già funzionario della Regione Puglia) e di Pina, una sorella, Maria Lucia, dottoressa impegnata nel campo dell’assistenza agli anziani, sposato con Giuliana Negro (assistente sociale), due bambini deliziosi, Antonio (9 anni) e Lucio (4), nipoti di studiosi (e musicisti, gli storici, mitici “Corpo”) del livello di Francesco e Biagio, studi all’Università del Salento (dottorato di ricerca incluso), Giuseppe è stato sinora impegnato negli Atenei più famosi del nord Europa.
“Visiting scholar” alla London School of Economics, postdoc all’Università di Stavanger (Norvegia), ricercatore all’Università di Vienna, professore associato e, infine, ordinario presso la Inland Norway University of Applied Sciences. Un curriculum “pesante”, costruito anche, come si accennava, con le collaborazioni a riviste in materia di Geografia Economica: “Regional Studies”, “Journal of Rural Studies”, “Growth and Change” per citarne solo alcune, dove i suoi interventi hanno avuto vasta eco in campo internazionale. Le collaborazioni con studiosi di fama e istituzioni accademiche nel mondo, hanno arricchito un percorso di per sé superlativo.
Di recente il prof. è stato invitato dall’OCSE nella sede centrale (Parigi) a una tavola rotonda, riservata a un comitato ristretto, per discutere del ruolo della leadership, locale e regionale, nei percorsi di sviluppo dei Paesi membri.
Per uno di quei rari casi della vita degli accademici, dove ogni mattina si ricomincia, ci si rimette in gioco, si accettano nuove sfide, paradossalmente, tutto questo, con quello che significa in termini di rapporti umani, sociali, scientifici costruiti in dieci anni, il prof. se lo sta lasciando alle spalle, non senza qualche emozione e turbamento.
Stop and go: è infatti di questi giorni il post con cui ha condiviso la news. Un ulteriore step da declinare, se si vuole (oltre che in termini individuali), alla voce “cervelli che tornano”.
Fra qualche mese, dunque, il ragazzo-prodigio è atteso all’Università di Bologna, titolare della cattedra di Geografia Economica-Politica. “Chiamata diretta”, cioè, bypassando i concorsi e che arriva trascinato dall’eco delle sue performance negli atenei europei. Giuseppe (che dagli zii ha ereditato la passione per la musica) lo chiama “rientro in patria”, e sui social in tanti gli hanno fatto sentire il loro affetto e ovviamente fatto gli auguri.
Negli ambienti accademici europei si parla del “bel colpo dell’ateneo emiliano”, che si avvarrà della collaborazione di uno dei più autorevoli docenti in materia di Geografia Economica.
Emozionato, nel cuore mille sentimenti contrastanti, Giuseppe confida: “Ringrazio la Norvegia per quanto mi ha dato a livello professionale e umano, ma ho creduto fosse il momento di tornare a casa. Sono andato via quasi dieci anni fa per necessità, non per scelta. Questa chiamata da un’istituzione storica come l’Università di Bologna e, più nello specifico, da un Dipartimento influente come quello di Scienze Politiche e Sociali, mi rende orgoglioso. Spero di ricambiare dando un contributo positivo con le mie ricerche e i miei insegnamenti”.
Destinazione Italia, dunque, in un momento storico in cui il Paese per farcela ha bisogno di idee forti, vocazioni e passioni sincere, uomini di solida cultura e personalità, competenze profonde per riposizionarsi in uno scenario che muta in modo convulso, come agitato da algoritmi folli, per tentare di governare un futuro che, sic stantibus, si respira ovunque, perché è già qui.
Francesco Greco