Quando in Terra d’Otranto si giocava ai “puni”
Una buca, in terra altre 5 intorno. Ci si posizionava a 4-5 metri e si lanciava un’arancia “rizza” (amara, il melangolo). Se si fermava in una delle buche laterali si vinceva la propria puntata, prendeva invece tutto il monte chi riusciva a farla andare in quella centrale.
E’ l’antichissimo gioco dei “puni”. Parola che le isole linguistiche dei vecchi di Terra d’Otranto traducono in “buco/buca”.
Proviamo a fare dei collegamenti storici sulle possibili origini, con una ricognizione nella lingua? Solo ipotesi, ovvio.
I Punici furono sottomessi dai Romani fra terzo e secondo secolo (Scipione l’Africano) erano i Cartaginesi, impero che più a sud era stato quello dei Fenici, (l’attuale Palestina e Libano), fondato da (Elissa) Didone fra nono e ottavo secolo. Arbitrariamente potremmo dire che i Cartaginesi/Fenici erano il popolo delle buche.
A Montesardo nel Leccese si è giocato ai “puni” fino a qualche anno fa, finché i vecchi giocatori non sono morti. Di pomeriggio, dalla primavera all’autunno, con le belle giornate. Il campo da gioco improvvisato era situato all’ombra della Cappella della Madonna Immacolata. Venivano da tutti i paesi intorno. Famoso un pescivendolo di Gallipoli sposato a Barbarano del Capo.
Nella vicina Corsano, organizzato dall’Associazione “Idee a Sud –Est”, da 9 anni si svolge il campionato dei “puni”. Quest’anno aperto anche alle donne. Un gioco antico recuperato, da tramandare alle nuove generazioni.
Francesco Greco