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Le Centoporte di Giurdignano

E’ la croce della Fausa che indica la strada. La strada il cui nome riscopre l’originale intitolazione delle Centoporte di Giurdigiano, l’antica abbazia di San Cosma e Damiano.

La descrizione che ce ne fa il De Giorgi sul finire dell’800 non si discosta molto da quella di un rudere di un vecchio edificio di culto abbandonato da secoli. Oggi, a più di un secolo di distanza, la situazione è addirittura peggiorata. “Archeologi” abusivi, atti vandalici e eventi naturali, hanno attivamente contribuito a peggiorare il già minato stato dei ruderi di questo edificio. Delle numerose porte e finestre che costellavano ciò che rimaneva della struttura, e che gli valsero l’intitolazione poco fantasiosa di centoporte, ora ne rimangono solo alcuni abbozzi. Si racconta addirittura che gli abitanti di Giurdignano venissero qui per estrarre dalle macerie resti di tegole della copertura della volta, da sbriciolare e utilizzare per preparare la malta. Mentre un altro aneddoto, citato anche dal De Giorgi, vedrebbe il ritrovamento di alcune monete con le quali è stato possibile erigere l’attuale chiesa Madre di Giurdignano con annesso campanile.

Centoporte, controfacciata

Lunga poco più di 30 metri, larga all’incirca 11, e probabilmente mai realmente terminata (data la totale assenza di  resti di un pavimento e di decorazioni parietali), l’unico ambiente interno della chiesa era ripartito in tre navate, separate da 10 pilastri, nella cui realizzazione ricorrono elementi provenienti da edifici di stampo ellenistico. Un pronao ed un nartece esterno ne completano la pianta architettonica. L’abside poligonale impone dei collegamenti con alcune chiese orientali realizzate tra la fine del V e gli inizi del VI secolo (in Puglia le altre due testimonianze sono da ricercare nella chiesa di Sant’Eufemia di Specchia Preti e la chiesa Madre di Specchia Gallone), mentre l’intero impianto ricorda altre chiese strutture come San Giovanni Studita a Costantinopoli, fondata nel 463, e Santa Maria, a Chalkoprateia, nei pressi della basilica di Santa Sofia. Il ritrovamento di alcuni cocci nei basamenti di fondazione della chiesa e negli interstizi tra un blocco e l’altro, datati proprio tra il V ed il VI secolo, suggerirebbe una collocazione dell’edificio proprio in questo periodo, in linea con le altre rappresentanze dell’impero bizantino, contraddicendo un’ipotesi che la vorrebbe invece edificata tra l’XI ed il XII secolo, e in stretta connessione con il non lontano monastero di San Nicola Casole.

Centoporte, abside

Un restauro del VII secolo ha rimaneggiato la struttura originaria, con l’edificazione di altri ambienti all’interno della basilica e la chiusura delle porte di ingresso ad accezione di quella del nartece. Il nuovo impianto andava a configurarsi come un edificio monastico, fortificato esternamente, teoria che si contrappone all’ipotesi che vedrebbe questo luogo nascere come un presidio militare del VI secolo.

Tre cimiteri nelle vicinanze, di cui uno risalente al VII secolo all’interno del quale sono state identificate 6 tombe, purtroppo già depredate in passato, ed uno strano graffito ritrovato nell’esonartece, che rappresenterebbe un uomo nimbato che regge una croce, con la testa d’uccello, circondato da strani simboli indecifrabili, interpretato come una raffigurazione del’evangelista Giovanni, completano il quadro archeologico del sito. Un sito di notevole portata storica che andrebbe valorizzato. Per il momento aspetta tacito e decadente tra ulivi e sterpaglie.

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA:

Paul Arthur, “Masseria Quattro Macine” – a desert medieval village and its territory in southern Apulia: an interim report on field survey, excavation and document analysis – “Paper of the British School at Rome”, vol. LXIV, Hertford 1996.


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