Un giro per Depressa: la Cupola, i Pozzi Messapici e la grotta dei Municeddhri
Depressa, frazione di Tricase, è un piccolo borgo di origini molto antiche, tanto che alcuni ritegono che sia sorta sulle rovine di un precedente villaggio, Salete, distrutto dall’avanzata turca dopo la presa di Otranto nel 1480.
Quello che di certo si sa su questo paese proviene da alcuni documenti: il più vecchio è datato 1269 e confuta la tesi precedentemente esposta.
Il feudo è passato in mano a diversi feudatari, dapprima a Pietro Carrafa, poi ai Castriota, ai Saraceno (signori di Andrano) e dal 1604 alla famiglia Gallone, principi di Tricase.
I Gallone presero possesso nel paesino e si insediarono nel castello anche se la loro presenza divenne tangibile dopo il matrimonio tra Emanuela Gallone e Antonio Winspeare avvenuto nel 1869. Da questo matrimonio il paese conobbe un periodo di ampia crescita: il castello venne ampliato e sorsero stabilimenti vinicoli e per la lavorazione del tabacco.
Uno di questi stabilimenti vinicoli, il Castel di Salve è ancora presente, in prossimità del castello. Nelle sue immediate vicinanze, sulla strada che da Depressa conduce a Castiglione, incontriamo una struttura apparentemente bizzarra, una cupola, molto simile ad un antico tempio pagano.
Si trova difronte le vecchie scuole elementari, molto vicino al boschetto dei baroni Winspeare. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non ha nulla a che fare con riti e religioni. Infatti, la cupola è stata edificata dall’enologo francese Simone Murat, detto il duca. Quest’opera serviva come riposo dopo una lunga giornata di lavoro. Quest’uomo ha vissuto a Depressa fino al 1905, lavorava nello stabilimento vinicolo del barone poco distante.
La cupola è in stile neoclassico e interamente realizzata in pietra leccese. La costruzione ora è in stato di abbandono e degrado in mezzo ad un piccolo fazzoletto di terreno ricolmo di sterpaglie.
Proseguendo sulla stessa strada, qualche decina di metri più avanti incontriamo il calvario, edificato nel 1885. Il 15 Aprile 1973 è stato restaurato con cinque quadri in ceramica scultorea. Lo scultore è stato Luigi Villani ed in occasione della benedizione, sempre nel 1973, oltre al parroco di Depressa, don Luigi Erriquez, fu presente anche S.E. Mons. Nicola Riezzo, arcivescovo di Otranto.
Il calvario si trova in quello che è denominato “largo dei pozzi messapici“, un insieme di cavità sotterraneae molto probabilmente ancora funzionali e contenenti acqua. Queste cavità sono accedibili da un insieme di 15 piccole strutture, molto simili all’imboccatura di un pozzo, coperte da lastroni monolitici. Un accesso diretto alla cavità è data da una scala, la quale consente di scendere in un ampio antro putroppo chiuso da un cancello di ferro. Questi pozzi sono antichissimi, molto probabilmente di origine medioevale anche il se il nome assegnatoli suggerirebbe una dislocazione temporale precedente di alcuni secoli.
Invertiamo la direzione di marcia e dirigiamoci verso il paese. Continuando il nostro cammino per Tricase, in prossimità del cimitero nuovo, incontriamo quella che la leggenda popolare vuole essere la Grotta dei Municeddhri. Questa grotta si riteneva un tempo abitati da folletti dispettosi che non pochi problemi creavano alle popolazioni nostrane. In realtà questo antro è un antico frantoio ipogeo che si pensa possa essere stato costruito intorno al 1400 per nascondere l’olio dai Turchi anche se in realtà il Salento intero è ricchissimo di queste strutture, molte delle quali funzionanti fino all’inizio del secolo scorso. Le olive venivano versate dall’alto, da un foro praticato nella volta, direttamente sulla macina che ruotando pressava il frutto per produrre l’olio da raffinare. Fino a poco tempo fa al suo interno era ancora contenuta la macina, oggi scomparsa.
Marco Piccinni
BIBLIOGRAFIA:
-Francesco Accogli, Storia di Tricase – Congedo Editore (1995)
-Andrea, Antonio, Stefano Martella, Salvatore Rizzo, Salete l’antico nome di Depressa